Nei paesi più sviluppati, al 20% dei lavoratori più poveri spetta solo il 5% del reddito
ROMA – La definizione di misure efficaci e coordinate di contrasto alle disuguaglianze non è più rimandabile. è l’allarme lanciato da Oxfam alla vigilia del vertice di Biarritz dei capi di Stato e di Governo del G7, che si svolgerà da domani al 26 agosto.
Il contrasto alle disuguaglianze, ricorda Oxfam, figura tra gli ambiti prioritari di lavoro della Presidenza francese del G7, ma, alla vigilia del summit, il rischio che il tema rimanga confinato a mere dichiarazioni di intenti, non tradotte in azioni concrete, appare elevato.
D’altronde, anche nel 2017 il lavoro della Presidenza italiana ha portato alla stesura di un “compendio di buone politiche” di contrasto ai divari socio-economici, il Manifesto di Bari per la crescita inclusiva, senza però ispirare una vera e propria road map del G7, contro le disuguaglianze.
Per questo motivo, il richiamo di Oxfam, contenuto in un rapporto pubblicato ieri, fa leva sulle responsabilità che i Paesi del G7 stanno avendo nell’alimentare la crisi della disuguaglianza su scala nazionale e globale. “
Le elevate disparità economiche e sociali, cresciute significativamente negli ultimi trent’anni in molti Paesi del mondo, costituiscono tristemente uno dei tratti distintivi ed allarmanti del nostro tempo. – ha dichiarato Francesco Petrelli, senior advisor di Oxfam Italia – Si tratta di un fenomeno profondamente nocivo per le nostre società, che mina le prospettive di uno sviluppo duraturo e sostenibile, ostacola la mobilità intergenerazionale e indebolisce il grado di coesione sociale”.
Nel rapporto di Oxfam sono stati rilevati alcuni degli ambiti su cui i Paesi del G7 stanno alimentando la disuguaglianza invece di contrastarla. Tra questi ci sono: la riduzione del grado di progressività dei sistemi fiscali nazionali, un carico fiscale eccessivo sul lavoro e sui consumi, un’inefficace azione di contrasto agli abusi fiscali, l’agguerrita corsa al ribasso in materia di fiscalità d’impresa e investimenti insufficienti o inadeguati nei servizi pubblici.
Inoltre, viene sottolineato nel rapporto, che nel 2017, in media, nei Paesi del G7 la quota del reddito da lavoro complessivo detenuta dal 20% dei lavoratori con le retribuzioni più basse si è attestata al 5%, mentre quella del 20% dei lavoratori con le retribuzioni più alte era di circa il 45%. Un divario che sta continuando a crescere dal 2004 soprattutto in Gran Bretagna e Italia. La forte concentrazione della ricchezza netta al vertice della piramide distributiva vede in prima posizione gli Usa, dove la metà più povera della popolazione deteneva a giugno 2018 circa l’1% della ricchezza complessiva del Paese. In posizione intermedia si trova l’Italia: a giugno dell’anno scorso la metà più povera dei nostri connazionali possedeva circa l’8% della ricchezza complessiva del Paese, mentre il 10% più abbiente, circa il 56%.
“Ai Governi del G7 chiediamo – ha continuato Francesco Petrelli – di passare dalla retorica ai fatti, attribuendo la massima priorità d’azione alla riduzione dei divari socio-economici nelle politiche di governo. è tanto più urgente questo richiamo nell’attuale contesto politico italiano, in cui auspichiamo che il superamento della crisi politica possa dare vita ad un Governo realmente capace di dare risposte efficaci per il contrasto alla disuguaglianza che attanaglia anche il nostro Paese”.