Ponte sullo Stretto come Ponte Morandi - QdS

Ponte sullo Stretto come Ponte Morandi

Carlo Alberto Tregua

Ponte sullo Stretto come Ponte Morandi

giovedì 25 Giugno 2020

È stato comunicato che entro l’estate, salvo imprevisti, verrà inaugurato e riaperto al traffico il Ponte Morandi di Genova, che unisce i due lembi dell’autostrada.
Un manufatto costruito in tempo di record, in rapporto ai tempi di costruzione delle opere, che ha avuto come leader il sindaco di Genova, Marco Bucci, nominato commissario straordinario.
Il cosiddetto Decreto Genova ha riunito una serie di importanti innovazioni che hanno ridotto all’osso il procedimento, eliminando tutti i controlli e riducendo fortemente i tempi di qualunque autorizzazione o provvedimento amministrativo. Solo per questa forte semplificazione, e in conseguenza di un’attenta gestione del sindaco-commissario, in meno di due anni, Genova avrà ripristinato una viabilità fondamentale per i suoi cittadini e per la sua economia.

Al grido di tutti i presidenti di Regione, “Adottiamo il metodo Genova” è insorta l’intera burocrazia del Paese, che ha iniziato a elencare puntigliosamente tutte le ragioni contrarie, ovviamente di natura burocratica e non sostanziale.
Si capisce il grido di dolore della Pubblica amministrazione nazionale e locale che si spiega con la perdita di quel potere, per essa essenziale, che è dire sì o no secondo propri intendimenti e convenienze, con la risultante che dirigenti di prima, seconda o terza fascia, o anche funzionari o semplici dipendenti, a ogni passaggio di un provvedimento amministrativo si ritengono tanti Ghino di Tacco.
Proprio questo potere insulso, inopportuno e incivile va tolto alla burocrazia, dando a essa in cambio un modello di funzionamento snello ed efficiente che abbia al suo vertice il ribaltamento della frase idiota: “Chi non fa non sbaglia”, che diventerebbe “Chi non fa è punito”.
Da quanto precede, nasce l’esigenza di porre sul tavolo del Governo e delle Regioni la necessità di costruire, finalmente, il Ponte sullo Stretto che è stato da alcuni denominato Ponte del Mediterraneo: un’opera da 6/7 miliardi di cui a carico dello Stato poco più di 3, utilizzando Fondi europei e risorse del General contractor che recupererà con i pedaggi nei successivi quarant’anni.
Questo è il momento giusto per mettere mani al Ponte del Mediterraneo, perché ci sono le risorse e c’è anche la consapevolezza che occorre dare a tutto il Sud uno sprint che non ha mai avuto e che solo un’imponente opera pubblica come quella citata può dare.
Ovviamente, per poter realizzare il Ponte sullo Stretto nei sei anni previsti è indispensabile quella semplificazione che prima abbiamo descritto, perché se fossero messi tutti i paletti delle attuali procedure il Ponte non vedrebbe mai la luce se non dopo parecchi decenni, mentre con un ufficio di commissario straordinario, che potrebbe essere costituito dai presidenti delle Regioni Sicilia e Calabria, con pieni poteri anti-burocratici, il tempo citato per la realizzazione potrebbe essere mantenuto.
In aggiunta a quanto precede, è indispensabile aprire i cantieri per costruire la Lav (Linea ad alta velocità) Salerno-Reggio Calabria, Messina-Catania-Palermo, nonché aggiornare le attuali linee ferroviarie da Siracusa, Agrigento ed Enna per l’aeroporto di Catania.

La questione delle infrastrutture è fondamentale per riprendere a camminare, altro che correre come auspica il presidente Conte. Basterebbe camminare in modo agevole; basterebbe che la costruzione e la manutenzione delle opere pubbliche si facessero in tempi europei e non africani.
Ma per imprimere questo ritmo, occorre togliere ai burocrati qualunque potere di veto e occorre che i ministri e i loro sottoposti controllino quasi giornalmente il buon funzionamento di tutta la macchina pubblica, chiedendo conto e ragione dei ritardi che non dovrebbero più verificarsi.
Questo scenario è trasparente: chi non vuole vederlo non è cieco, ma corrotto, per cui così non c’è futuro, quel futuro in cui le successive generazioni si troveranno onerate degli enormi debiti che l’Italia sta facendo in questi mesi.
Perciò a loro bisogna dare più chances, facendo trovare un Paese che funziona con adeguate infrastrutture, anche al Sud, di livello europeo, e un’economia competitiva basata su un sistema imprenditoriale che regga bene la concorrenza.

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