Fermo per violenza sessuale vicino al porto e lesioni a Catania

VIDEO | Orrore vicino al porto di Catania, donna aggredita e violentata brutalmente: un fermo

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VIDEO | Orrore vicino al porto di Catania, donna aggredita e violentata brutalmente: un fermo

Redazione  |
giovedì 13 Giugno 2024

Schiaffi, pugni, colpi di legno: una terrificante storia di violenza dal capoluogo etneo, che si è conclusa con l'arresto di un 28enne.

Il personale della Squadra Mobile di Catania, coordinato dalla Procura Distrettuale etnea, ha proceduto al fermo di Polizia Giudiziaria di un 28enne nigeriano per i reati di violenza sessuale e lesioni aggravate.

I fatti risalgono alla notte dello scorso 3 giugno.

Fermo per violenza sessuale e lesioni a Catania, la storia

Lo scorso 3 giugno un equipaggio della Polizia di Stato, a seguito di richiesta pervenuta alla Sala Operativa della Questura di Catania tramite linea d’emergenza 112, è intervenuto in un’attività commerciale vicino al porto, dove si era appena rifugiata una donna con diverse ferite sanguinanti a seguito di aggressione.

A causa dei traumi riportati, si è reso necessario trasportare la vittima con un’ambulanza del 118 al Pronto Soccorso, dove ha ottenuto una prognosi di 15 giorni.

Qui, grazie alla sensibilità del personale medico di turno e degli agenti di Polizia intervenuti, è stato possibile ricostruire quanto accaduto.

Il racconto

La vittima della violenza, solita stazionare su strada nelle vicinanze del porto, in un primo momento era stata avvicinata da un uomo di colore, evidentemente ubriaco, giunto a bordo di un monopattino elettrico e successivamente, al rifiuto di accettare una prestazione sessuale a pagamento, prima minacciata con un pezzo di legno in mano, usato alla stregua di un coltello, e poi aggredita con inaudita violenza.

Per sottrarsi agli occhi di eventuali passanti che avrebbero potuto dare l’allarme, l’uomo avrebbe trascinato con forza la vittima in una vicina strada senza uscita e qui, dopo averla tramortita con schiaffi e pugni e poi colpita di continuo alla testa con una grossa pietra e un tubo in plastica raccolti in terra, sarebbe riuscito a consumare la violenza sessuale.

Completato il rapporto sessuale, l’autore avrebbe ordinato alla malcapitata di allontanarsi dal posto solo dopo che lui fosse andato via, non prima però di minacciarla che le avrebbe sparato se mai si fosse rivolta alla polizia.

Le indagini e il fermo

Acquisite le prime informazioni sulla violenza sessuale, una volante e il personale della squadra sopralluoghi del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica hanno raggiunto il luogo dello stupro, repertando e sequestrando alcuni indumenti intrisi di sangue e gli oggetti utilizzati dall’aggressore per percuotere la donna.

Acquisita la notizia, il personale della Squadra Mobile – Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione – ha avviato immediatamente le opportune indagini, riuscendo a ricostruire, grazie alla visione dei filmati registrati dai sistemi di videosorveglianza presenti in zona, il percorso effettuato dall’aggressore a bordo del monopattino elettrico prima di aggredire la donna.

In poche ore, gli inquirenti hanno rintracciato un uomo corrispondente alle descrizioni fornite, trovandolo in possesso di una singolare collanina in plastica con una croce, simile a quella precedentemente descritta dalla vittima. In ultimo, a completare i gravi indizi di colpevolezza già esistenti, nel corso di una perquisizione domiciliare eseguita dalla Squadra Mobile all’interno di un alloggio di fortuna utilizzato dal 28enne, gli agenti hanno trovato e recuperato un pantalone da uomo intriso di sangue e riconducibile alla violenza sessuale.

In ragione dei molteplici e concordanti elementi raccolti a carico dell’uomo e del concreto e attuale pericolo che potesse fuggire dalla Sicilia, rendendosi di fatto irreperibile, il giovane è stato sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria e messo a disposizione del Sostituto Procuratore di turno alla locale Procura Distrettuale, che ha disposto il trasferimento del 29enne al Carcere di Piazza-Lanza.

Il provvedimento restrittivo adottato nelle ore successive è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari, che ha applicato per l’indagato la misura cautelare del carcere.

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