Se n’è discusso in un incontro organizzato dalla Fondazione Merita, presieduta dall’ex ministro De Vincenti. Ma la partita resta aperta perché il Pnrr ha reso disponibili altri 845 milioni di euro
ROMA – L’Italia ha bisogno di una nuova strategia per il rilancio delle aree periferiche, del Nord e Sud del paese. Ne ha discusso Fondazione Merita durante una sessione totalmente dedicata alla Strategie Nazionale per le aree interne. Serve un nuovo piano e prima ancora accettare il fallimento della prima iniziativa lanciata nel 2014. Si è rivelata poco performante per ammissione del presidente Merita, Claudio De Vincenti.
Dal Pnrr disponibili 845 milioni per le aree interne
“Nel 2014 la finanziaria ha stanziato 800 milioni di euro per le attività di rilancio delle aree interne – ha spiegato l’ex ministro per il Sud – dopo nove anni è stato speso meno del 5 per cento dei fondi. Dopo nove anni sono stati utilizzati 40 milioni di euro”. Secondo De Vincenti non ha funzionato la governance. “I comuni sono stati chiamati da soli ad individuare delle strategie di intervento e proporle al governo. Un procedimento che si è rivelato lento e farraginoso. Le prime strategie hanno visto la luce nel 2018, i primi piani sono stati presentati nel 2020”. La partita resta aperta perché il Pnrr ha reso disponibili altri 845 milioni di euro per le aree interne, per un totale di 1,6 miliardi di euro da spendere in totale.
“Il decreto Legge Sud – ha ricordato il presidente di Merita – ha introdotto una cabina di regia di cui fanno parte Anci, Conferenza Stato Regioni e diversi ministeri che aiuteranno i comuni a realizzare i piani di area, ma basterà per invertire il trend?”. Le aree periferiche, in particolare quelle del Mezzogiorno, hanno bisogno di coordinamento, fondi, quindi piani di connessione fisiche del territorio. Durante l’appuntamento “Un futuro per le aree interne del Sud” sono intervenuti ricordando il proprio ruolo Cassa Depositi e Prestiti, Rfi, Enel, Terna, Anas. “La nostra rete si estende 32 mila chilometri, rappresenta il 10 per cento delle strade nazionali – ha ricordato l’ad di Anas Aldo Isi – quest’anno abbiamo compiuto un investimento record di 60 miliardi di euro tra manutenzione delle opere esistenti e avvio di nuove infrastrutture”.
L’Anas al lavoro sulle autostrade siciliane
Isi ha citato due esempi cardine per il Mezzogiorno, coinvolgendo la Sicilia. “Con la collaborazione del presidente della Regione Renato Schifani, che è anche commissario della A19, stiamo lavorando sia sulla messa in sicurezza dell’autostrada Palermo – Catania che sul progetto di Agrigento Capitale della Cultura. La Sicilia non è importante solo per il collegamento che garantirà il Ponte sullo Stretto, ma anche per la rete autostradale che stiamo realizzando ‘a corredo’ dell’infrastruttura”.
Per lo sviluppo delle aree interne, Terna ha evidenziato l’importanza di ricostruire, dove scomparse, le peculiarità dei territori puntando sulla sostenibilità. “Se i territori interni non riscoprono una propria vocazione, l’opera dello Stato diventa solo sostentamento – ha spiegato il direttore strategie di Sviluppo Rete di Terna, Francesco Del Pizzo -. I paesi che hanno perso una vocazione possono trovarne di nuove puntando all’energia sostenibile. Penso all’energia solare. Sud e Isole spesso registrano un esubero di energia, rivalutiamo la risorsa idrica. L’ultima autorizzazione all’attività idroelettrica da parte del Governo risale davvero molti anni fa”.
Rfi, rilancio del progetto Pegasus
A margine dell’incontro il presidente di Rfi, Dario Lo Bosco, ha chiesto l’istituzione di una cabina di regia che coinvolga comuni, Cassa Depositi e Prestiti, le camere di commercio per il rilancio del progetto Pegasus. Il piano è stato lanciato quasi 21 anni fa ed è ancora finalizzato alla riqualificazione e valorizzazione di 21 complessi di stazioni, significative per posizione, dimensione e pregio architettonico. Era stato avviato in Sicilia a febbraio del 2003.
A conclusione della sessione, il sottosegretario del Ministero delle Imprese e del Made in Italy Massimo Bitonci ha ricordato lo stanziamento di mezzo miliardo di euro proveniente dai Piani di Coesione da utilizzare ulteriormente per lo sviluppo dei servizi nelle zone interne. “Il decreto sulle comunità energetiche – ha aggiunto poi Bitonci – è aperto ai comuni sotto i 5 mila abitanti e potrebbe offrire un’altra grande opportunità per ridurre il gap tra i vari territori”.