Inverno 2024. Manca poco alla fine dell’anno e numerose coste della Sicilia sono state interessate da violente mareggiate. Oltre al fenomeno dell’erosione delle spiagge, che sta mettendo a rischio molti lungomari delle nostre rinomate località, uno dei fenomeni negativi riguarda l’inquinamento. Una delle prime immagini che di solito ci si presenta agli occhi dopo una violenta mareggiata è la incredibile quantità di plastica e micro particelle di celluloide che costeggia ogni litorale. Bottiglie a tappeto, oggetti di vario genere, infradito cotte dall’acqua e dal sole. Ma soprattutto una miriade di micro pezzettini alcuni ormai della misura della sabbia stessa.
Alcuni giorni fa su una spiaggia delle Eolie gli abitanti dopo una violenta mareggiata hanno trovato sulla battigia una enorme quantità di micro frammenti di polistirolo, pericolossimi per la salute dei pesci e anche per la nostra che ci cibiamo del pescato. Abbiamo chiesto al presidente regionale di Legambiente, Tommaso Castronovo qual è la situazione delle coste siciliane e cosa è possibile fare. “La salute del nostro mare – ha spiegato -, anche oggi in cui la sensibilità ambientale è superiore rispetto al passato, è molto grave. Soprattutto al termine di una mareggiata appare evidente quanta plastica e microplastica c’è nei nostri mari. Ogni anno Legambiente a livello nazionale effettua una indagine che si chiama “Beach litter”, con ci monitoriamo in primavera numerose porzioni di spiagge per capire qual è la quantità di micro plexiglass, rifiuti in genere e inquinanti come idrocarburi che galleggiano sui nostri mari”.
Castronovo: “Cattiva depurazione sulle nostre coste”
“La gran parte di questa tipologia di rifiuto spiaggiato deriva dalla cattiva depurazione. Soprattutto in Sicilia abbiamo scarsità di depuratori. E anche quelli che ci sono non funzionano a dovere – afferma Castronovo -. Quindi gran parte dei rifiuti del mare provengono dalla cattiva depurazione che viene effettuata sulle nostre coste, ma anche dalle correnti che trasportano polistirolo, platiche e quant’altro da altri paesi extra Ue, come quelli della costa mediterranea africana che si affacciano sul nostro Paese”.
“Mancano i controlli”
Un tema delicato per l’inquinamento dei mari riguarda proprio il polistirolo. La quantità abbandonata in mare talvolta è enorme. “Ci sono restrizioni, ma soltanto alcuni stati americani li hanno interamente vietati. Comunque mancano i controlli. Chi verifica in mare i pescherecci? Inoltre anche se in Europa si rispettasse pianamente la normativa dovremmo fare i conti con le marinerie e le pescherie di paesi del nord Africa come Tunisia, Libia, Egitto – prosegue Castronovo nell’intervista al QdS -. Anche da quelle coste possono arrivare sino in Italia residui di cassette di pesce o altri rifiuti di plastica”.
Emergenza bottiglie di plastica in mare
Castronovo si sofferma anche sul gravissimo problema dell’enorme quantità di bottiglie di plastica che galleggiano nei nostri mari: “Esiste una direttiva che prevede che le bottiglie di plastica devono presentare un alto contenuto di riciclo. Inoltre è stato bandito il monouso di alcuni oggetti come posate, piatti, cannucce…. Il problema delle bottiglie di plastica è dovuto in Sicilia principalmente alla difficoltà delle nostre città a servire la cittadinanza con una rete di acqua idropotabile efficiente anche in termini di qualità delle acqua che riduca l’acquisto di acqua imbottigliata. Proprio la carenza di un servizio idropotabile efficiente spinge molti cittadini a rifornirsi di acqua in bottiglia di plastica. Poi queste bottiglie finiscono nel territorio e una parte di queste finisce in mare. Su questo fronte dobbiamo ancora fare molta strada e puntare a un cambiamento dei comportamenti del cittadino”.
Inquinamento dei mari della Sicilia, tanta strada da fare
Sul fronte del recupero della salute dei nostri mari il presidente di Legambiente sostiene che ancora c’è tanta strada da fare per migliorare la situazione. “Che la salute dei nostri mari sia migliorata mi sembra una parola grossa – sbotta -, ma che la situazione continui a peggiorare mi verrebbe da dire che non è vero. Insomma siamo in un periodo di transizione. Oggi guardiamo con maggiore attenzione e occhio ambientale una situazione che ancora deve fare molta strada. Abbiamo maggiori attività di monitoraggio, controlli, ci sono anche maggiori sanzioni per i reati ambientali, ma ancora oggi il nostro mare è molto malato e al momento non si vedono segnali di inversione. Inoltre i miglioramenti hanno bisogno di molti decenni per manifestarsi e bisogna continuare ad insistere sulla sensibilizzazione della popolazione. Certo ci vuole anche una volontà politica per intervenire su alcuni insediamenti industriali altamente inquinanti”.
A parte la plastica l’inquinamento dei mari siciliani contempla infatti anche idrocarburi, metalli pesanti sversati dai grandi insediamenti. Una delle zone di mare maggiormente inquinata dell’isola è quella tra Augusta, Priolo e Melilli. “In quell’area abbiamo il nodo del depuratore oggetto di uno scontro tra la magistratura e il governo. Noi abbiamo chiesto di partecipare ai tavoli tecnici istituiti per dire come la pensiamo. Il nostro intento è chiedere una riconversione che sia capace di dare a tutta la comunità e ai lavoratori la speranza di un futuro diverso, libero dalle fonti fossili”, conclude il rappresentante di Legambiente.
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