Divide et impera - QdS

Divide et impera

Pino Grimaldi

Divide et impera

sabato 01 Febbraio 2020

Al secolo, in politichese, “voto disgiunto”. A cose fatte, della diabolica lotta nelle due Regioni andate al voto domenica scorsa due elementi emergono inequivocabili per comprendere i risultati: modalità di voto (in Emilia Romagna a voto disgiunto ed in Calabria a voto unico), apporto del sedicente movimento ittico (Sardine). Che non ha influito in Calabria sulla percentuale dei votanti mantenutosi sul suo range del 43%, ma che lo ha fatto schizzare in Emilia dal 37,7 delle regionali del 2014 al 67,7% odierno: trenta punti in più. A quel punto “le jeux sont faits”.

Cappello a Bonaccini che, da comunista doc, ha condotto la campagna come individuo che aveva in fondo ben governato ed ha chiesto al suo popolo di votare per lui senza sottolineare l’appartenenza al Pd. Lo ha potuto fare grazie al voto disgiunto per cui ha lasciato liberi tutti di votare i loro partiti.
E cappello a chi (ma si, Prodi e famiglia sua) grazie alle tecnologie comunicative ha montato la panna dei delusi al grido di “muoia Sansone (Salvini)… ma non tutti i Filistei” facendo si che per la prima volta nella storia italica non si sia lottato contro una idea od un partito, ma contro un uomo suscitando odio verso questi: peccato da confessare per potersi comunicare.

In questa giostra durata ben due mesi è maturata la fine -prematura (?) dei pentastellati ridotti da Hotel, appunto, a 5 stelle a Bed & Breakfast di profonda provincia mentre – è la democrazia !- in Parlamento continuano ad avere la maggioranza relativa anche se il capo politico si è tolto la cravatta per evitare di rimanerne strozzato ed i passeggeri selezionati dalla piattaforma Rousseau lento pede, ad uno ad uno, sgattaiolano fuori per respirare un po’ d’aria senza pagare più il bollo da loro (scimuniti?) sottoscritto al momento della accettazione della candidatura.

La partita si è chiusa a vantaggio della destra che ha conquistato la Calabria mentre in Emilia tutto è rimasto come prima; per cui delle venti regioni 13 sono di destra, 6 di sinistra e la Valle d’Aosta senza chiaro colore politico. Ha ragioni la “bestia” nel dire che ad oggi la maggioranza degli italiani sta a dritta e non è folle pensare che in quelle che andranno al voto tra primavera ed estate qualche altra vi si possa aggiungere. La sinistra fa bene a valutare il proprio stato che non è tra i migliori soprattutto perchè ove si andasse a votare per le politiche oggi il risultato potrebbe sovvertire quello attuale.

Nessuno può chiedere oggi elezioni nazionali. La legislatura, la XVIII, ha il suo termine nel Marzo 2023 tranne che imploda la maggioranza di governo e non se ne trovi un’altra. Ma c’è il tempo per stabilire che tutte le Regioni siano uguali senza alcune a statuto speciale, avere una legge elettorale unica valida dall’elezione del sindaco fino al presidente della repubblica, evitando il “pulcinellismo” attuale indegno di un paese con grande cultura.
“Iungere et imperare”.
E l’italico erede del pitecantropo eretto andrà a votare felice e contento. Già tanto.

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