Elezioni a Palermo, in campo anche Roberto Lagalla - QdS

Elezioni a Palermo, in campo anche Roberto Lagalla

Gaspare Ingargiola

Elezioni a Palermo, in campo anche Roberto Lagalla

mercoledì 16 Marzo 2022

L’assessore regionale ha annunciato la propria candidatura (e le contestuali dimissioni dal Governo Musumeci). Al centro e a destra i candidati fioccano, tra Pd e M5s c’è ancora incertezza

PALERMO – Soltanto sabato Forza Italia lo scaricava dopo averlo corteggiato a lungo, preferendogli Francesco Cascio. Ma Roberto Lagalla non ha intenzione di farsi da parte e ieri ha ufficializzato la propria candidatura a sindaco di Palermo. Correrà in solitaria, senza simboli di partito e senza essersi ancora “confrontato con nessuno dei partiti politici, ma solo con la mia coscienza, la mia storia, la mia famiglia, i miei più stretti collaboratori e i miei allievi accademici”.

“Ho deciso – ha annunciato in conferenza stampa – di mettere a disposizione della città la mia candidatura a sindaco. Ringrazio Berlusconi per questa attenzione che reputo rilevante e significativa pur non militando in quel partito”. L’assessore regionale all’Istruzione lascerà il suo incarico “il 31 marzo, perché devono essere formalizzate le richieste del nuovo bilancio della Regione. Ritengo di avere la responsabilità di chiudere le pratiche più importanti sulla mia scrivania”.

“Quello che voglio fare – ha aggiunto – è mettere a disposizione l’esperienza accumulata in questi anni per servire la città. Lo faccio senza simboli di partito e recuperando una funzione civica”. Certo, “non si fa il sindaco di Palermo con il solo civismo. Il civismo contribuisce e aggiunge. Ma la politica si fa con i numeri e questi hanno una dimensione elettorale”.

Ma a quali elettori si rivolgerà? “Io mi rivolgo a tutto lo schieramento politico, ma è chiaro ed evidente che ritengo più consonante alla mia esperienza partire dall’ambito del centrodestra ma non escludendo alcuna forza politica che in questi ultimi mesi di consiliatura comunale si è dissociata dalla gestione del Comune di Palermo”.

Sembra chiaro il riferimento a Italia Viva. Il problema è che al centro come a destra i candidati fioccano e il panorama politico è sempre più frammentato. Sempre ieri Carolina Varchi ha ufficializzato la propria candidatura con Fratelli d’Italia: “Vogliamo mantenere unito il centrodestra – ha detto – ma non accetteremo né veti né imposizioni. Per trovare una soluzione unitaria ci vuole la collaborazione di tutti. Vogliamo voltare pagina dopo un decennio di orlandismo”.

Varchi si è unita a Francesco Scoma per la Lega e Cascio per Forza Italia, senza dimenticare Totò Lentini per gli autonomisti dell’Mpa. Anche al centro il palcoscenico è piuttosto affollato: oltre a Lagalla sono scesi in campo Davide Faraone per Italia Viva e Fabrizio Ferrandelli per Azione e +Europa. E la tensione cresce anche nel centrosinistra, dove invece è tutto ancora fermo all’ipotesi Franco Miceli che ha spaccato il M5s.

Lo scontro tra le due ali del movimento è diventato palese dopo il battibecco social tra il deputato regionale Giampiero Trizzino e il deputato nazionale Adriano Varrica. Fin dall’inizio della campagna elettorale Trizzino ha scompaginato le carte, prima proponendo la propria autocandidatura e poi guidando la fronda contraria alla scelta di Miceli: “Io ho un’idea della città – ha attaccato con un lungo post su Facebook – e non coincide esattamente con quella di coloro che l’hanno governata. Ho qualche difficoltà nel condividere percorsi politici con chi non ha saputo gestire le emergenze, come la raccolta dei rifiuti e la gestione dei servizi cimiteriali; o con chi non ha saputo amministrare neppure le questioni ordinarie, penso alla manutenzione delle strade, alla mobilità, alla valorizzazione degli spazi pubblici. Sono convinto, insomma, che a Palermo o si volta pagina oppure i palermitani verranno inghiottiti dall’assuefazione. Se non si rinnova la classe dirigente, i palermitani finiranno per accettare in silenzio la decadenza della loro città”.

“Lungo il cammino – ha sottolineato – mio malgrado ho scoperto che qualcuno dentro il M5s non la pensava esattamente come me. Che per quanto io avessi chiesto di affrontare apertamente e con la massima trasparenza qualsiasi decisione o qualsiasi dubbio, qualcuno ha preferito chiudersi in una stanza. Insomma, per farla breve, qualcuno ha proposto prima e sostenuto dopo un nome che non solo non è del M5S, ma che è l’espressione delle forze politiche che hanno governato la città fino ad oggi”.

Parole cui Varrica ha replicato con un commento molto duro al post del compagno di partito: “Questi tuoi continui attacchi pubblici ai tuoi compagni di viaggio (me incluso) feriscono e, per dovere di verità, mi trovo costretto a rispondere. Oggi parli di ‘discontinuità’ eppure a novembre scorso sei stato l’organizzatore del tavolo col Pd (di cui fa parte Leoluca Orlando) e fino a qualche settimana fa rivendicavi di avere la chat di coordinamento del tavolo di coalizione con Giusto Catania (assessore in carica) e Rosario Filoramo (segretario provinciale del Pd) e di aver fatto incontri riservati con loro due (nessuno degli altri esponenti M5s presente)”.

“Purtroppo – ha scritto ancora Varrica – potrebbe apparire che fino a quando eri tu il soggetto nella ‘stanza chiusa’ con coloro che hanno governato la città, andasse tutto bene… Dal punto di vista del nostro attuale Statuto sappiamo che non sei candidabile come sindaco, essendo in conclusione del tuo secondo mandato e in tempi brevi, in questa fase storica, ritengo difficile una modifica statutaria”.

“Molti pensano che questi tuoi attacchi – ha concluso – siano solo un modo per ‘accattivarti’ potenziali elettori per le regionali sia nel caso di deroga nel M5s per il tuo terzo mandato (che però hai sempre negato di voler fare) sia nel caso di tua candidatura con altre forze politiche come quella di Fava. Mi auguro che li smentirai coi fatti”.

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