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Erosione costiera, il mare sta divorando la Messina tirrenica

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Erosione costiera, il mare sta divorando la Messina tirrenica

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lunedì 22 Febbraio 2021

Da Milazzo a Caronia Marina, passando da Capo d'Orlando e San Giorgio Patti. Tra le cause il cambiamento climatico. La Regione prova a metterci una pezza.

L’erosione costiera interessa sempre più le coste del profilo Nord della provincia messinese. Ci sono taluni punti in cui essa è ormai drammaticamente evidente. Gli appelli non arrivano più solo dalle associazioni ambientaliste che hanno una lente di ingrandimento perennemente orientata sulle spiagge e sull’azione antropica. Amministratori, imprenditori, la politica tutta a più voci e i pescatori, si sono uniti in questi anni nell’accorato grido di allarme.

I luoghi più esposti

L’erosione ha colpito le comunità rivierasche più importanti e popolose, soprattutto dove è più evidente l’azione dell’uomo e in prossimità delle foci dei fiumi. A Milazzo, con il suo promontorio che taglia in due la costa, l’erosione è iniziata a Vaccarella, noto borgo costiero legato alle tradizioni ittiche. A causa di diversi errori progettuali – come moli e frangiflutti – l’azione del mare in entrata ha preso la sabbia da una parte e l’ha portata verso est dove sono sorte nuove calette.

Vaccarella con i suoi storici affacci sul mare e il suo
contorno fatto di verricelli, balconate in mattoni e barche di ogni tipo, è
oggi ormai priva di spiaggia. Un’azione che si è innescata pericolosamente
negli ultimi 3 anni. Preoccupano poi le mareggiate di ponente che hanno eroso
il waterfront turistico del Tono, altra storica porzione di mare milazzese
assai turistica. L’azione delle acque bianche a monte, le correnti marine,
hanno trasformato anche quest’area a cui mancano oggi pezzi consistenti di
spiaggia fino a due metri di dislivello.

A Barcellona Pozzo di Gotto, lo storico lungomare di Spinesante e Cantoni è stato frantumato dall’ultima mareggiata di un anno fa. Il mare ha raggiunto il livello della strada creando fratture sul marciapiede e pericolose incavature e dislivelli. La Regione Siciliana ha di recente stanziato dei fondi per il recupero del lungomare.

Più a ovest, i laghetti di Marinello hanno modificato la loro morfologia. Nella Riserva Orientata la lingua di terra che fa partire il territorio del Comune di Patti è sempre più sottile e attraversata dall’azione del mare. Secondo gli esperti sono diversi i metri che il mare ha guadagnato nei confronti dell’istmo sabbioso.

Superato Capo Calavà le spiagge di Gioiosa Marea e San Giorgio sono anch’esse prossime a un’erosione straordinaria che ne ha ridefinito il waterfront, soprattutto a San Giorgio. Mancano consistenti porzioni di spiaggia. Non va meglio a San Gregorio di Capo d’Orlando e lungo tutta la costa del comune nebroideo. A nulla sono serviti gli interventi dal 2011 a oggi. In prossimità del lungomare, subito dopo il faro, la spiaggia è praticamente sparita. Capo d’Orlando è oggi il caso di erosione più grave nonostante sia rientrata ufficialmente negli stanziamenti regionali di fondi salva-spiagge.

Il dissesto continua fino a Caronia Marina dove il mare ha guadagnato pericolose porzioni di spiaggia che non esistono più, in taluni casi, arrivando a bagnare strade e case.

I motivi della pesante
erosione tirrenica

Il cambiamento climatico ha senz’altro favorito l’erosione costiera. Sempre più mareggiate di grecale – su Capo d’Orlando – e di maestrale – su Milazzo – hanno distrutto gran parte delle difese naturali delle coste.

Gli interventi umani poi hanno fatto il resto soprattutto se
si considerano le costruzioni di arterie stradali in prossimità del mare
aperto. Non da ultimo la costruzione di porti o catene di frangiflutti in una
progettazione poco lungimirante. A Capo d’Orlando il nuovo porto di San
Gregorio ha creato un imbuto per le correnti. Le sabbie solitamente portate
verso ovest sono quindi “bloccate” dal cemento. Stesso fenomeno a Milazzo sul
litorale di Levante. Non da ultimo i detriti fangosi portati da fiumi e
torrenti non bonificati da anni. Questo ha contribuito ad alterare la già
precaria situazione delle coste sempre più esposte alle azioni dirompenti di
madre natura.

Gli interventi previsti

Quanto fatto risulta dalle evidenze di cronaca, non è stato sufficiente. Il Patto per il Sud è stato una ultima finestra di finanziamento per il ripascimento coste. Nel messinese sono 14 le comunità che saranno interessate da questi interventi. Da Letojanni a Caronia.

La Struttura commissariale regionale per il Dissesto Idrogeologico, diretta di Maurizio Croce, prevede interventi simili in gran parte dell’Isola. A marina di Caronia, verrà realizzata una barriera lunga un centinaio di metri composta da una palancola in acciaio e da massi ciclopici. Costituirà, in pratica, un diaframma tra il mare e l’abitato che vi si affaccia, per evitare le disastrose conseguenze delle mareggiate, con l’ultima di forte entità registratasi nel 2019.

Oltre alla già citata Caronia, lavori saranno eseguiti ad Acquedolci, Brolo, Capo d’Orlando, Gioiosa Marea, Motta D’Affermo, Naso, Patti, Piraino, Reitano, Sant’Agata di Militello, Santo Stefano di Camastra, Torrenova e Tusa, per un totale di 84 chilometri di costa. Lavori anche nei 1.200 metri del lungomare Cristoforo Colombo di Villafranca Tirrena, sempre all’interno della città metropolitana di Messina.

Il versante Sud della Sicilia

La situazione non va meglio nel versante Sud della Sicilia – Noto e Siracusa su tutti – dove l’azione delle mareggiate ha causato parecchi danni negli ultimi anni. Le coste siciliane non sono mai state così a rischio e anche all’Ars si susseguono le interrogazioni, le mozioni e le proposte per arginare questi problemi. Ma in questi anni la politica ha eroso se stessa sull’argomento senza mai porre una soluzione che sia appunto definitiva.

Santi Cautela

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