Erika Stefani “Nuova sensibilità della politica verso la disabilità” - QdS

Erika Stefani “Nuova sensibilità della politica verso la disabilità”

Valerio Barghini

Erika Stefani “Nuova sensibilità della politica verso la disabilità”

giovedì 21 Ottobre 2021

Erika Stefani, ospite del QdS per il 2.932° forum con i Numeri Uno. “Il nostro Ministero funge da raccordo tra attori pubblici e privati”

Un nuovo modo di “vivere” e “intendere” la Disabilità.
Come? Lo ha spiegato al Quotidiano di Sicilia Erika Stefani, Ministro per le Disabilità del Governo Draghi.

“Disabilità – ha detto nel corso del Forum – significa individuare un’autorità politica di congiunzione con le altre amministrazioni. In sintesi, è una tematica trasversale e interdisciplinare. Sarebbe più appropriato parlare di ‘mondo delle disabilità’: un universo in cui l’attore non è solo il pubblico, nelle sue varie declinazioni (Regione, per quanto attiene la Sanità e Comune, relativamente all’aspetto socio-assistenziale) ma anche il privato, grazie alla presenza del terzo settore, in Italia molto forte e che svolge un ruolo fondamentale. E questo è importante: il mondo delle disabilità ha bisogno di eccellenze, non è una strada sulla quale avventurarsi e vada come vada”.

Ministro Stefani, il suo è un dicastero di recente costituzione.
“Sì. La sua nascita ufficiale risale al 2018 su espressa richiesta di Matteo Salvini, Segretario della Lega. Non a caso sia io che i due colleghi che mi hanno preceduta, Lorenzo Fontana e Alessandra Locatelli, siamo espressione di quella compagine politica. Tre anni di vita di un Ministero, interrotti solo da una breve parentesi (settembre 2019-febbraio 2021) durante la quale le competenze sono state assorbite da un apposito Ufficio in capo alla Presidenza del Consiglio. Con la nomina a premier di Mario Draghi, però, una figura ad hoc è stata ripristinata. Prima del 2018 i compiti riconducibili alla mia delega rientravano nell’ambito del dicastero per le Politiche della Famiglia. Forte, però, era la necessità di una carica specifica, che avesse un ruolo centrale di coordinamento. Perché di fatto, “disabilità” è solo una parola. Attorno alla quale, però, gravita tutto un mondo che si interconnette con materie di competenza di altri colleghi: con la Pubblica Istruzione, ad esempio, e penso agli insegnanti di sostegno; con il Lavoro, quando parliamo di assunzioni obbligatorie o lavoratori fragili. “Disabilità” significa individuare un’autorità politica di congiunzione con le altre amministrazioni. In sintesi, è una tematica trasversale e interdisciplinare. Sarebbe più appropriato parlare di “mondo delle disabilità”: un universo in cui l’attore non è solo il pubblico, nelle sue varie declinazioni (Regione, per quanto attiene la Sanità e Comune, relativamente all’aspetto socio-assistenziale) ma anche il privato, grazie alla presenza del terzo settore, in Italia molto forte e che svolge un ruolo fondamentale. E questo è importante: il mondo delle disabilità ha bisogno di eccellenze, non è una strada sulla quale avventurarsi e vada come vada. Chi vuole diventare operatore socio-sanitario nel campo delle disabilità, ad esempio, deve prendersi cura delle persone e non può permettersi di sbagliare. Per questo è più che mai necessario che sia fortemente professionalizzato. Il Ministero per le Disabilità svolge una funzione di raccordo fra tutti questi soggetti pubblici e privati”.

Quanti persone con disabilità si stima ci siano in Italia?
“Ecco un’altra ragione per cui un dicastero ad hoc è fondamentale: secondo dati Istat, parliamo di circa tre milioni e mezzo di persone con disabilità che, “tradotto” in nuclei familiari, diventano oltre dieci milioni di concittadini che hanno un problema che va seriamente attenzionato e preso in esame. E in questi otto mesi di incarico ho potuto constatare che il fatto che ci sia un punto di riferimento centrale con cui interloquire, fa – e di molto – la differenza. Innanzitutto, perché ad essere sensibile sul tema, in primis, è stata proprio la politica: in Consiglio dei Ministri tutti i colleghi hanno fin da subito manifestato la volontà di attivarsi e impegnarsi sull’argomento. E, a cascata quasi come un effetto domino, la società civile”.

Pnrr, progetti per sei miliardi

Lei rientra nella categoria dei Ministri senza portafoglio. Tuttavia, considerata l’enorme mole di cose da fare, i quattrini sono fondamentali.
“Si è molto discusso su quest’argomento. Ma “portafoglio” non significa solo “avere la possibilità di spendere”: vuol dire anche avere una linea di comando. Che al giorno d’oggi non puoi avere, ad esempio, con la sola competenza esclusiva regionale. Perché la montagna di questioni da affrontare è veramente enorme. Detto ciò, certamente, il denaro è importante. Ma anche su questo siamo e saremo presenti: abbiamo incrementato il Fna, Fondo nazionale per la non autosufficienza, per 40 milioni, con l’auspicio di aumentarlo ulteriormente con la prossima Legge di Bilancio. Si tratta di somme ripartite fra le Regioni: la Sicilia, ad esempio, nel 2020 so che ha destinato agli enti e alle associazioni importi per 47 milioni di euro. Altre importanti risorse arriveranno anche da quella grandissima occasione che spero l’Italia sappia sfruttare, che è il Pnrr che interessa tutti gli ambiti, compreso quello della disabilità: con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza stimiamo in quasi 6 miliardi i progetti che, direttamente o indirettamente, produrranno effetti positivi sulla sfera dei diversamente abili. Quest’anno, poi, avevamo a disposizione 100 milioni, ripartiti sempre fra le Regioni, per finanziare il turismo accessibile o per realizzare interventi e progetti per la promozione e la realizzazione di infrastrutture, anche digitali, per le politiche di inclusione, anche destinate ad attività ludico-sportive o per realizzare laboratori didattici. Stanziamenti imponenti, poi, sono stati previsti per lo smart working per i lavoratori fragili o per la Didattica a distanza2.

Piano Individuale di Vita del disabile, una legge per coinvolgere le Regioni. Quali progetti legislativi avete, al momento, in cantiere?
“Stiamo lavorando a un disegno di riforma che potremmo chiamare “Legge sulle disabilità”. Non si tratta, però, di un Testo Unico, che per definizione raggrupperebbe tutte le norme esistenti in materia, ma di una normativa particolare per concretizzare il Piano Individuale di Vita, elaborato da tutti gli attori coinvolti, famiglia, parte pubblica e terzo settore: ecco che torniamo al punto di partenza, il coordinamento. Realizzare un Piano Individuale di Vita del disabile significa prendere in esame vari parametri che lo riguardano: ha capacità residuale di lavoro? Studia ancora e, quindi, necessita di un insegnante di sostegno? Ha bisogno di recarsi in un centro diurno oppure in una residenza? Abbiamo previsto un meccanismo di analisi condotto da nuclei di valutazione multidimensionali e multidisciplinari, che opereranno a livello territoriale all’interno degli ambiti socio-sanitari. In questo modo stimoleremo ulteriormente la partecipazione delle Regioni, dato che questi gruppi di lavoro si interfacceranno direttamente con l’ente. Un progetto, quello del Piano Individuale di Vita, per il quale abbiamo previsto uno stanziamento iniziale di 800 milioni di euro per garantire l’operatività di questi costituendi nuclei, somma che si consoliderà di anno in anno negli esercizi futuri. Una legge che, a mio avviso, permette un autentico cambio di passo e che al contempo offre l’opportunità, fornendo gli strumenti per risposte uniformi ed univoche a livello di sistema Paese (condizione necessaria se parliamo di un tema delicato come la disabilità), di creare collaborazione tra le Regioni e di livellare le oggettive disomogeneità che ci sono fra esse”.

L’impegno per abbattere le barriere architettoniche

Quali iniziative avete già messo in atto come Ministero e quali progetti avete?
C’è una norma, per la verità molto piccola ma che ha prodotto un effetto detonatore enorme, che è in vigore da luglio e di cui vado fiera, grazie alla quale, in un certo senso, abbiamo scardinato una sorta di barriera che, sebbene non “fisica”, limitava molto la libertà di circolazione delle persone diversamente abili. Mi riferisco alle Ztl, divenute in tutta Italia completamente free per tutti coloro i quali recano sui propri automezzi il simbolo Cude, Contrassegno unificato disabili europeo. Una norma introdotta da noi ma la cui operatività (a riprova di quanto dicevo poc’anzi circa l’importanza dell’interazione con gli altri colleghi) è stata affidata, relativamente all’introduzione della piattaforma, al Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti. Altri provvedimenti importanti riguardano l’estensione del superbonus del 110 per cento all’abbattimento delle barriere architettoniche e all’installazione di tutti quegli strumenti come ascensori o montacarichi che favoriscano la mobilità delle persone diversamente abili. Oppure, in questo periodo di emergenza sanitaria, la regolamentazione per gli accessi ai pronto soccorso e, in caso di ricovero, ai reparti per i familiari di un disabile: se hai un ragazzo con una forma grave di autismo è impensabile che resti in pronto soccorso o ricoverato da solo, senza il supporto di un parente o di un caregiver”.

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