Rapporto 2019 del Centro nazionale trapiani: interventi +2,4% ma crescono le opposizioni. Rene, fegato, cuore e polmoni sono gli organi donati più di frequente
ROMA – I numeri delle donazioni e dei trapianti di organi in Italia crescono anche nel 2019, ma sono di nuovo in aumento i ‘no’ al prelievo. Sono queste le due facce del report annuale del Centro nazionale trapianti (Cnt) presentato al ministero della Salute: da un lato una rete trapiantologica in costante miglioramento (il 2019 è stato il secondo miglior anno di sempre per volumi di attività e le liste d’attesa continuano a ridursi), dall’altro una disponibilità dei cittadini alla donazione che rimane inferiore a quanto sarebbe necessario.
Ancora una volta, infatti, quasi un terzo delle persone che si sono trovate davanti alla richiesta di una donazione ha risposto di no, e lo stesso vale per i cittadini che hanno espresso la loro volontà in materia al rinnovo della carta di identità. Nonostante tutto, nel 2019 i trapianti sono aumentati: ne sono stati effettuati 3.813 (+2,4%), con una crescita più moderata per quelli da donatore deceduto (+1,2%) e una più consistente di quelli da donatore vivente: sono stati 364, ancora molto pochi rispetto agli altri Paesi europei, ma con un +14,5% in confronto al 2018. Il numero maggiore di trapianti complessivi ha riguardato il rene (2.137, +0,6%) seguito dal fegato (1.302, +4,5%), mentre l’aumento maggiore in termini percentuali ha riguardato il polmone (+6,3%, 153 trapianti in totale) e il cuore (+5,2%, 245 interventi). Stabili i trapianti di pancreas (42 contro i 41 dell’anno scorso), mentre a tre anni di distanza dall’ultimo è stato effettuato un nuovo trapianto di intestino.
Altro dato significativo è il discreto aumento dei donatori potenziali, ovvero quelli segnalati nelle rianimazioni come possibili candidati al prelievo degli organi. Nel 2019 sono stati 2.766 contri i 2.665 del 2018, il 3,8% in più: si tratta di un indicatore importante dell’efficienza del sistema. L’aumento delle segnalazioni ha permesso di assorbire il contraccolpo negativo del tasso di opposizione al prelievo, passato dal 29,8% dell’anno scorso al 31,2% (con punte però del 50% al Sud).
Complessivamente sono stati 863 i no alla donazione rilevati nelle rianimazioni, in gran parte espressi dai familiari del paziente deceduto. Considerato che nel 2019 ogni singola donazione effettiva ha generato 2,5 trapianti, l’aumento delle opposizioni dell’1,4% in 12 mesi è ‘costato’, in proiezione, il mancato trapianto di ben 122 persone. Se non ci fosse stata nessuna opposizione al prelievo, nel solo 2019 sarebbero stati realizzati circa 2.200 trapianti in più.