Dopo 34 anni, torna allo Spasimo di Palermo l'altare del Gagini - QdS

Dopo 34 anni, torna allo Spasimo di Palermo l’altare del Gagini

redazione

Dopo 34 anni, torna allo Spasimo di Palermo l’altare del Gagini

venerdì 10 Luglio 2020

Dai ieri pomeriggio, nell'ambito del festival "Restart", è possibile visitare la cappella che ospita la tribuna marmorea con la riproduzione su tavola dell'opera dell'urbinate

PALERMO – Ci sono voluti ben 34 anni, la tenacia della storica dell’arte Maria Antonietta Spadaro, Vittorio Sgarbi e le celebrazioni del cinquecentesimo anniversario di Raffaello per vedere finalmente rimontato allo Spasimo l’altare ideato da Antonello Gagini a cornice dello “Spasimo di Maria Vergine”, commissionato a Raffaello dal giureconsulto Girolamo Basilicò per l’omonima cappella nel complesso degli Olivetani di Palermo.

Da ieri pomeriggio, infatti, è possibile visitare la cappella che ospita la tribuna marmorea completa della riproduzione su tavola (ri materializzazione in 3 D curata da Factum Art) dell’opera dell’urbinate nell’ambito del festival RestART degli Amici dei musei siciliani. Si tratta di un intervento che recupera a pieno la valenza iconica del manufatto restituendoci un’immagine perduta nel 1661, quando il quadro fu donato a Filippo IV a Madrid, dove ancora oggi si trova al Museo del Prado.

Si tratta di una vicenda controversa perché il re in cambio promise una pensione annua al Priore e ai monaci che non fu mai pagata. Storia tormentata quella dello Spasimo. Abbandonato nel 1573 dagli Olivetani per la costruzione del bastione di difesa, divenne magazzino del Senato, teatro (vi fu rappresentata fra l’altro L’Aminta di Torquato Tasso), lazzaretto e poi ospizio per vecchi soli e fu definitivamente abbandonato nei primi anni ’80 del ‘900. Quando i monaci furono costretti ad andarsene, portarono con loro l’altare e il quadro, rimontandoli nella Chiesa del Monastero extra moenia di Santo Spirito, quella dei Vespri oggi nel Cimitero di Sant’Orsola. Dopo diverse vicende l’altare venne collocato nella Chiesa del Collegio Massimo dei Gesuiti, poi trasformata nell’androne della Biblioteca centrale della Regione Siciliana. L’opera di Raffaello non c’era più, al suo posto il Marabitti aveva realizzato l’Apoteosi di San Luigi, che si trova a Casa Professa. Poi l’altare venne dimenticato per essere ritrovato in tanti pezzi da Spadaro nel 1986 a Villa San Cataldo, proprietà dei Gesuiti a Bagheria.

Da allora la storica dell’arte ne ha seguito le vicende senza mai arrendersi, fino a ieripomeriggio, quando un complesso e attento lavoro di anastilosi curato dall’architetto Paolo Porretto del Comune di Palermo ci hanno restituito l’elegante immagine originaria dell’altare, nell’attesa che completo dello Spasimo di Sicilia venga collocato nella Cappella Basilicò dello Spasimo in procinto di essere restaurata. E speriamo che non passino altri 30 anni.

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