Diminuiscono le scorte d'acqua negli invasi siciliani: gli ultimi dati rappresentano un problema... e non solo per l'agricoltura.
Diminuiscono le scorte d’acqua negli invasi siciliani. Rispetto a settembre, il Dipartimento regionale dell’autorità di bacino del distretto idrografico ha segnalato oltre 35 milioni di metri cubi di acqua in meno. Uno scarto distribuito su tutti gli invasi.
Rimane invece costante il volume totale rispetto allo stesso mese dello scorso anno, con una differenza che si limita a circa un milione di metri cubi d’acqua. A perdere, con i numeri più elevati, sono l’invaso Poma, Rosamarina, e Garcia.
Invasi siciliani, sempre meno acqua
In totale, nel mese in corso sono stati registrati circa 396 milioni di metri cubi d’acqua. Un problema per l’agricoltura, considerato che tale portata d’acqua è anche a uso potabile: le dighe Ancipa, Castello, Fanaco, Garcia, Leone, Piana degli Albanesi, Poma, Prizzi, Ragoleto, Rosamarina e Scanzano sono destinate anche a un uso potabile, elettrico e industriale, per cui buona parte della loro capacità non potrà essere utilizzata nelle campagne.
Continua la siccità e le piogge sono un miraggio
Il 2023 continua sulla falsariga del 2022, che, secondo il report sulla siccità, stilato dalla stessa Autorità del bacino del distretto idrografico della Sicilia, è stato caratterizzato dall’assenza di precipitazioni significative. Rispetto al trentennio precedente, a partire dal 1991, sono diversi i mesi in cui sono stati registrati valori nettamente peggiori, relativamente ai millimetri di pioggia caduti dal cielo, con conseguenze non indifferenti sull’agricoltura e sull’intero ecosistema isolano.
Anche le temperature raggiunte hanno mostrato andamenti anomali e preoccupanti, con temperature che hanno superato agevolmente i 40° centigradi, come a Cinisi, in provincia di Palermo a giugno, in agosto a Misilmeri, sempre nel Palermitano; il mese di ottobre attuale non è sicuramente da meno, con temperature frequentemente sopra i 30°, e un autunno che tarda ad arrivare.
Mai risolto il problema delle reti colabrodo
Un risultato dovuto a un cambiamento climatico ormai in atto, per il quale l’unica strada è la ricerca di soluzioni sostenibili e rivolte alla salvaguardia dell’ecosistema, prima che molti processi diventino irreversibili. Soprattutto perché ogni soluzione possibile non può che richiedere tempo e fatica, e sacrificio sociale ed economico, in vista di un risultato però necessario e ormai assolutamente urgente.
Senza dimenticare che, se l’acqua è poca, non aiuta per niente la condizione disastrosa in cui si trovano le reti idriche nelle campagne siciliane. Secondo le stime del report dell’Istat sulle infrastrutture idriche in Sicilia, a Siracusa si disperde il 67% dell’acqua immessa nella rete. Segue Messina con il 52%, Catania con il 51%, per finire a Palermo con una perdita stimata del 42%.
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