Dieta a base di riso contro l’obesità - QdS

Dieta a base di riso contro l’obesità

Elio Sofia

Dieta a base di riso contro l’obesità

sabato 25 Maggio 2019

Studio giapponese rivela: un consumo regolare è associato alla diminuzione dell’obesità. Si tratta di un alimento ricco di fibre e povero di grassi, che favorisce il controllo dell’insulina

ROMA – Un prestigioso studio del Doshisha Women’s College of Liberal Arts di Kyoto, ha scoperto che un consumo regolare di certe quantità di riso potrebbe essere associato ad una diminuzione dell’obesità e prevenirne l’insorgere. Alla base dello studio effettuato e presentato al congresso annuale dell’European Congress on Obesity di Glasgow, c’è che questo alimento è al tempo stesso ricco di fibre e povero di grassi; ha un moderato indice glicemico, favorevole al mantenimento del controllo dell’insulina e induce facilmente ad un senso di sazietà.

Utilizzando parametri e alcuni elementi correttivi sul consumo di riso di 136 paesi è emerso che a coloro i quali hanno un consumo medio giornaliero di 150 grammi, corrisponde un livello di obesità di gran lunga inferiore rispetto a paesi nei quali il consumo medio giornaliero è basso, in media 14 grammi per persona.

Stilando una lista dei paesi quindi più virtuosi nel consumo di riso, abbiamo al primo posto il Bangladesh con 473 grammi al giorno pro capite, seguito dal Laos con 443 grammi, dalla Cambogia con i suoi 438, dal Vietnam con 398 e dall’Indonesia con 361 grammi di riso consumato al giorno.

Dando uno sguardo ai peggiori si scopre che questi sono la Francia, novantanovesima, con 15 gr. per die di consumo pro capite, la Gran Bretagna con 19 grammi, gli Stati Uniti con 19 grammi, la Spagna con 22 grammi e il Canada con 24 e l’Australia con 32 grammi. Il nesso di causa ed effetto non è scientificamente del tutto dimostrato, ma i dati evidenziati dall’associazione consumo di riso e scarso livello di obesità sono forti a tal punto che gli autori della ricerca sono giunti alla conclusione che piccoli aumenti di consumo di riso dell’ordine di 50 grammi a testa al giorno, porterebbero ad un abbassamento significativo dell’obesità pari all’1%; se una dieta a base di riso fosse applicata a livello mondiale, l’indice di obesità potrebbe passare dagli attuali 650 milioni di persone a 643,5 milioni.

L’equipe di studio giapponese ha quindi evidenziato come la cucina occidentale dovrebbe aumentare il consumo di riso pro capite giornaliero senza però al tempo stesso farne un uso eccessivamente ricco, il che porterebbe a risultati opposti, aumentando le possibilità di sindrome metabolica e di diabete di tipo 2, entrambi presenti nei casi di obesità.

Il riso è un alimento assai antico e la presenza nella dieta dell’uomo risale fino alle popolazioni preistoriche. Come origine, il riso è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle graminacee; la sua diffusione in Italia risale al Rinascimento quando Ludovico il Moro ne incentivò la coltivazione grazie anche all’opera di bonifica delle aree paludose della Lombardia. Proprio le regioni del nord Italia hanno da sempre rappresentato il miglior ecosistema per la produzione di riso nel nostro Paese divenendo parte integrante della tradizione culinaria settentrionale.

Le numerose varietà nostrane sono tutte appartenenti alla specie “japonica” il cui rivestimento proteico esterno cede amido rendendo queste tipologie di riso tra le migliori e le più adatte per la realizzazione di risotti. Le varietà di riso italiane vengono classificate in quattro categorie: comune, semifino, fino e superfino; differenziabili tra loro per la dimensione del chicco che passa dal più corto (Balilla) a quello più lungo (Arborio, Carnaroli, Roma e Baldo) passando per il cosiddetto “Vialone nano, il Ribe e il Padano”.

Le accentuate proprietà organolettiche fanno si che il riso il cui chicco si presenta più lungo sia considerato più pregiato rispetto ad altri.

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