L'intera cifra destinata al primo anno è stata suddivisa per il biennio successivo: si andranno a creare e gestire servizi di produzione e fruizione di risorse culturali.
Sette milioni e mezzo di euro per la digitalizzazione dei beni culturali siciliani, da spendere in tre anni, dal 2023 al 2025. Niente è stato speso lo scorso anno e l’intera cifra destinata alla prima annualità è stata redistribuita sui due anni a venire.
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Nello specifico, per il primo anno era prevista una spesa di quasi 3 milioni di euro, mentre per gli altri due di 2,3 milioni circa. Visto l’inutilizzo delle somme, è stato depennato, dal capitolo di bilancio 8231, l’accertamento in entrata 956/2023. Questo è stato reinserito e suddiviso su due voci: al 2024 andranno ad aggiungersi 1,6 milioni di euro; la differenza di 1,4 milioni di euro andranno all’esercizio finanziario 2025. Nella speranza che finalmente questi soldi vengano spesi così come previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nello specifico dalla Misura 1: “Patrimonio culturale per la prossima generazione”.
La digitalizzazione dei beni culturali per una migliore gestione
In particolare, il ministero della Cultura ha previsto l’investimento “Digital strategy and platforms for cultural heritage”, per l’attuazione della strategia nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale, con l’obiettivo di creare un ecosistema digitale della cultura, basato su un insieme coordinato e interdipendente di infrastrutture e piattaforme per la creazione e gestione di servizi di produzione, raccolta, conservazione, distribuzione e fruizione di risorse culturali.
Alla Regione Siciliana sono stati così attribuiti 7 milioni e mezzo di euro, da suddividere sui tre anni che vanno dal 2023 al 2025. L’intervento deve creare una nuova infrastruttura digitale nazionale per raccogliere, integrare e conservare le risorse digitali, rendendole disponibili per l’uso pubblico attraverso piattaforme dedicate. Gli interventi sul patrimonio “fisico” saranno accompagnate dalla digitalizzazione dei beni culturali, in modo da permettere e implementare la condivisione dell’enorme patrimonio di cui l’Italia dispone.
Una rivoluzione per il mondo della cultura
Perché avvenga una trasposizione digitale e affinché sia correttamente erogata ai cittadini, sono previsti corsi di aggiornamento, reskilling e upskilling per i dipendenti operanti, a più piani, nel settore pubblico della cultura.
Saranno in totale 30 mila gli operatori che potranno usufruire sulla piattaforma di e-learning di corsi specializzati. A conclusione delle attività, il risultato sarà una infrastruttura digitale nazionale per raccogliere e conservare le risorse digitali, rendendole disponibili per la fruizione pubblica attraverso piattaforme dedicate; nuovi contenuti culturali e servizi digitali da parte di imprese culturali, creative e start-up; personale culturale aggiornato con nuove competenze digitali e quindi, una cultura più fruibile e meno soggetta al deterioramento fisico.