Flop da Berlusconi a Di Maio. Alitalia, 800 mln in 30 mesi fino a 9 miliardi - QdS

Flop da Berlusconi a Di Maio. Alitalia, 800 mln in 30 mesi fino a 9 miliardi

Carlo Alberto Tregua

Flop da Berlusconi a Di Maio. Alitalia, 800 mln in 30 mesi fino a 9 miliardi

martedì 05 Novembre 2019

La voragine Alitalia non si colma mai perché la compagnia non è gestita con criteri manageriali, bensì con altri clientelari. È quello che capita alle società di proprietà di Stato, Regioni e Comuni, che riversano sistematicamente i loro deficit sugli enti proprietari.

Per questo dissennato comportamento nessuno paga, in un clima di irresponsabilità generalizzata.

A suo tempo, Berlusconi salvò la cosiddetta compagnia di bandiera, ma non per l’interesse generale, bensì per lanciare un salvagente ai suoi amici imprenditori e parte dei dipendenti, costantemente in esubero, difesi a spada tratta, ovviamente, dal sindacato.

Berlusconi allora erogò a fondo perduto una cifra oscillante fra quattro e cinque miliardi. Ma la cosa non finì lì, perché tutti i successivi Governi non hanno avuto il buonsenso di cambiare registro e rimettere Alitalia sui binari di una corretta gestione economica.

Tutti tengono famiglia, da un canto, e tanti altri guardano il consenso. Così si è distrutta Alitalia.

Negli ultimi tempi la compagnia è stata gestita da commissari straordinari, i quali in trenta mesi hanno bruciato ottocento milioni.
Per salvare la faccia, tutti i Governi, progressisti e conservatori, hanno usato la finzione di fare i cosiddetti prestiti-ponte, per evitare la rappresaglia dell’Unione europea che vieta tassativamente gli aiuti di Stato.
Ma la finzione, come tutte le finzioni, ha fiato corto, per cui i cosiddetti prestiti-ponte, in effetti, hanno coperto le continue perdite che non sono più recuperabili, dunque, ai nostri giorni, Alitalia continua a essere sull’orlo del fallimento.
Peraltro è anche una bugia continuare a chiamare Alitalia “compagnia di bandiera” perché ormai gestisce poche rotte internazionali e, di quelle nazionali, solo poco più di un quinto.
Tutto ciò è accaduto perché il mercato impone le proprie regole a chiunque, con la conseguenza che vi è stata un’enorme espansione dei vettori che guadagnano, come Ryanair, Easyjet, Lufthansa, Air France e sulle rotte internazionali, Delta e le compagnie d’oriente.
La verità che si è voluta nascondere agli italiani è che ai passeggeri non importa proprio nulla viaggiare con questa o quella compagnia: gli importa che i voli siano sicuri e possibilmente comodi, con una tariffa più bassa possibile. Nonostante varie tariffe, tutte le compagnie guadagnano tranne una: Alitalia.
La situazione non è sostenibile ancora, anche perché il nodo degli aiuti di Stato verrà al pettine nel momento in cui Alitalia dovrà dichiarare ufficialmente che non potrà restituire i prestiti-ponte e quindi l’Erario dovrà portare a perdita tutto ciò che ha buttato nel pozzo.
Tutto questo non è serio, anche se grave, come diceva Ennio Flaiano. Ma si sa, la serietà non è un costume dei nostri governanti, che parlano e straparlano di tutela dell’interesse nazionale, ma poi nei comportamenti se ne infischiano altamente.
Essi contano sulla memoria corta degli elettori che dopo quattro o cinque anni dalla precedente tornata hanno dimenticato tutto. Se ci fate caso i politici usano il futuro (faremo), non il passato (abbiamo fatto).

Anche Luigi Di Maio, giovane e brillante capo politico del Movimento 5 stelle, ha avuto la stessa pensata di Berlusconi: Alitalia va salvata a ogni costo. Senza considerare che tale costo è caricato sulle tasche dei cittadini e non sulle sue.
Ha così incaricato la holding delle Ferrovie di Stato (Spa) di preparare una cordata per acquisire i resti di Alitalia. Ma la cordata non è decollata perché anche questa volta ha trovato il muro degli esuberi che sono fra tre e cinquemila.
Ora, buonsenso vorrebbe che una volta per tutte la questione fosse risolta ricollocando il personale in più presso altre compagnie, e per quanto riguarda gli anziani, mettendoli in prepensionamento.
Si dice che è meglio una volta arrossire che cento impallidire. Oppure che tolto il dente, tolto il dolore. È inutile continuare in questo massacro di risorse pubbliche che non mettono in condizione Alitalia di decollare. Un vero controsenso.

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