Aborto, Cgil: "In Sicilia non sempre garantito, obiettori all'81,6%" - QdS

Diritto all’aborto in Sicilia, 81,6% di obiettori e strutture carenti. Cgil: “Servizio inadeguato”

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Diritto all’aborto in Sicilia, 81,6% di obiettori e strutture carenti. Cgil: “Servizio inadeguato”

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mercoledì 29 Giugno 2022

Un diritto previsto dalla legge, ma non sempre garantito in Italia (soprattutto in Sicilia): i dati Cgil e il commento alla sentenza della Corte Suprema degli Usa sul tema aborto.

“Il diritto all’aborto nel nostro Paese è garantito da una legge dello Stato, tuttavia esercitarlo non è scontato o facile vista la gran quantità di medici obiettori“. Sono le parole della segretaria regionale di Cgil Sicilia, Gabriella Messina, e della responsabile del dipartimento Politiche sociali, Elvira Morana. Le due, riprendendo il dibattito scatenato dalla recente sentenza negli Stati Uniti sul diritto d’aborto, parlano di interruzione di gravidanza e medici obiettori in Sicilia.

Un diritto tutelato dalla legge

Le due esponenti sindacali hanno definito “gravissima” la decisione della Corte Suprema americana, che ha scelto di abolire la storica sentenza Roe v. Wade con cui nel 1973 aveva legalizzato l’aborto negli Stati Uniti.

Come spesso accade, l’evento negli Usa ha avuto delle ripercussioni a livello internazionale. Numerose associazioni – compresa Amnesty International – si sono espresse contro la sentenza, giudicando l’aborto un diritto delle donne. In Italia, dove l’argomento crea da sempre divisioni, si continua a discutere della situazione statunitense.

Da una parte, i contrari si schierano a favore della vita “dal concepimento alla sua naturale fine” (qui il riferimento è a un altro tema delicato in Italia, l’eutanasia); dall’altra, c’è chi – a prescindere dalla propria posizione a favore o contro l’aborto in sé – lascia la scelta esclusivamente alla donna in gravidanza e difende il diritto ad abortire legalmente e in luoghi sicuri.

In Italia il diritto all’aborto è garantito dalla Legge 194 del 1978 entro i primi 90 giorni di gravidanza. Le motivazioni possono essere legate a salute, rischi vari, problemi economici o personali di varia natura. Tuttavia, i ginecologi hanno diritto all’obiezione di coscienza (tranne che l’intervento non si riveli indispensabile per salvare la vita della gestante).

Ed è proprio quest’ultima parte della legge che fa molto discutere, oggi come 40 anni fa. Sembra, infatti, che in Italia gli obiettori siano molti – anche negli ospedali pubblici – e che spesso sia necessaria una vera e propria “odissea” prima di poter abortire. Una situazione simile a quella vissuta da molte donne negli Stati Uniti, soprattutto al Sud, la cui situazione potrebbe peggiorare con la nuova sentenza della Corte Suprema.

Aborto in Sicilia, la situazione

Quanto accaduto negli Stati Uniti ha riacceso il dibattito sull’aborto in tutta Italia, Sicilia compresa. Si teme – sottolinea Cgil Sicilia – che la sentenza Usa stia “dando fiato alle trombe di certa destra nostrana” e porti a un “nuovo Medioevo” sul fronte dei diritti delle donne.

Quanto alla situazione siciliana, Messina e Morana rilevano che il tasso di obiettori medici ginecologi è dell’81,6%, degli anestesisti del 73,1%, del personale non medico dell’86%.

In più, solo il 54% delle strutture sarebbe attrezzato per l’Ivg e le carenze determinano che c’è una struttura dove un medico non obiettore ha un carico da solo del 16,2.

“Sul servizio, come da tempo richiesto all’assessore e alla commissione legislativa Sanità, andrebbe effettuata una lettura mirata. I dati rivelano, infatti, un’inadeguatezza attuale del servizio e la necessità di rivedere l’organizzazione sul territorio a garanzia della salute delle donne e dei medici non obiettori, urgenza che riguarda anche i consultori”. Così concludono Gabriella Messina ed Elvira Morana, facendo luce su un “diritto non diritto” in Sicilia e sulla necessità di migliorare la situazione.

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