Più crasi che crisi - QdS

Più crasi che crisi

Più crasi che crisi

Giovanni Pizzo  |
lunedì 28 Aprile 2025

Le elezioni provinciali siciliane, dopo 12 anni di commissariamento, sanciscono una grave crisi politica del centrodestra.

Se la politica fosse una cosa seria il centrodestra siciliano dovrebbe essere considerato irrimediabilmente in crisi, dopo le elezioni provinciali seguite a 12 anni di commissariamento.

Praticamente il centrodestra ha perso ovunque tranne a Ragusa, dove viene eletta a Presidente la sindaca di Comiso Maria Rita Schembari. E per fortuna non si è votato per il presidente nelle città metropolitane, sennò apriti cielo. Si dovrebbe convocare la coalizione che governa la Regione, i segretari regionali dei partiti che sono andati in ordine sparso, qualcuno si dovrebbe dimettere, o almeno fare finta di farlo, qualcun altro dovrebbe sospendersi o uscire addirittura dal partito, visto che viene accusato di tradimento.

La scena più eclatante ad Enna dove le schede di Forza Italia avevano il candidato dell’altra coalizione a Presidente, ma li si sa che tutti i consiglieri comunali della provincia sono di rito mirelliano, ossia figli e nipoti di Vladimiro Crisafulli.

Il dato politicamente più evidente è stato quello di Agrigento, in cui il centrodestra era spaccato a metà, con faida guelfa anche tra i moderati, da un lato Lombardo dall’altro Cuffaro, con vittoria del primo. E poi c’è la maggioranza bulgara, oltre l’80%, di Francesco Italia a Siracusa che ha eletto Presidente il suo capo di gabinetto, Michelangelo Giansiracusa, o forse meglio Gransiracusa, nonché ottimo Sindaco di Ferla, uno dei comuni più virtuosi ambientalmente nell’isola. A Trapani vincono i civici a sinistra, aiutati da frange forziste marsalesi, con il sindaco Quinci di Mazara contro il candidato di centrodestra Lentini sindaco di Castelvetrano.

Il partito che ha avuto più spaccature interne è stato Forza Italia che è andato in ordine sparso praticamente ovunque. Il solito Raffaele ha colpito di zampa su Agrigento dove il campo largo non ha presentato opportunisticamente liste, e anche su Siracusa sostenendo il candidato moderato e di fatto frantumando la coalizione di centrodestra, che non è riuscita ad esprimere un candidato. La sua strategia metterà tensione nella coalizione, ma la crisi a livello regionale, dove ci sono, al contrario delle dissestate province, soldi e potere non ci sarà. Qualche scontento, qualche mugugno, qualche protesta sui tavoli nazionali, qualche comunicato come quello di Marco Falcone, da tempo in dissenso con i vertici regionali, ma nulla di più. Tacere e sopire, sopire e tacere, in cui Schifani è maestro, e si arriva al generale agosto, magari dopo un’altra finanziaria di mance e prebende per i deputati regionali, il cui scopo,  prioritario alla politica, è la sopravvivenza nel seggio elettorale.

Ma le province che faranno? Apriranno subito cantieri di strade e scuole? Sicuramente apriranno due mesi di cantiere per nominare gli assessori, in cui i rais del voto misureranno i loro muscoli allenati in queste elezioni. Per le scuole c’è tempo, benedetta ignoranza, infatti, dice il proverbio.

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