Le perplessità dei dirigenti scolastici
D’altra parte, che il mondo della scuola sia attraversato da un generale malcontento, lo dimostra anche l’ANP (Associazione Nazionale Presidi). L’ente rappresentante dei dirigenti scolastici, in questi mesi, ha più volte denunciato le criticità legate a sicurezza sanitaria e didattica in presenza e, pur dicendosi contrario ai recenti scioperi studenteschi, ha stigmatizzato la decisione del Ministero dell’Istruzione circa i due scritti. Il presidente nazionale Giannelli, in un comunicato stampa, ha infatti evidenziato che: “Gli studenti che affronteranno le prove di giugno sono quelli che maggiormente hanno sofferto l’emergenza: due anni e mezzo del loro percorso scolastico sono stati pesantemente inficiati dalla pandemia e di ciò non si può non tenere conto.
In tale direzione può leggersi anche il fatto che sia le prove Invalsi che lo svolgimento del PCTO non rappresentino, contrariamente alla norma, un requisito di accesso. I rilievi dell’ANP, inoltre riguardano anche l’aspetto didattico: “Circa la seconda prova, basata su una sola disciplina tra quelle di indirizzo e predisposta dalle singole commissioni d’esame ‘per consentire una maggiore aderenza a quanto effettivamente svolto dalla classe e tenendo conto del percorso svolto dagli studenti in questi anni caratterizzati dalla pandemia’, come afferma il Ministero, riteniamo che si sia registrato un passo indietro rispetto alla spinta innovativa fornita dalla prova su due discipline. Di fatto, si perde quella interdisciplinarietà che rappresentava a nostro avviso un salto di qualità nella rilevazione delle competenze degli studenti, intesa anche quale prova di riflessione e di interiorizzazione degli apprendimenti”.

