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La Sicilia “regina” degli emigrati all’estero: oltre 800mila persone hanno lasciato l’Isola

La Sicilia “regina” degli emigrati all’estero: oltre 800mila persone hanno lasciato l’Isola
Emigrati all’estero, cittadini italiani espatriati – Imagoeconomica

I dati del rapporto Migrantes certificano una ripresa degli espatri e la Sicilia ha il numero più alto di iscritti al registro AIRE.

Spopolata è dir poco. La Sicilia continua a mantenere il primato per numero di cittadini iscritti AIRE e quindi emigrati all’estero: al 2023 sono più di 800mila le persone che hanno lasciato l’Isola e hanno scelto di vivere fuori dall’Italia. Per motivi personali, di lavoro, di prospettive di vita, poco importa: in tanti, giovani ma non solo, scelgono di abbandonare quello che dovrebbe essere “il Bel Paese” e di portare sogni, competenze e risorse altrove.

Lo conferma il Rapporto italiani nel mondo 2024 della fondazione Migrantes, che certifica che nel 2023 – da gennaio a dicembre – si sono iscritti all’AIRE 89.462 italiani. E di questi iscritti, quasi la metà proviene dal Sud Italia.

Sicilia prima per iscritti all’AIRE ed emigrati all’estero nel 2023

Nel 2023 quasi 90mila italiani si sono iscritti all’AIRE per la sola motivazione “espatrio“. La Sicilia si conferma la regione con la comunità di iscritti AIRE più numerosa (826mila persone); seguono a distanza Lombardia (641mila) e Veneto (563mila). Un dato non passa decisamente inosservato: degli emigrati all’estero iscritti all’AIRE, il 45,8% è di origine meridionale: si parla di oltre 2,8 milioni di persone del Mezzogiorno, di cui quasi un milione dalle Isole. Numeri decisamente tristi, che riaccendono la sempreverde riflessione sul progressivo spopolamento della Sicilia e del Sud Italia, complici povertà, crisi, disoccupazione, inflazione, problemi sociali, burocrazia lenta e spesso mal gestita e scarso senso civico.

Chi sono gli italiani iscritti all’AIRE

Il rapporto “Italiani nel mondo” 2024 della Fondazione Migrantes certifica l’espatrio di oltre 89mila italiani solo nel 2023. Un fallimento sotto molti punti di vista e il segno di un nuovo cambiamento demografico, che si concretizza nella ripresa della “fuga di massa” di cervelli e risorse all’estero dopo il parziale stop del periodo pandemico. L’organismo della Cei, nel corso della presentazione del report, specifica: “I trasferimenti ufficiali all’estero, dopo la parentesi dell’emergenza sanitaria, sono ripresi. Non si è ancora arrivati ai livelli del pre-pandemia, con oltre 130mila partenze per espatrio in un anno, ma da gennaio a dicembre del 2023 rispetto allo stesso arco di tempo dell’anno prima, si registra una variazione positiva del 9,1% che, in valore assoluto, è pari a 7.500 partenze”.

Chi sono gli emigrati all’estero dalla Sicilia e dal resto d’Italia nel 2023? Il rapporto della fondazione Migrantes spiega che si tratta di giovani (il 45,5% ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni, a cui si aggiunge un 23,3% di età compresa tra i 35 e i 49 anni), spesso di origine meridionale (45,8%, anche se la tendenza allo spostamento sta diventando evidente anche al nord), con titolo di studio medio-alto (circa il 69% possiede almeno il diploma, secondo i dati del 2022).

Siciliani e italiani emigrati all’estero, dove vanno

La maggior parte degli italiani emigrati all’estero e iscritti all’AIRE vive in Europa (il 54,2%, oltre 3,3 milioni di persone). Tra i Paesi prediletti come destinazione, negli anni 2022 – 2023 trionfano Regno Unito e Germania. Seguono Svizzera, Francia, Spagna e – tra le destinazioni al di fuori del continente europeo – Brasile e Stati Uniti d’America.

La fuga dei cervelli e il pericolo spopolamento

Parlando di emigrati all’estero, è inevitabile l’uso dell’espressione “fuga di cervelli“. Sì, perché la Sicilia e l’Italia intera continuano a perdere laureati: la perdita complessiva di giovani laureati di età compresa tra i 25 e i 34 anni ammonta a 43mila unità per il Nord, 14mila unità per il Centro e 30mila unità al Sud. C’è un altro dato da osservare: il numero reale di “cervelli in fuga” è più contenuto al Centro-Nord, in quanto lì si recano – in cerca di lavoro e condizioni migliori – tantissimi giovani e meno giovani del Mezzogiorno. È in questa parte del Paese che i tanti problemi del Paese – dall’economia sommersa alla disoccupazione e dall’inflazione alla lentezza burocratica – manifestano il loro lato più “nero” e dove la permanenza dei lavoratori qualificati è sempre più difficile e meno frequente.

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