I tre soggetti hanno minacciato la proprietaria del garage recandosi nella sua abitazione e ricordandogli "chi comandava" in quella zona.
La polizia, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha dato esecuzione nella mattinata odierna a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di 3 soggetti. Uno di questi è Antonio Maira, di 74 anni, già condannato in via definitiva per l’appartenenza alla compagine mafiosa denominata Stidda. I tre, originari di Canicattì, sono ritenuti responsabili del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Agrigento e dal commissariato di Canicattì sono iniziate ad aprile dello scorso anno. Il tutto in seguito all’attentato incendiario contro la saracinesca di un magazzino nel territorio di Canicattì.
L’estorsione mafiosa a Canicattì
Al fine di preservare gli interessi economici ed imprenditoriali del titolare di un’autofficina, che è fra i tre arrestati, la proprietaria del magazzino è stata costretta a rinunciare ad affittare l’immobile ad un altro meccanico. Questi, infatti, avrebbe potuto fare concorrenza all’officina già aperta in zona.
I tre, con fare minaccioso, si sarebbero infatti recati presso l’abitazione della proprietaria del garage. Maira avrebbe pronunciato frasi minacciose, rimarcando la sua appartenenza all’associazione mafiosa, peraltro nota alla stessa vittima, e ricordandogli che “in quella zona comandava lui”. Uno degli arrestati, inoltre, si sarebbe rivolto alla proprietaria, minacciandola che le avrebbe fatto “la faccia tanta” se mai si fosse permessa di cedere in locazione il magazzino.
I nomi
Tra gli arrestati per estorsione aggravata dal metodo mafioso a Canicattì figura lo stiddaro Antonio Maira, di anni 74. Militante della Stidda già negli anni Ottanta, Maira subì diverse condanne tra cui quella più pesante inflittagli, dal giovane magistrato Rosario Livatino, a 22 anni e 6 mesi, poi ridotta in appello ad 17 anni e 6 mesi di reclusione. Secondo diversi collaboratori di giustizia, infatti, uccisero il giudice Livatino proprio perché aveva inflitto forti condanne ad affiliati della Stidda, tra cui appunto figurava Antonio Maira. Le altre due ordinanze sono state eseguite a carico di Antonio La Marca, di 34 anni, e Giovanni Turco, di 24 anni.
Fonte foto e video: Irene Milisenda