Diga Disueri, tra scetticismo e speranza di svolta prosegue la riqualificazione voluta dalla Regione - QdS

Diga Disueri, tra scetticismo e speranza di svolta prosegue la riqualificazione voluta dalla Regione

Diga Disueri, tra scetticismo e speranza di svolta prosegue la riqualificazione voluta dalla Regione

Giuseppe Bonaccorsi  |
sabato 15 Febbraio 2025

Dovrebbero concludersi a breve gli interventi per ripristinare le condotte di collegamento con il vicino invaso Cimia. Conti, sindaco di Niscemi, al Quotidiano di Sicilia: “Abbiamo chiesto una soluzione tampone immediata”

Il settore dell’acqua è uno dei paradossi siciliani, così come lo sono i rifiuti. Ambiti fondamentali per la vita dei cittadini che diventano merce di scambio, e oggetto di coercizione, malaffare e raggiro. Nel settore degli invasi, di quelli mai ancora ultimati, come la diga Pietrarossa in costruzione da 50 anni, e di quelli mai collaudati, la diga “Disueri” che si trova in territorio gelese, insieme a quella “Trinità” in territorio di Castelvetrano, rappresentano gli esempi più stridenti del disinteresse e della sciatteria con cui nelle cabine di regia dello Stato e della Regione sono stati affrontati i problemi della siccità di una intera regione.

Mai fatte le opere necessarie per gli invasi

Il risultato è che quando piove in maniera consistente, cosa che si sta verificando negli ultimi mesi, da queste dighe l’acqua si perde in rivoli che finiscono in mare perché nel corso dei decenni nessuno ha provveduto a fare le opere necessarie per mettere in sicurezza gli invasi e permettere di accumulare il maggior numero di metri cubi per affrontare i periodi di siccità.

Nella diga Disueri l’acqua accumulata si perde

C’è una totale sottovalutazione del problema che sembra, quasi, profilare un presunto interesse a tenere sotto scacco col il rifornimento idrico intere popolazioni soprattutto dell’entroterra siciliano. La diga Disueri, lunga tre chilometri e larga uno, ha una storia contorta alle spalle. Nata negli anni Sessanta per soddisfare la sete delle campagne gelesi e di Niscemi, l’anno scorso è stata una delle infrastrutture maggiormente colpite dalla perdurante siccità. Ma adesso l’acqua accumulata si perde perché nessuno ha avviato quei lavori tanto annunciati in primis dal “Patto del il Sud” firmato, nella Valle dei Templi il 10 settembre del 2016, da Rosario Crocetta e Matteo Renzi, allora rispettivamente presidenye della Regione e premier. Un accordo da 5,7 miliardi di euro con al suo interno 139 milioni destinati per l’intera rivisitazione della diga gelese.

Dopo quel patto i fondi tanto sbandierati non sono mai arrivati, ma nell’aprile del 2024, vista la perdurante siccità e l’allarme degli agricoltori il commissario straordinario nazionale per la siccità, Nicola Dell’Acqua aveva parlato dei lavori di rifacimento della diga per 139 milioni, l’intervento più costoso previsto in Sicilia. In una relazione alla cabina del Mimit su 127 progetti prioritari quello della Disueri è una delle priorità per la sicurezza nel settore idrico nell’ambito di 27 progetti urgenti per tutta l’Isola, come quello per i 70 milioni necessari per il completamento dello schema irriguo di Gerbini nella piana di Catania. A tuttora però di questi fondi nemmeno l’ombra, per cui, visto l’ultimo scandalo, la Regione ha previsto uno stanziamento urgente di 150 mila euro per ripristinare le condotte di collegamento tra la Disueri e la Diga Cimia, distante solo qualche chilometro. L’assessore regionale all’Energia e dei servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro, viste le proteste ha dichiarato due giorni fa che “entro l’inizio della prossima settimana verranno completati gli interventi di riparazione, che sono già stati avviati, dell’adduttore Disueri-Cimia. Questo consentirà di riempire la condotta e avviarne l’esercizio che potrà avvenire prima della fine di questo mese”.

Diga Disueri, individuati tre punti di perdita

In particolare, sono stati individuati tre punti di perdita: due interrati e uno in superficie. I saggi e gli scavi sono iniziati da circa due settimane: uno, profondo 3 metri, su un terreno privato e un altro presso il torrino piezometrico della diga Cimia, profondo 6 metri. Su entrambe le perdite si agirà attraverso delle saldature dell’acquedotto. La terza riparazione, fuori terra, prevede la sostituzione di un soffietto di raccordo.Nonostante le rassicurazioni del componente della Giunta Schifani nel Gelese e nel Niscemese si continua a dubitare sulla soluzione definitiva del problema. Per il sindaco di Niscemi, Valentino Massimiliano Conti per la diga Disueri si è davanti “a un vero e proprio delitto”. “I lavori di consolidamento e messa in sicurezza della Disueri risalgono a oltre 30 anni fa – spiega il sindaco -. Ogni governo statale e regionale ha lanciato negli anni i propri proclami sui lavori finanziati, ma niente è accaduto. In ultimo anche i governi attualmente in carica hanno inserito gli interventi finanziari, ma finora stiamo ancora aspettando. Per il corposo finanziamento di 139 milioni sappiamo bene che seppure i lavori cominciassero subito i lavori ci vorranno anni per arrivare a una soluzione. Noi abbiamo quindi chiesto una soluzione tampone immediata, cioè il rifacimento della interconnessione con la diga Cimia per trasferire l’acqua in surplus della Disueri in un altro invaso”.

“Da quanto ci risulta l’assessore Di Mauro – ha proseguito il primo cittadino – ha risposto che i lavori sono partiti e anche a noi risulta questo, ma pure in passato erano più volte partiti i cantieri, ma l’acqua accumulata finisce ancora in mare. Questo è il vero e proprio delitto di cui parlo e io ho più volte dichiarato che questa terra morirà di burocrazia”. Sulle presunte responsabilità di uffici preposti o di singoli funzionari o commissari il sindaco Conti si mantiene cauto: “Le responsabilità sono il risultato di una compartecipazione alla colpa generale – dice il primo cittadino -le dighe sono infrastrutture di carattere nazionale, ma a gestirle è la Regione. Quindi le colpe sono di tutti e quindi di nessuno. E questo è un vero e proprio delitto per tutto il tessuto economico di intere province”.

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