Ecografie preparto, in Sicilia ricorso esagerato - QdS

Ecografie preparto, in Sicilia ricorso esagerato

Serena Giovanna Grasso

Ecografie preparto, in Sicilia ricorso esagerato

venerdì 20 Settembre 2019

Ministero della Salute: al contrario, appare molto più ridotto l’uso dell’amniocentesi (solo il 3,7% delle future mamme). Il 42% delle donne in gravidanza ne ha effettuate almeno sette (34,4% in Italia), il 44,9% tra quattro e sei

PALERMO – In Sicilia le donne in gravidanza hanno fatto ricorso in maggior misura alle ecografie preparto. Secondo i dati contenuti all’interno del report “Certificato di assistenza al parto (Cedap)”, diffuso dal ministero della Salute lo scorso 13 settembre, il 42% delle donne nella nostra regione ha effettuato un numero di ecografie durante la gravidanza pari o superiore a sette (incidenza ben superiore alla media nazionale del 34,4%). In generale, in tutte le regioni meridionali è possibile osservare una percentuale superiore a quella media nazionale, con punte pari al 67,9% in Basilicata e 61,7% in Sardegna.

Nella nostra regione, un’incidenza superiore alla media nazionale caratterizza anche il ricorso all’ecografia per un numero compreso tra le quattro e le sei volte durante i nove mesi della gravidanza. Infatti, rientrano in questa fascia il 44,9% delle donne in gravidanza (contro una media nazionale del 40,2%). Anche in questo caso, i valori più elevati si rilevano nelle regioni meridionali, con l’aggiunta della Provincia autonoma di Bolzano (56,3%), Provincia autonoma di Treno (51,4%) e Friuli Venezia Giulia (54,4%). Di conseguenza, una percentuale più ridotta di future mamme ha fatto ricorso all’ecografia per un numero di volte compreso tra uno e tre (13,1% in Sicilia, contro il 25,4% in Italia).

Al contrario, nell’Isola appare molto più contenuto il ricorso agli esami prenatali di amniocentesi, fetoscopia-funicolocentesi e dei villi coriali. In particolare, solo il 3,7% delle donne siciliane ha effettuato l’esame di amniocentesi (contro una media nazionale del 7,1%): solo nella provincia autonoma di Bolzano (1,3%) e nella provincia autonoma di Trento (1,7%) è possibile osservare valori più contenuti rispetto a questo siciliano. Mentre in Umbria (19,7%), Lazio (12,7%) e Liguria (12,7%) è possibile osservare i valori più sostenuti a livello nazionale.

Nell’Isola così come in tutta Italia, il ricorso all’esame di amniocentesi aumenta esponenzialmente all’aumentare dell’età: infatti, le donne con meno di 25 anni hanno effettuato l’esame nello 0,72% dei casi, tra i 38 e i 40 anni si arriva al 12,72%, fino a toccare il 15,19% del totale nei casi in cui la donna abbia un’età superiore ai quarant’anni.

L’incidenza di esami prenatali si riduce ancor di più quando prendiamo in considerazione i villi coriali: infatti, in questo caso, nell’Isola vi ha fatto ricorso solo lo 0,7% delle donne (contro il 3,5% a livello nazionale). Ancor più ridotto è stato il ricorso alla fetoscopia-funicolocentesi (0,4%, contro un altrettanto ridotto 0,7% osservato a livello nazionale).

Nel 2017 il numero di parti complessivamente totalizzato in Sicilia è stato pari a 41.342 (di cui 646 plurimi, pari all’1,6% del totale), corrispondente all’8,9% dei 466.707 parti rilevati a livello nazionale. Il 41% dei parti in Sicilia è avvenuto per modalità cesareo, oltre sette punti percentuali in più rispetto alla media italiana (33,7%), corrispondente al quarto valore più elevato a livello nazionale: infatti, seguiamo solo al Molise (43,2%), Puglia (43,4%) e Campania (56,4%). Inoltre, dopo aver subito un primo parto cesareo, la possibilità di essere sottoposte ad un secondo è nettamente superiore: infatti, solo il 3,9% delle donne sottopostesi ad un primo cesareo, la seconda volta ha avuto un parto di tipo naturale.

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