La legge regionale sul femminicidio, detta legge La Vardera, dal cognome del deputato che l’ha proposta e sostenuta nel tempo, mercoledì pomeriggio è stata aggiornata all’Ars superando l’ostacolo della retroattività che impediva ciò per cui era nata.
L’intervento di Schifani
Sulla questione era intervenuto anche il presidente della Regione siciliana quando, in occasione del confronto con la deputazione regionale che si è tenuta a Sala d’Ercole per la votazione della manovrina finanziaria, aveva rimproverato al deputato fondatore di Controcorrente che l’errore stava proprio nella scrittura del testo che non l’aveva previsto, e pertanto questa avrebbe potuto intervenire solo per le vittime di femminicidi commessi dalla data dell’entrata in vigore.
Il presidente Schifani aveva comunque assicurato soluzione all’errore, ottenuto con un intervento emendativo approvato mercoledì dall’Ars.
“L’approvazione dell’emendamento, che ho fortemente voluto e presentato – ha dichiarato il presidente della Regione – per rendere retroattiva la legge regionale sulle assunzioni delle vittime di violenza contro le donne e degli orfani a causa di un femminicidio, rappresenta un atto doveroso di giustizia e civiltà. Grazie a questo intervento, sarà possibile offrire una concreta opportunità lavorativa anche a chi ha subito tragedie immani prima dell’entrata in vigore della norma, restituendo dignità e futuro a chi ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze più drammatiche della violenza”.
Renato Schifani ha poi ringraziato la deputazione regionale “per avere accolto e sostenuto questa proposta”, affermando che “la Sicilia continua così a dimostrarsi terra di solidarietà, vicinanza e rispetto per il dolore delle vittime. Auspico che anche a livello nazionale possa presto essere approvata una norma analoga”.
La Vardera: “Norma nazionale”
Auspicio proposto anche da La Vardera, “che venga estesa all’intero territorio nazionale” la sua legge. “Non posso non negare la commozione, dopo oltre due anni di lavoro, finalmente è stata votata per l’ultima volta la norma sul femminicidio che da oggi è ufficialmente retroattiva”, ha commentato al termine dei lavori La Vardera.
Con l’aggiustamento normativo, ha spiegato La Vardera, “le donne vittime di violenza con sfregio permanente e gli orfani di femminicidio saranno assunti nel comparto regionale”. Il presidente della Regione siciliana ha quindi mantenuto la parola data. “Non posso che esprimere apprezzamento per l’emendamento, come avevo accennato qualche settimana fa”.
Safina: “Modifica necessario”
Soddisfazione per i lavori a Sala d’Ercole ha espresso anche il deputato Dario Safina, del gruppo Partito democratico, che ha visto l’approvazione di un suo emendamento grazie al quale la legge regionale estende adesso i benefici previsti per le vittime di femminicidio anche alle donne straniere residenti in Sicilia.
“Si tratta di una modifica che ritengo profondamente giusta e necessaria”, ha detto Safina, sostenendo l’idea che “la violenza non conosce cittadinanza, e chi subisce un dolore così devastante deve poter contare sullo stesso sostegno, senza discriminazioni”. Ma c’è un “però” puntualizzato dallo stesso Safina: “Le assunzioni previste, lo preciso, si riferiscono esclusivamente alla Regione siciliana e restano nei limiti delle risorse disponibili”.
Polemiche sui “punti deboli”
Se il deputato del Pd all’Ars Safina puntualizza un “però”, il suo collega e vice capogruppo dello stesso partito, Mario Giambona, accende un faro sui punti deboli che ritiene abbia la legge regionale malgrado la retroattività approvata e l’estensione alle vittime residenti in Sicilia al momento del crimine subito: “Un intento sulla carta condivisibile, a cui non possiamo che dichiararci favorevoli. Ma la realtà è ben diversa: questa norma rischia di restare l’ennesima incompiuta. Siamo di fronte all’ennesimo specchietto per le allodole del governo regionale guidato da Renato Schifani”.
Giambona era già intervenuto con dura determinazione in aula, e anche all’esito del trasversale entusiasmo governativo e parlamentare, il deputato Pd all’Ars ribadisce che la legge fa acqua e che a suo avviso non produrrà quanto si prefigge: “Nel nostro ordinamento non esiste ancora il reato di femminicidio.
Senza questo riconoscimento giuridico a livello nazionale, ogni tentativo di costruire tutele o misure di sostegno rischia di poggiare sul nulla. È indispensabile e urgente che il Parlamento introduca finalmente il reato di femminicidio come fattispecie autonoma. Senza questo passaggio, ciò che oggi è stato approvato è pura propaganda da parte del governo Schifani”.
Secondo Giambona, il governo nazionale guidato da Giorgia Meloni ha altre priorità, perché “mentre si moltiplicano i femminicidi, il Governo è troppo impegnato con decreti securitari, che vanno a colpire perfino il diritto degli studenti a manifestare, piuttosto che affrontare alla radice la violenza di genere”.
“Una nuova illusione”
Il rischio, più che concreto secondo Mario Giambona, è quello di una nuova illusione di risoluzione e di prossimo inserimento per le vittime di femminicidio che non avverrà. “Il Partito democratico non vuole alimentare aspettative che rischiano di essere tradite. Fare chiarezza è un dovere verso le famiglie delle vittime. Se davvero si vuole combattere il femminicidio – ha concluso Giambona – non si può procedere con interventi simbolici e scollegati da un impianto normativo adeguato. Serve un impegno serio, strutturato e coerente, non annunci vuoti”.

