Un 2023 positivo per i dati relativi alla Democrazia partecipata, ma sono ancora troppi gli Enti inadempienti
PALERMO – Un percorso in sensibile miglioramento rispetto al recente passato, ma che ha certamente bisogno di essere ancora perfezionato, potenziato e valorizzato, soprattutto dalle Amministrazioni locali. È questo, in estrema sintesi, il bilancio che si può fare della Democrazia partecipata in Sicilia nel 2023.
A fare il punto della situazione ci ha pensato, come già in passato, il progetto Spendiamoli insieme, nato per favorire un buon uso dei fondi per la Democrazia partecipata in Sicilia. “Una rete di persone e associazioni – si legge sul sito dedicato – che promuove nei Comuni siciliani una campagna di sensibilizzazione, rivolta sia alle Pubbliche amministrazioni che alla cittadinanza, per invitare a un corretto uso dei fondi dedicati”.
Nel corso del 2023, dunque, a quasi dieci anni dall’emanazione della Legge siciliana sulla Democrazia partecipata (vedi approfondimento più sotto) il bilancio è in netto miglioramento: numero delle città coinvolte in costante aumento e fondi impegnati quasi raddoppiati rispetto al 2022.
Come hanno spiegato i responsabili di Spendiamoli insieme, “nell’anno appena trascorso, 300 dei 391 Comuni siciliani hanno attivato l’iter invitando la cittadinanza a presentare proposte per l’utilizzo dei fondi. Scende anche se di poco iI numero dei Comuni inadempienti, che passano dai 96 del 2022 ai 91 del 2023 (13 nell’Agrigentino, 7 nel Nisseno, 19 nel Catanese, 3 nell’Ennese, 20 nel Messinese, 12 nel Palermitano, 2 nel Ragusano, 8 nel Siracusano, 7 nel Trapanese), poco meno di 1 su 4. Più della metà dei Comuni che hanno avviato i processi di Democrazia partecipata li hanno già conclusi (238 Comuni, poco più del 60%) con l’assegnazione dei fondi a 448 progetti civici (35 i progetti finanziati nell’Agrigentino, 19 nel Nisseno, 73 nel Catanese, 31 nell’Ennese, 110 nel Messinese, 102 nel Palermitano, 16 nel Ragusano, 18 nel Siracusano, 44 nel Trapanese)”.
Impegni di spesa raddoppiati negli ultimi 12 mesi
Notizie incoraggianti anche sul fronte degli impegni di spesa per i progetti proposti e scelti dai cittadini, quasi raddoppiati nel corso di dodici mesi. “Se nel 2022 – hanno spiegato ancora i responsabili della rete- la Democrazia partecipata valeva in tutto più di due milioni e mezzo di euro, nel 2023 ha toccato quasi quota 4 milioni di euro (3 milioni 990 mila)”.
Nel dettaglio i ricercatori di Spendiamoli insieme hanno censito impegni di spesa per la realizzazione dei progetti per circa 320 mila euro nell’Agrigentino, 240 mila nel Nisseno, 700 mila nel Catanese, 180 mila nell’Ennese, 1 milione nel Messinese, 900 mila nel Palermitano, 150 mila nel Ragusano, 200 mila nel Siracusano, 300 mila nel Trapanese. “Nel quadro di un generale aumento degli importi assegnati – hanno sottolineato – in tutte le ex province siciliane, è evidente l’exploit della città metropolitana di Palermo. Merito soprattutto della stessa Palermo, che dopo aver restituito oltre due milioni di euro, circa 300 mila euro all’anno dal 2016 ad oggi, nel 2023 per la prima volta ha invertito la rotta, avviando il processo di democrazia partecipata e impegnando da sola 297 mila euro”.
Per comprendere meglio il trend è utile citare anche gli ultimi dati diffusi dall’assessorato regionale delle Autonomie locali, riferiti al 2021, secondo cui i Comuni siciliani avevano a disposizione un fondo di 4 milioni e 490 mila euro da destinare alla Democrazia partecipata. Incrociando il tutto con la ricerca di Spendiamoli insieme è dunque chiaro che se l’anno scorso ne sono stati impegnati quasi 4 milioni, significa che sarebbero meno di 500 mila euro i soldi destinati a tornare nelle casse regionali.
“Intendiamoci – hanno chiarito i responsabili della rete – sempre troppi. Ma dal 2016 a oggi non si era mai scesi sotto il milione di euro. Dati ufficiali alla mano, nel 2016 erano stati restituiti 1.655.436 euro (circa 1 euro ogni 4), nel 2017 2.053.088 euro (circa 1 euro ogni 2), nel 2018 1.583.456 (circa 1 euro ogni 2,5), nel 2019 1.381.438 (circa 1 euro ogni 3), nel 2020 1.183.709 (circa 1 euro ogni 4). Va comunque precisato che, al momento, si tratta per lo più di impegni di spesa per la realizzazione dei progetti. Impossibile dire al momento quanta parte di questi impegni di spesa si trasformerà in progetti effettivamente realizzati”.
Oltre all’aspetto economico è importante poi approfondire quello normativo, in quanto vi sono ancora molti Comuni impreparati a sfruttare tale strumento. Anche se pure su questo fronte i miglioramenti fatto dagli Enti locali isolani non possono essere ignorati. “In questi primi giorni del 2024 – hanno sottolineato da Spendiamoli insieme – risultano ancora senza regolamento 45 Comuni. Un anno fa erano 85”.
Riavvicinare i cittadini alle istituzioni
Segnali importanti di un processo che finalmente viene visto come essenziale per riavvicinare i cittadini alle istituzioni. Ma tutto è migliorabile: “Questi dati – hanno concluso i ricercatori di Spendiamoli insieme – sono segnali incontrovertibili di come la Legge siciliana sulla Democrazia partecipata, caso unico su scala nazionale per numero di persone e di istituzioni coinvolte, stia finalmente cominciando a produrre risultati tangibili in termini di ricadute per la cittadinanza. Al netto delle valutazioni sulla qualità della spesa e dei processi partecipativi attivati, e a fronte di un necessario impegno per continuare a diffonderne l’applicazione, è assurdo che proprio adesso che si cominciano a raccogliere i primi risultati di una norma che ha il potenziale di ricostruire collaborazione e fiducia tra cittadine, cittadini e istituzioni, la Regione siciliana abbia scelto di depotenziarla, abolendo le sanzioni per i Comuni inadempienti. Affermare il principio che una Pubblica amministrazione possa non rispettare una legge senza che ciò venga in alcun modo rilevato è un colpo durissimo. D’altronde però il meccanismo delle sanzioni non si è rivelato sufficiente. Per questo abbiamo promosso la raccolta firme ‘Scriviamola insieme’, in cui chiediamo alla Regione di co-progettare una nuova legge sulla Democrazia partecipata che permetta ai Comuni di utilizzare in modo semplice, efficace e realmente partecipativo gli oltre 4 milioni di euro disponibili ogni anno per realizzare progetti presentati e scelti dalla cittadinanza. Ci impegniamo a consegnare entro il 31 gennaio 2024 al presidente della Regione, all’assessore alle Autonomie Locali e all’Assemblea regionale siciliana un report con i risultati dell’applicazione della legge e una proposta di co-progettazione della nuova Legge in cui vorremmo coinvolgere le decine di Comuni e le centinaia di associazioni locali, cittadine, cittadini ed esperti con cui abbiamo dialogato con l’obiettivo di promuovere un buon uso dei fondi per la Democrazia partecipata in Sicilia”.
L’idea alla base di tutto e la normativa siciliana
La democrazia partecipata rappresenta un modello di procedura politica che punta all’inclusione, alla collaborazione e a un rapporto trasparente fra istituzioni e società civile. L’idea è quella di attribuire alla cittadinanza una diretta responsabilità nell’esercizio (anche parziale) del potere pubblico nelle sue varie forme: assumere decisioni, fare proposte, gestire un bene pubblico, organizzare un servizio o monitorare e valutare l’attuazione di politiche pubbliche. Il tentativo è quello di andare oltre la delega totale del potere ai rappresentanti politici eletti, ma per contro ciò non significa un esercizio esclusivo da parte dei cittadini. La democrazia partecipata si basa piuttosto sul principio di una relazione interattiva, collaborativa o anche costruttivamente conflittuale, fra soggetti pubblici e società civile finalizzato al perseguimento dell’interesse generale.
In Sicilia questo istituto è disciplinato dalla Legge regionale 5/2014 (art. 6, comma 1), secondo cui ogni anno i Comuni dell’Isola sono tenuti a spendere almeno il 2% dei fondi che ricevono dalla Regione con forme di Democrazia partecipata, quindi coinvolgendo i cittadini nella scelta dei progetti da realizzare con questi fondi.
Dal 2015 (Lr 9/2015 art.6 comma 2) è stata introdotta una sanzione per i Comuni inadempienti, che devono restituire la somma non spesa alla Regione. Dal 2018 (Lr 8/2018, art. 14 comma 6) ogni Comune deve invece dotarsi di un Regolamento per la spesa dei fondi, a tutela di un effettivo processo partecipativo. Quelli che hanno a disposizione più di 10.000 euro devono avviare il processo entro il 30 giugno. Dal 2020 (Lr 9/2020 art. 1 comma 5) le somme restituite dai Comuni inadempienti “sono ripartite tra i comuni virtuosi che hanno impegnato le somme” oggetto della legge.
Tre circolari esplicative (n. 5 del 9 marzo 2017, n. 14 del 12 ottobre 2018, n. 9 del 16 giugno 2021) dell’assessorato delle Autonomie locali e della Funzione pubblica, sono lo strumento con cui la Regione siciliana ha risposto ai dubbi sull’applicazione della legge sollevati dai Comuni e sono da considerarsi parte di questo frastagliato apparato normativo.