Fisco, semplificazione e maggiore equità: cosa ci aspettiamo dal Pnrr - QdS

Fisco, semplificazione e maggiore equità: cosa ci aspettiamo dal Pnrr

Salvatore Forastieri

Fisco, semplificazione e maggiore equità: cosa ci aspettiamo dal Pnrr

domenica 02 Maggio 2021

Contenzioso tributario settore cruciale per l’impatto che avrà su fiducia degli operatori economici. Dall’Irpef alla tax compliance, riforma che si concretizzerà attraverso una legge delega

ROMA – Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sabato sera ha ottenuto il via libera da parte del Consiglio dei Ministri. Parliamo del programma di investimenti, per 221 miliardi e mezzo, che l’Italia deve presentare all’Unione Europea al fine di ottenere gli strumenti che l’Europa sta mettendo in atto al fine di rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19 , e quindi l’accesso al “Recovery fund”.

Per l’Italia il Piano Europeo (Next Generation EU) rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, di investimenti e di riforme.
Si tratta di un’occasione unica per il nostro Paese il quale non solo deve trovare soluzioni alle gravissime conseguenze della pandemia, ma deve anche modernizzare la sua pubblica amministrazione, rafforzare il suo sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà ed alle disuguaglianze.
Insomma, il Ngeu deve essere l’occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni.

Il Piano Italiano (Pnrr), di 317 pagine, è un documento che presenta diversi ambiti di intervento, tra cui la digitalizzazione, il rafforzamento del sistema sanitario, la transizione ecologica, l’economia circolare, e prevede cinque missioni (1 – digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; 2 – rivoluzione verde e transizione ecologica; 3 – infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4 – istruzione e ricerca; 5 – inclusione e coesione), da raggiungere essenzialmente attraverso apposite riforme.

Due sono le riforme fondamentali, quelle dette “orizzontali”, ossia la riforma della Pubblica Amministrazione e la riforma della Giustizia, che costituiscono innovazioni strutturali dell’ordinamento, d’interesse traversale a tutte le missioni del Piano.
Poi ci sono le riforme dette “abilitanti”, come quelle sulla semplificazione e sulla concorrenza.
Ed infine altre riforme, dette “di accompagnamento al Piano”, tra le quali spicca quella della riforma tributaria.

Tra le promesse contenute nel documento, c’è un supporto all’imprenditoria femminile, interventi nel settore della ricerca e dell’industria, costruzione di ospedali ed immobili abitativi per comunità, abbattimento dell’arretrato nella giustizia, interventi nel settore del turismo e della cultura, il tutto con l’occhio rivolto verso la “rivoluzione verde e transizione ecologica” e con un impatto positivo sul Pil nella misura del 3,6%.

Con specifico riguardo al settore fiscale, ricordiamo che tra le riforme fondamentali (orizzontali), c’è anche quella della giustizia nella quale è compresa anche la riforma delle Giustizia Tributaria.
Secondo quanto risulta dal Piano, infatti, il contenzioso tributario costituisce un settore cruciale per l’impatto che può avere sulla fiducia degli operatori economici.
Attualmente, però, risente fortemente delle criticità legate ai tempi della amministrazione della giustizia, sotto il profilo quantitativo, come risulta dall’enorme arretrato giacente in Cassazione, sotto il profilo qualitativo, visto che spesso le decisioni adottate dalla Corte di Cassazione comportano l’annullamento di quanto è stato deciso in appello dalle commissioni tributarie regionali, nonché sotto il profilo temporale, visto che vi sono indizi che attestano tempi di giacenza dei ricorsi in Cassazione, in alcuni casi, superiori a tre anni, i quali naturalmente si aggiungono alla durata dei giudizi di primo e di secondo grado.

L’obiettivo è quello di ridurre il numero di ricorsi alla Cassazione facendoli decidere più speditamente, oltre che in modo adeguato, e ciò attraverso una maggiore formazione professionale e l’implemento delle piattaforme tecnologiche, con la loro piena accessibilità da parte del pubblico.
Ciò anche allo scopo di risolvere dubbi interpretativi nonché di prevenire la formazione di decisioni difformi dagli orientamenti consolidati della Corte di cassazione.
Tra le riforme di accompagnamento al Piano, e nell’ottica di una sua migliore e più spedica realizzazione, c’è un altro insieme di riforme orientato a mitigare le conseguenze economiche e sociali della crisi ma anche a realizzare gli obiettivi di equità sociale e miglioramento della competitività del sistema produttivo così come suggerito anche dall’Unione Europea.

Sempre secondo il “Piano”, la riforma fiscale è tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese e in tal senso è parte integrante della ripresa che si intende innescare anche grazie alle risorse europee.
Purtroppo, fino ad ora, c’è stata una sempre più marcata frammentazione della legislazione tributaria, da cui è derivato un sistema fiscale articolato e complesso che ha rappresentato, nel tempo, un freno per gli investimenti, anche dall’estero.
È quindi indispensabile un intervento complessivo che abbia come obiettivo principale la definizione di un sistema fiscale certo ed equo, favorendo la tax compliance.
È auspicabile a questo proposito, secondo il “Piano”, un’opera di raccolta e razionalizzazione della legislazione fiscale in un testo unico, integrato e coordinato con le disposizioni normative speciali, da far a sua volta confluire in un unico Codice tributario. Così si realizzerebbe una vera semplificazione del sistema e la certezza del diritto.
In questa prospettiva si inserisce la possibile revisione dell’Irpef, con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo e di ridurre gradualmente il carico fiscale, preservando la progressività.

Ricordiamo che Winston Churchil diceva: “Mai sprecare una buona crisi”.
Speriamo che la nostra Italia segua questo consiglio e non si faccia sfuggire questa grandissima occasione, di ripresa e di rinascita.
Speriamo pure che alla Sicilia venga destinata una sufficiente fetta delle somme previste dal Piano, al fine di realizzare tutte quelle opere, o almeno una parte di esse (ferrovie e strade, in primis), che da troppo tempo sono ferme, magari a vantaggio di opere in altre regioni d’Italia.
Perché i Siciliani, di resilienza, ossia di capacità di resistere e di reagire rispetto agli eventi negativi, ne hanno fin troppa, ma per la ripresa e per la rinascita la semplice resilienza non basta, occorrono anche i denari.

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