Moda, l'appello di Fimo Sicilia, “Anche il nostro settore nel Dl Ristori” - QdS

Moda, l’appello di Fimo Sicilia, “Anche il nostro settore nel Dl Ristori”

redazione

Moda, l’appello di Fimo Sicilia, “Anche il nostro settore nel Dl Ristori”

sabato 31 Ottobre 2020

L'appello del presidente Marco di Giovanni al premier Conte a fronte di un crollo degli incassi che ha raggiunto questa settimana il -70%: "Siamo sull'orlo del baratro e questo rischia di trasformarsi in problema economico ma anche sociale"

PALERMO – “Un calo degli incassi del 70% nei primi giorni di questa settimana e il rischio per la totalità delle piccole e medie imprese siciliane di “sprofondare nel baratro”. È un grido di allarme quello lanciato dalla Fimo Assoimpresa Sicilia a meno di una settimana dal nuovo Dpcm che ha disposto lo stop a cinema e teatri e la chiusura anticipata di bar, ristoranti e pizzerie. “La nuova stretta imposta dal governo Conte sta già influenzando negativamente il settore della moda – dice il presidente di Fimo Sicilia Marco Di Giovanni -. Già nelle scorse settimane si registrano cali degli incassi del 60% e nei primi giorni di questa settimana abbiamo toccato il -70%. Un dato che si aggraverà di giorno in giorno. Tutto questo accompagnato dalla beffa del decreto ristoro dove il comparto della moda è stato tagliato fuori dagli aiuti economici”.

La Fimo ha quindi lanciato un appello al premier Giuseppe Conte, al presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci e all’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano affinché anche il settore moda sia inserito nel Decreto Ristori. A Roma le imprese siciliane chiedono anche di “imporre alle banche la totale elasticità nel rilascio dei finanziamenti con garanzia statale, fondo perduto del 50% per i canoni di locazione degli esercizi commerciali fino al 31 gennaio 2021 e la sospensione degli effetti dei titoli di credito al 31 gennaio 2021”.

Alla Regione invece la richiesta dello “sblocco immediato del Bonus Sicilia, fermo al palo dopo il fallimento del click day, con bonifici sui conti correnti dei richiedenti senza alcun tipo di merito creditizio”.

“La situazione è davvero allo stremo – conclude Di Giovanni – e tutto questo rischia di trasformarsi in un problema non solo economico ma anche sociale”.

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