Un elenco di 44 Comuni, tra i 25 mila e i 35 mila abitanti, a cui andranno 735 mila euro. Il contributo è legato al piano di riequilibrio finanziario presentato dai singoli Comuni e approvato dalla Corte dei conti, con inizio del piano tra il 2014 e il 2023; per effetto della sentenza della Corte costituzionale del 14 febbraio 2019, la numero 18, gli enti hanno subito un maggiore onere finanziario dovuto alla riduzione dell’arco temporale di restituzione delle anticipazioni. Al 4 settembre scorso sono 44 i Comuni siciliani che hanno in corso una procedura di riequilibrio finanziario, che viene programmato su diversi anni fino ad arrivare in alcuni casi anche al 2040. Nell’elenco ci sono Bivona e Licata, in provincia di Agrigento. Quindi, Bompensiere, Mussomeli e Serradifalco, nel territorio di Caltanissetta.
Molti nel Catanese e Messinese
Diversi i Comuni in provincia di Catania: si parte dalla città metropolitana, e continua con Adrano, Linguaglossa, Militello Val di Catania, Paternò, Raddusa, Riposto e Scordia. Nell’ennese figurano Centuripe e Nissoria, mentre il Messinese si segnala per contare il maggior numero di Comuni coinvolti: Acquedolci, Capo d’Orlando, Ficarra, Galati Mamertino, Librizzi, la stessa Messina, Pace del Mela, Patti, Roccella Valdemone, Sant’Agata di Militello, Sant’Alessio Siculo, Spadafora, Terme Vigliatore e Villafranca Tirrena. Il territorio di Palermo conta 7 Comuni, oltre il capoluogo: Alia, Balestrate, Baucina, Campofelice di Roccella, Cefalà Diana e Corleone. Su Trapani si segnala soltanto Campobello di Mazara, mentre nel Siracusano ci sono Solarino, Canicattini Bagni e Avola. In ultimo, il Ragusano: Modica, Monterosso Almo, Pozzallo e Scicli. Ad occuparsi del procedimento è il dipartimento regionale delle Autonomie locali.
Il senso della procedura
La procedura di riequilibrio finanziario va in aiuto a quegli enti locali che si trovano in una situazione di squilibrio strutturale del bilancio, in grado di provocarne il dissesto finanziario. Tale procedura, avviata autonomamente dall’ente, evita il ricorso alla gestione commissariale, sebbene l’ente sia sottoposto a controlli approfonditi che impediscano che la situazione sfoci in un dissesto. A livello nazionale, le criticità finanziarie sono concentrate in particolar modo nei Comuni della Sicilia, Calabria e Campania. Nel 2023, in particolare, nella penisola sono state attivate 29 procedure di dissesto e 41 procedure di riequilibrio. La possibilità di aderire ad un piano di riequilibrio finanziario pluriennale è stata introdotta dal legislatore, all’interno del testo unico degli enti locali, con l’articolo 243-bis.
Cosa è necessario
Per avviare il ricorso al piano di riequilibrio finanziario pluriennale è necessario fare riferimento ad una doppia procedura di approvazione di atti da parte del consiglio comunale. Inizialmente, viene deliberata l’intenzione dell’ente locale di ricorrere al piano di riequilibrio finanziario pluriennale e viene trasmessa ai soggetti individuati dalla norma entro cinque giorni dalla data di esecutività della delibera. Una volta che il piano di riequilibrio viene approvato in consiglio comunale dovrà essere trasmesso alla sezione regionale della Corte dei conti e al ministero dell’Interno entro dieci giorni dalla data dell’adozione della delibera. Questi uffici potranno presentare richieste istruttorie alle quali bisognerà rispondere entro 30 giorni dalla ricezione. In caso di diniego, l’ente locale potrà presentare ricorso, mentre in caso di approvazione del piano, l’organo di revisione economico finanziario dovrà presentare semestralmente una relazione sullo stato di attuazione e sul raggiungimento degli obiettivi intermedi fissati dal piano stesso.

