Divario Nord-Sud voluto e confermato - QdS

Divario Nord-Sud voluto e confermato

Carlo Alberto Tregua

Divario Nord-Sud voluto e confermato

venerdì 17 Dicembre 2021

Ci si domanda se il nostro Paese sia stato sempre in queste condizioni, cioè con un Nord ricco e un Sud povero economicamente

Il divario fra il Settentrione e il Meridione non è casuale, ma deriva da una precisa volontà dei partiti degli ultimi decenni di mantenere un terzo dei cittadini italiani, cioè venti milioni, in condizioni svantaggiate, con una vasta povertà delle famiglie e dei singoli, in modo che diventasse permanente il bisogno di ogni cosa.

Il bisogno è un cattivo consigliere perché rende deboli le persone, le quali, per ottenere quello che gli serve – cioé i servizi pubblici necessari, nonché lavoro, occupazione, remunerazione e simili – devono chiedere, chiedere e chiedere, sperando di ottenere risposte da chi le dispensa.

Ma chi dispensa non lo fa né per carità né per solidarietà, bensì perché in cambio vuole qualcosa. Cosa? Il consenso, ovvero il voto. Il meccanismo è ovvio, solo i ciechi non lo vedono.
Però, chi è in stato di bisogno, cosa fa per togliersi da queste condizioni? Poco, veramente poco. Dovrebbe invece pensare ad acquisire conoscenze, competenze e saperi per entrare nel grande mercato del lavoro, non solo nazionale, ma anche internazionale.


Ci si domanda se il nostro Paese sia stato sempre in queste condizioni, cioè con un Nord ricco e un Sud povero economicamente. La risposta è no, un no grande, perché prima dell’Unità il Sud era ricco e il Nord era povero. Quindi, in questi centosessant’anni la classe dirigente conquistatrice dell’Italia ha spogliato il Sud ed arricchito il Nord.

Il dato è incontrovertibile se pensate che il Regno delle due Sicilie aveva nel porto di Napoli la più grande concentrazione dei traffici mercantili e tutti i trasporti più importanti del Mediterraneo erano affidati alla famiglia Florio, oppure che in Calabria vi erano fabbriche di metallurgia pesante e di costruzione di vagoni ferroviari, ed ancora che Napoli era una città invidiata in tutta Europa. Pensate anche ai forzieri del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia che erano pieni di soldi e i loro titoli aumentavano sempre di valore.

Il capovolgimento della situazione economico-sociale può essere addebitata alla classe dirigente settentrionale, ma non si possono disconoscere le gravissime colpe di quella meridionale che ha subito passivamente la spoliazione e l’inversione della situazione economica.

Gianfranco Jannuzzo, un amabile comico agrigentino, in un suo sketch mostrava l’Italia capovolta, per cui tutte le deficienze del Sud risultavano nel Nord rovesciato e il buon funzionamento del Sud collocato al Nord. La rappresentazione dell’Italia capovolta faceva ridere, ma, a ben pensarci, faceva riflettere su una situazione di fatto che dovrebbe essere rimaneggiata e ripensata.

Il precedente Governo aveva ben quattro ministri siciliani, ma non sembra che abbiano fatto qualcosa di significativo per la Sicilia. Il povero Giancarlo Cancelleri, nella sua qualità istituzionale, cerca di spingere le società nazionali a costruire in Sicilia reti ferroviarie ed autostrade e a mantenere in buone condizioni le strade statali, ma la sua enorme fatica ha scarso successo perché si continua a procedere a passo di lumaca.
Non è solo responsabilità del Governo questo stato di cose, ma anche della classe dirigente sudista.


Nella nostra Regione abbiamo un Consorzio che gestisce le due autostrade, Messina-Palermo e Messina-Gela, ma tutti possono rilevare lo stato pietoso in cui si trovano e la lentezza dei lavori per il completamento della seconda. I Liberi Consorzi e le Città Metropolitane non fanno la manutenzione nelle scuole di secondo grado e sulle strade provinciali.

La Regione ha a disposizione cinquanta miliardi di fondi diversi che non spende e centinaia di cantieri bloccati per cavilli procedurali. è noioso ripetere queste cose, ma continueremo a farlo finché non vi sarà una svolta concreta nei comportamenti dei responsabili istituzionali.

Il guaio peggiore è che questi soldi, disponibili, non si riescono a spendere per mancanza di tecnici e di competenti. Cosicché i Comuni pensano di risolvere il problema assumendone, seppure a tempo determinato. Non è questa la soluzione. I progetti relativi devono essere redatti dai tecnici, dai consulenti e dai professionisti, che ci sono. È inutile assumere chi non ha competenze poiché non può svolgere il lavoro per cui è chiamato.
Considerazioni elementari, non comprese perché tutto prosegua in un triste tran tran che fa peggiorare lo scenario.

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Un commento

  1. GIUSEPPE SALVIA ha detto:

    Assolutamente d’accordo. Quanto riassunto dal Direttore è riportato nelle opere di Giordano Bruno Guerri, autore e storico non certo meridionale (è toscano) nelle sue opere, “Antistoria degli italiani”, Sangue del Sud e Gli italiani sotto la chiesa. Purtroppo non riusciamo assolutamente ad avere voce in capitolo. Il perchè è riassunto ancora una volta dal Direttore cui va il mio assoluto consenso.

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