Sanità, giustizia e antimafia, valori repubblicani e consapevolezza della grande storia dell’Italia, più una riflessione sulle emergenze affrontate dalla Nazione e sul difficile contesto internazionale tra guerre e crisi ambientale. Sono alcuni degli elementi al centro del discorso di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mandato in onda a reti unificate – come di consueto – nell’ultimo giorno del 2025.
Particolarmente significativo il messaggio finale del capo dello Stato, che invita i giovani a “scegliere il futuro“: “Sentitevi responsabili come la generazione che, ottanta anni fa, costruì l’Italia moderna”, è il suo appello.
Sergio Mattarella, il discorso di fine anno del 2025 e l’appello alla pace
Come di consueto e come nel discorso dello scorso anno, il presidente della Repubblica ha aperto il suo messaggio con un appello alla pace. Quella pace che – tra Gaza distrutta e Ucraina in bilico, morti in mare e tensioni internazionali che coinvolgono sempre più Paesi – purtroppo manca anche nell’ultimo giorno del 2025.
“Si chiude un anno non facile – esordisce Mattarella -. Tutti ne abbiamo ben presenti le ragioni e, come sempre, speriamo di incontrare un tempo migliore. La nostra aspettativa è anzitutto rivolta alla pace. Di fronte alle case, alle abitazioni devastate dai bombardamenti nelle città ucraine, di fronte alla distruzione delle centrali di energia per lasciare bambini, anziani, donne, uomini al freddo del gelido inverno di quei territori, di fronte alla devastazione di Gaza, dove neonati al freddo muoiono assiderati, il desiderio di pace è sempre più alto e diviene sempre più incomprensibile e ripugnante il rifiuto di chi la nega perché si sente più forte”.
“La pace, in realtà, è un modo di pensare: quello di vivere insieme agli altri, rispettandoli, senza pretendere di imporre loro la propria volontà, i propri interessi, il proprio dominio. Il modo di pensare, la mentalità, iniziano dalla vita quotidiana. Riguardano – prosegue Mattarella – qualunque ambito: quello internazionale, quello interno ai singoli Stati, a ogni comunità, piccola o grande. Per ogni popolo inizia dalla sua dimensione nazionale”. Nel suo discorso di fine anno del 2025, il presidente Mattarella si unisce all’appello del nuovo papa Leone XIV e chiede ai cittadini di “respingere l’odio, la violenza, la contrapposizione e praticare il dialogo, la pace, la riconciliazione”.
“Dobbiamo rimuovere il senso fatalistico di impotenza che rischia di opprimere ciascuno”, aggiunge, invitando concretamente gli italiani all’azione per la pace.
Gli 80 anni della Repubblica italiana
Nel suo messaggio di fine anno del 2025 Sergio Mattarella ricorda gli eventi e gli anniversari più importanti del nuovo anno, dalle Olimpiadi di Milano-Cortina all’80esimo anniversario del referendum – il primo con voto esteso alle donne – che ha portato alla nascita della Repubblica nel 1946.
“Nell’anno che si presenta ricorderemo gli ottant’anni della Repubblica. Ottant’anni sono pochi se guardati con gli occhi della grande storia ma sono stati decenni di alto significato”, commenta il presidente. E ricorda il ruolo delle donne, dei difensori dei valori democratici, dalle istituzioni che hanno preservato la Repubblica ai grandi dell’antimafia (con Falcone e Borsellino ricordati come “simboli della legalità e della lunga lotta contro la mafia” e di coloro che “non si rassegnano alla prepotenza della criminalità”. Mattarella non dimentica neanche chi ogni giorno contribuisce al mantenimento della Repubblica nonostante le difficoltà, dalle forze armate ai professionisti della sanità.
“Questi ottanta anni sono come un grande mosaico, il cui significato compiuto riusciamo a cogliere soltanto allontanandoci dalle singole tessere che lo compongono. Non vanno ignorate, ovviamente, lacune e contraddizioni ma eravamo una società con un basso livello di istruzione, con alti tassi di emigrazione. Siamo diventati uno dei Paesi più forti nella manifattura e nell’esportazione, capace di esaltare il genio della creatività in tantissimi settori. Siamo apprezzati in tutto il mondo per i nostri stili di vita, per la bellezza dei nostri territori, per i tesori artistici che custodiamo. Per la cultura del cibo e del vino, che diventa patrimonio internazionale”, le parole di Mattarella alla nazione.
L’appello finale e lo sguardo al futuro
Nella fase finale di un discorso di fine anno che ha sfiorato i 15 minuti, il presidente Mattarella ha rivolto un appello ai giovani e diffuso un messaggio di speranza dopo un 2025 complesso e non privo di contraddizioni. “Nessun ostacolo è più forte della nostra democrazia. Desidero ricordarlo a tutti noi e rivolgermi, particolarmente, ai più giovani. Qualcuno – che vi giudica senza conoscervi davvero – vi descrive come diffidenti, distaccati, arrabbiati: non rassegnatevi. Siate esigenti, coraggiosi. Scegliete il vostro futuro. Sentitevi responsabili come la generazione che, ottanta anni fa, costruì l’Italia moderna”, le commoventi ed emozionanti parole conclusive del capo dello Stato per augurare un buon 2026 al popolo italiano.
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Foto e video dal sito ufficiale del Quirinale
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