Più che di progetti concreti per la città si parla di candidature, in una complessa partita a scacchi strettamente connessa anche alle Regionali di fine anno e alle Politiche previste nel 2023
MESSINA – Il lavoro per definire candidati e liste in vista delle prossime elezioni amministrative continua e disegna un panorama politico confuso, con confini tra gruppi e coalizioni frastagliati, in cui a dominare sembrano essere ancora le manovre per il potere, da conservare o acquisire.
Anche a Messina la tornata elettorale del 12 giugno segue dinamiche che vanno al di là degli interessi locali e rientrano in strategie più ampie che guardano alle Regionali d’autunno alle Nazionali del prossimo anno.
Per settimane si è discusso sui candidati da opporre a Federico Basile, sostenuto dall’ex sindaco Cateno De Luca, partito mesi fa con la sua strategia per restare a Palazzo Zanca attraverso il proprio delfino e i suoi ex assessori, mentre parallelamente prosegue la sua corsa per la Presidenza della Regione.
Il centrosinistra punta su Franco De Domenico
Il centrosinistra, non senza scossoni interni, alla fine ha trovato l’unità su Franco De Domenico, segretario cittadino del Pd; il centrodestra, dopo distinguo e spaccature, punta su Maurizio Croce. A correre per la poltrona di sindaco c’è anche Luigi Sturniolo con la lista civica “Messina in Comune”, sostenuto dal Partito della rifondazione comunista, da Potere al popolo e Partito comunista italiano. Sturniolo, ex Accorintiano, ha ufficializzato la sua candidatura facendosi affiancare durante la conferenza stampa dalla parlamentare Simona Suriano, ex M5s e adesso nel gruppo parlamentare Manifesta.
Altre liste civiche sono al lavoro per proporre aspiranti sindaci in questo mese che separa dalla presentazione ufficiale, ma la partita si giocherà probabilmente tutta tra Basile, De Domenico e Croce, con obiettivo vittoria al primo turno puntando magari sul voto disgiunto.
Complicato compilare le liste per il Consiglio
Se non è stato semplice per le coalizioni trovare il candidato su cui puntare, ancora più complicato sembra sia compilare le liste per il Consiglio comunale. Sembra ci siano infatti difficoltà nel trovare aspiranti consiglieri, soprattutto che siano in grado di fare superare alle liste lo sbarramento del 5%. I più refrattari a misurarsi sul consenso popolare pare siano i parlamentari dei gruppi più rappresentativi, propensi a chiedere un posto di assessore, vedendo piuttosto incerta una loro rielezione a Palermo o a Roma.
In vantaggio anche sulle liste pare sia sempre Federico Basile: ne avrebbe predisposte già cinque, con il lavoro capillare di De Luca per reclutare amici e simpatizzanti anche tra ex baraccati e chi in baracca ci vive ancora. A Messina, si sa, le elezioni si vincono con il voto delle periferie e per questo i tour di tutti i candidati iniziano proprio dai villaggi, da Sud a Nord. Ma sono parti della città che si sentono sempre più trascurate e lontane dalle attenzioni di Palazzo Zanca e il referendum del 12 giugno per la costituzione del nuovo comune di Montemare è il segno che le politiche per il decentramento a Messina sono state un fallimento e qualcosa di concreto per un cambio di rotta gli aspiranti sindaci dovranno proporre.
Più che di programmi si parla di candidati
In questo momento però più che di programmi si parla di candidati, anche nelle Municipalità, dove ogni componente politica cerca di sponsorizzare un suo rappresentante alla Presidenza. Nel centrosinistra si lavora perché sul programma si trovi una sintesi che non faccia emergere troppo le differenze – che pure ci sono – tra le varie componenti, per esempio tra “Cambiamo Messina dal basso” e “MessinAccomuna”, che volevano ricandidare Accorinti, e Pd e M5s.
La situazione più complicata, però, la sta vivendo probabilmente il centrodestra, in cui si sono consumate fratture e divisioni e tutto sembra procedere a rilento con la componente genovesiana che sembra giocare la parte maggiore. Maurizio Croce è il candidato della coalizione, finalmente anche FdI ha sciolto le riserve, ma sul suo nome la Lega si è spaccata. Il partito di Salvini aveva proposto Nino Germanà e il deputato si era lanciato in dichiarazioni che facevano presupporre una sua candidatura, anche solitaria, ma il colpo di scena “con serenata” ha spiazzato tutti, anche i vertici regionali della Lega. Germanà ha infatti deciso di aderire al progetto di Cateno De Luca, malgrado soltanto qualche giorno prima i due si fossero scambiati reciproci insulti. La base leghista, tra cui il consigliere comunale Dino Bramanti, ha comunque ribadito, a prescindere dalle scelte che saranno fatte alle regionali, l’adesione al progetto del centrodestra e il sostegno a Croce.