Milano, 21 set. (askanews) – Le Cantine a gestione familiare risultano tra le mete più richieste dai turisti internazionali in Italia. Lo indicano le anticipazioni del Rapporto sul turismo enogastronomico italiano curate da Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico (Aite). Il modello è legato all’autenticità e alla prossimità con la proprietà, in un settore composto da circa 240mila aziende agricole con vigneto e 30mila aziende vinificatrici, di cui 1.883 a dimensione industriale secondo Ismea nel report “L’Italia del vino 2025”.
Nelle esperienze effettuate negli ultimi tre anni, le visite in Cantina hanno coinvolto il 22% dei turisti provenienti dagli Usa, il 17% dei tedeschi e il 18% dei britannici. Per i viaggi futuri, l’interesse verso i luoghi di produzione è segnalato dal 78% degli statunitensi, dal 74% dei britannici e dal 61% dei tedeschi. Le cantine si confermano in testa alle preferenze, davanti a frantoi e aziende olivicole, con i caseifici in terza posizione. Per i prossimi viaggi i luoghi del vino sono obiettivo del 42% degli americani, del 36% dei britannici e del 30% dei tedeschi.
L’attrattività delle Cantine di proprietà e gestione familiare è marcata: interessano il 68% dei turisti Usa, il 57% dei britannici e il 49% dei tedeschi. La GenZ statunitense esprime il picco all’82%, seguita dai coetanei britannici al 67% e dai tedeschi al 33%. In Germania l’interesse cresce con l’età fino al massimo nella GenX, tra 45 e 54 anni, mentre nel Regno Unito il valore più alto è tra i Millennials, con il 78% nella fascia 25-34 anni.
“Entrare in una Cantina familiare è una delle esperienze enogastronomiche più gradite dai turisti internazionali” afferma Garibaldi, sottolineando che “superano per gradimento le visite ai brand più conosciuti e sono precedute soltanto dalle dimore storiche italiane. Questo valore aggiunto – prosegue deve essere accompagnato da investimenti in comunicazione digitale, promozione multicanale e uso dell’intelligenza artificiale per accrescere visibilità e presenza nei pacchetti dei tour operator e nelle ricerche dei viaggiatori. Si tratta di un modello vincente – conclude – da guidare con il supporto di consulenti specializzati indipendenti o già collaboratori di Dmo o consorzi”.
Il riferimento operativo è il “Libro bianco sulle professioni del turismo enogastronomico”, frutto del lavoro congiunto di Aite, Unioncamere, Associazione nazionale città dell’olio, Associazione nazionale città del vino, Cna turismo e commercio, Coldiretti, Confartigianato turismo, Consulta nazionale distretti del cibo, Federazione nazionale delle strade del vino, dell’olio e dei sapori e Unione italiana vini. Il testo indica il consulente di turismo enogastronomico come figura in grado di supportare le imprese familiari nella strutturazione dell’esperienza e nella gestione del processo turistico, dal Crm al revenue management fino alla vendita multicanale, operando anche a chiamata.

