Aperta un'inchiesta per sequestro di persona. Il bambino, unico sopravvissuto alla tragedia, è stato sottratto alla zia paterna Aya che ne è anche tutrice legale
Il piccolo Eitan, il bambino israeliano di 6 anni unico sopravvissuto della sua famiglia alla tragedia del Mottarone a maggio, sarebbe stato “rapito” dal nonno materno e portato in Israele.
Il bimbo, da mesi conteso tra la famiglia materna e la zia paterna che vive a Pavia ed ha la sua tutela dopo la morte dei genitori, “oggi non è stato riportato all’orario stabilito dopo un incontro con i famigliari della mamma”, spiegano i legali della sorella del papà, Aya Biran Nirko.
“Siamo sconvolti e increduli che siano arrivati a tanto“, ha detto l’avvocato Armando Sibari che, con Cristina Pagni e Massimo Saba, assiste la signora Biran, mentre il capo della comunità ebraica di Milano, Milo Hasbani, “conferma” che il piccolo “è arrivato in Israele”.
Eitan – secondo la ricostruzione della tv israeliana Kan – avrebbe lasciato la casa a Pavia con il nonno questa mattina.
La zia, non vedendolo rientrare, ha ripetutamente tentato di contattare l’uomo fin quando non ha ricevuto un suo messaggio nel quale si informava – è la ricostruzione dell’emittente – che “Eitan è tornato a casa” in Israele.
La stessa fonte ha poi aggiunto
che Aya Biran-Nirko ha anche successivamente ricevuto un messaggio
dall’avvocato di Shmulik Peleg, il nonno materno, nel quale si confermava che
Eitan era arrivato in Israele. Il viaggio dall’Italia, sempre secondo
l’emittente, è stato reso possibile dal fatto che il nonno “continuava ad
avere il passaporto israeliano del bambino, in contrasto con quanto disposto da
un giudice italiano”.
La donna ha quindi presentato una denuncia alla polizia italiana affermando che “il bambino è stato rapito dal nonno”, racconta la tv israeliana.
Una vicenda dai contorni tutti da chiarire anche in Israele dove il ministero degli Esteri ha fatto sapere che “sta verificando la fondatezza delle informazioni”. Da mesi il piccolo è al centro di una contesa tra la zia materna che vive nello Stato ebraico e quella paterna, a Pavia.
Già lo scorso agosto la zia materna Gali Peri in una intervista aveva rivendicato l’affidamento del bimbo sostenendo che Eitan si trovata in Italia “in una famiglia che non lo conosceva, che in precedenza non era stata a lui vicina in alcun modo” e subito dopo aveva aggiunto che il “piccolo era in ostaggio” e sarebbe dovuto tornare in Israele.
Gali ed il marito Ron Peri avevano anche annunciato di aver dato istruzione al loro legale, Ronen Dlayahu, di richiedere l’adozione del bambino, affinché crescesse in Israele “così come avrebbe voluto sua madre”.
“La nomina della dottoressa Biran Nirko a tutrice di Eitan – avevano sottolineato all’epoca i legali della zia paterna in Italia – è stata disposta e confermata dai giudici tutelari competenti”.
Dopo la tragedia della funivia del Mottarone, Eitan – che ha perso la mamma, il papà ed il fratellino – è stato affidato in prima istanza alla zia paterna Aya dal tribunale dei minori di Torino.
Una volta dimesso dall’ospedale è stato accolto nella sua casa a Travacò, in provincia di Pavia. Ed è stato disposto che la famiglia materna potesse vedere il bambino due volte alla settimana, per due ore e mezzo ciascuna. Fino ad oggi, quando al termine di una di quelle visite programmate, non è stato riportato a casa.