In Sicilia sono 1.617 le aziende zootecniche che hanno presentato domanda e risultano provvisoriamente ricevibili per accedere ai fondi destinati al contrasto della brucellosi.
Il dato, contenuto nella tabella allegata al decreto del dirigente generale dello scorso 11 dicembre, fotografa con chiarezza l’ampiezza del problema e la necessità di un intervento economico rapido a sostegno del settore. Le richieste arrivano da tutte le province dell’isola, con picchi particolarmente rilevanti a Palermo, Enna e Messina, territori dove la presenza di focolai negli ultimi anni ha messo in seria difficoltà centinaia di allevatori.
I fondi stanziati
Il provvedimento regionale, finanziato con 3 milioni di euro, nasce espressamente per aiutare le aziende colpite dalla brucellosi a superare i danni provocati dai focolai e a ripartire dopo mesi di incertezze.
La legge regionale 31/2025 ha infatti messo nero su bianco la necessità di sostenere gli allevatori sia nelle fasi di emergenza, quando è necessario eliminare gli animali infetti per fermare la diffusione della malattia, sia nella successiva fase di ripopolamento. La brucellosi non è solo un problema sanitario: per chi vive di allevamento rappresenta un colpo durissimo, perché ogni animale malato significa perdita di produzione, rischio di chiusura dell’azienda e costi elevati per rimettere in piedi la stalla.
I dati per provincia
Dalla lettura dei dati emerge che alcune province registrano un numero di richieste molto più alto rispetto ad altre. Palermo, per esempio, da sola supera le quattrocento domande ricevibili, segno di una diffusione della brucellosi particolarmente intensa negli ultimi anni. Enna segue con altre centinaia di richieste, mentre Messina si conferma una delle aree più colpite sul fronte dei piccoli allevamenti di ovini e caprini. Province come Agrigento, Ragusa, Caltanissetta e Catania presentano numeri più contenuti ma comunque significativi, mentre Trapani si distingue per un numero ridotto di richieste, una situazione che lascia immaginare una migliore gestione dei focolai o una minore circolazione della malattia.
A cosa sono destinati i soldi
I 3 milioni messi a disposizione dalla Regione serviranno soprattutto a coprire i costi delle macellazioni sanitarie degli animali risultati positivi ai controlli. È questa la misura più immediata, quella che consente di eliminare rapidamente i capi infetti riducendo il rischio di nuovi contagi. Una volta bonificata la stalla, le aziende potranno utilizzare i contributi anche per acquistare nuovi animali, una fase indispensabile per tornare alla normalità. Ma non basta: parte delle risorse sarà destinata anche a rafforzare le misure di biosicurezza, come le recinzioni, la sanificazione e il controllo degli accessi, tutte attività fondamentali per impedire che la malattia rientri dopo poche settimane.
L’obiettivo
Il decreto pubblicato a dicembre rappresenta quindi un passaggio cruciale, perché mette ordine alle richieste e apre la porta alla fase successiva della procedura. Gli allevatori che non si ritrovano nell’elenco provvisorio potranno chiedere il riesame, dopodiché la Regione pubblicherà la graduatoria definitiva e procederà con l’assegnazione reale dei fondi. Per molti di loro queste risorse non sono un semplice contributo economico, ma la possibilità concreta di salvare anni di lavoro, di evitare la chiusura e di recuperare fiducia in un settore che, soprattutto nelle aree interne, continua a rappresentare una delle colonne portanti dell’economia agricola siciliana.
L’obiettivo finale è duplice: aiutare le aziende a rialzarsi e, allo stesso tempo, consolidare il percorso verso una Sicilia finalmente libera dalla brucellosi. Una sfida complessa, che richiederà tempo e ulteriori investimenti, ma che con questo intervento compie un passo avanti decisivo.
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