Due lauree in due anni - QdS

Due lauree in due anni

Carlo Alberto Tregua

Due lauree in due anni

sabato 11 Febbraio 2023

Quanto serve è olio di gomito

La legge n. 33 del 2022 ha apportato una novità nei corsi di laurea del nostro Paese. Una novità che indica un’inversione di tendenza, secondo la quale i giovani poco volenterosi e distratti da mille questioni possono dimorare per un numero infinito di anni nelle università.

Esisteva il divieto per gli allievi con maggiore capacità di iscriversi contemporaneamente a due corsi di laurea. Cosicché, nel passato, avveniva che chi voleva conseguire due lauree, per esempio in giurisprudenza e scienze politiche, in chimica ed in fisica, in lettere antiche e moderne e così via, doveva stare dieci anni per raggiungere il suo scopo, vale a dire cinque più cinque.

L’articolo 1 della citata legge, invece, scrive che: “Ciascuno studente può iscriversi contemporaneamente a due diversi corsi di laurea, di laurea magistrale o di master, anche presso più università, scuole e istituti superiori ad ordinamento speciale”.
E così i pelandroni sono serviti e quelli che vogliono correre hanno avuto finalmente il giusto riconoscimento.

Altra questione riguardante i corsi di laurea concerne la durata.
Di solito essa è di tre anni per la cosiddetta laurea breve, da completarsi con altri due anni per la laurea magistrale. I tempi previsti, però, non sono tassativi perché la legge 127/97 e il DM 150/99 introducono il concetto innovativo di “durata normale triennale dei corsi di laurea di primo livello”, stabilendo che “per conseguire la laurea lo studente deve avere acquisito 180 crediti formativi universitari”.

Ora, si dà il caso che vi era un giovane che studiava molto e intendeva laurearsi in soli due anni, ovviamente conseguendo tutti i crediti contemplati dal piano di studi. Ma l’università presso la quale era iscritto, gli aveva negato questa meritevole anticipazione. Cosicché lo stesso studente ha fatto ricorso al Tar di Lecce, che gli ha dato ragione. L’Università di Lecce non si è arresa e ha fatto ricorso al Consiglio di Stato, che ha confermato la decisione del Tar.
Tutto quanto precede non dovrebbe essere un fatto eccezionale, ma potrebbe diventare normale se esteso a tanti giovani che avessero voglia di bruciare i tempi.

La possibilità di dimorare più anni del previsto nei corsi universitari è tutta italiana. Infatti all’estero non vi è la possibilità di andare al di là dei tempi stabiliti nei corsi di laurea.
Anche il tipo di esami che vengono sostenuti nel nostro Paese è ben diverso da quello degli altri paesi. Per esempio, in Svizzera, la maggior parte delle prove è scritta e solo qualcuna ha forma orale. In quel Paese ogni anno accademico è diviso in due semestri; alla fine del primo anno vi è uno sbarramento che consente di passare al secondo solo se il punteggio del semestre oscilla tra quattro e sei. In più l’anno può essere ripetuto solo una volta.

Perché oggi trattiamo questo argomento? Perché la competenza è diventata il vero tesoro del domani, quell’oro immateriale che consente di crescere, di trovare il lavoro che aggrada, avendo le migliori carte per giocarsi la partita con l’interlocutore-impresa o ente pubblico.
Ecco perché non dovrebbe essere consentito ai giovani di prendere i corsi universitari sottogamba, mentre anche in Italia dovrebbero essere stabiliti percorsi perentori in quantità di tempo e di qualità di risultati, per evitare ritardi o sbandamenti di qualsiasi natura.

In Italia c’è fame di laureati, ma non di giovani che prendono un pezzo di carta tanto per appenderlo al muro, bensì di chi apprende veramente come affrontare i problemi e come risolverli. Oggi le multinazionali, quando fanno le selezioni, mettono in seconda fila “il pezzo di carta” e in ultima fila quando esso è rilasciato da università italiane che si ritengono immeritevoli o di secondo piano.
L’apprendimento dei giovani dovrebbe essere più di metodo che di merito. A che serve conoscere per filo e per segno, per esempio, la letteratura antica o moderna se essa non si collega con la storia, con la filosofia, con la matematica e con altre materie?
L’oro del futuro, lo ripetiamo, sono le competenze e queste si acquisiscono anche all’università, a condizione che essa sia fortemente collegata col mondo del lavoro.

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