Ferrovie siciliane, crescono i passeggeri ma il Sud è indietro - QdS

Ferrovie siciliane, crescono i passeggeri ma il Sud è indietro

Gabriele DAmico

Ferrovie siciliane, crescono i passeggeri ma il Sud è indietro

lunedì 03 Febbraio 2020

Il rapporto “Pendolaria 2020” di Legambiente ha sottolineato le problematiche dei treni dell’Isola. Trenitalia: “La Sicilia ha una parte importante nel Piano industriale 2019-2023”. All'interno il dettaglio delle linee esaminate

PALERMO – Le infrastrutture ferroviarie siciliane sono state oggetto di molti investimenti negli ultimi dieci anni. Investimenti che, però, sono rimasti sulla carta.
è questa la fotografia del settore scattata dal Focus Sicilia del rapporto “Pendolaria 2020” di Legambiente, che è stato presentato ieri a Palermo. Secondo il documento, le ferrovie siciliane versano in condizioni pietose, tra treni sovraffollati, linee ottocentesche e velocità medie eccessivamente basse.

Per quanto riguarda la tratta Palermo-Agrigento, per esempio, “Rfi ha speso 70 milioni di euro negli ultimi dieci anni – ha spiegato l’Associazione ambientalista – per ridurre di circa 20 minuti la percorrenza che invece è aumentata di cinque minuti”. Ma i disagi di questa linea non finiscono qui. Infatti, spesso i treni sono sovraffollati e, inoltre, nella fermata agrigentina non è prevista la raccolta dei liquami che si sono accumulati durante il viaggio, dunque spesso sui vagoni “c’è un insopportabile puzzo di fogna”.

Altra tratta analizzata dal rapporto di Legambiente è la Catania-Caltagirone-Gela. Questa linea è stata rimessa in funzione circa un anno fa, dopo una chiusura durata due anni a causa degli interventi di manutenzione straordinaria.
Lavori che hanno portato ad avere un binario unico “il cui tracciato è in larga parte quello originario del 1892”. Nella tratta che da Caltagirone porta a Gela, inoltre, nel 2014 è stato demolito un viadotto, mentre altri necessitano di “manutenzione straordinaria se non di ricostruzione”. Per mettere in sicurezza solamente questa parte di ferrovia, è stato presentato, ad agosto del 2018, un progetto preliminare che potrebbe contare su 90 milioni di euro. Ulteriori problematiche anche nei 60 chilometri che ci sono tra la stazione di Catania e quella di Caltagirone. In questo tratto ogni singola corsa “non ha mai una durata inferiore alle 2 ore e 30 – si legge nel focus – sfiorando anche le tre ore e oltre”.

Altra linea presa in esame da Legambiente è la Siracusa-Ragusa-Gela-Canicattì, che nel 2005 era stata la protagonista di un progetto di riqualificazione ed elettrificazione che prevedeva sei anni di lavori e 183 milioni di investimenti. Tuttavia di questi 183 milioni ne sono stati spesi solamente 38 per la tratta Licata-Comiso. Anche questa linea ferroviaria, nonostante colleghi ben quattro province, ha problemi di velocità (55 chilometri all’ora).

Venti anni, invece, sono stati necessari per avviare il cantiere del raddoppio dei binari tra Fiumefreddo e Giampilieri. 42 chilometri a doppio binario, in variante rispetto alla linea attuale, di cui 38 in galleria già inclusa nel programma con Rfi nel 2000 e il cui tracciato preliminare è del 2003. Il 2005 era l’anno di fine lavori. Rfi intende partire dalla tratta Fiumefreddo – Letojanni con un appalto da 900 milioni e l’impegno ad avviare i cantieri nel 2020 (ancora è in corso l’autorizzazione sul progetto definitivo).

Per quanto riguarda i nodi di Catania e Palermo il rapporto dell’associazione passa in rassegna i lavori previsti. A Catania la tratta Stesicoro-Aeroporto con i lavori che, pur se partiti bene, sono stati rallentati dalla crisi di liquidità dell’impresa aggiudicataria e dovranno finire entro il 2024. L’anello ferroviario di Palermo, invece, è stato aggiudicato nel 2007 alla Tecnis per 97,5 milioni di euro: vicende giudiziarie e contenziosi hanno impedito l’apertura dei cantieri e i costi sono lievitati notevolmente. I lavori per il prolungamento della tratta sono iniziati ufficialmente nel settembre del 2014 “ma la fine dei lavori è stata spostata di anno in anno”. Ad oggi, la fine dei lavori è stata prevista per il 2021.

La drammaticità della situazione è stata evidenziata anche dal ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano. “Si parla tanto di rete viaria – ha dichiarato – ma la Sicilia ha bisogno di investimenti sulle ferrovie. Bisogna intervenire, intanto, sul completamento del raddoppio della linea tirrenica e occorre aumentare la frequenza dei collegamenti su alcune tratte come la Agrigento-Palermo: più corse significa anche compensare i disservizi”.

Nonostante le criticità che, ormai, sono sotto gli occhi di tutti, Sabrina De Filippis, direttore divisione passeggeri regionale di Trenitalia, alla luce del rapporto “Pendolaria”, ha tenuto a precisare che “la Sicilia ha una parte importante nel Piano industriale 2019-2023 del Gruppo Fs Italiane. Grazie al contratto di servizio firmato nel 2018 con la Regione – ha concluso – sono previsti investimenti per 426 milioni, di cui 325 per l’acquisto di 43 nuovi treni, che diminuiranno nel 2021 l’età media dei treni siciliani da 24,5 anni a 7,6”.

Gabriele D’Amico

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