Ritardi e criticità nella spesa dei fondi PNRR in ambito sanitario. Questo il quadro messo in evidenza, numeri alla mano, dal report realizzato dalla Cgil Messina.
A tre anni dall’avvio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e con soli quindici mesi alla scadenza di giugno 2026, data ultima per la realizzazione di progetti che possano essere finanziati dall’Europa, la maggior parte degli interventi previsti in provincia di Messina sono ancora fermi al palo.
I ritardi nei lavori
Ritardi nei lavori, difficoltà nella rendicontazione delle spese e incertezze sul personale sono i principali nodi emersi nel report presentato ieri nella sede Cgil di Messina sulla Missione 6 del PNRR. Quella, appunto, che fa riferimento all’ambito sanitario.
“Manifestiamo forti preoccupazioni rispetto alle scadenze e chiediamo la massima attenzione su questi interventi, fondamentali per migliorare l’offerta sanitaria e garantire maggiore occupazione”, ha dichiarato Pietro Patti, segretario generale del sindacato. “Le strutture previste devono inserirsi in un sistema sanitario territoriale già deficitario e per questo è essenziale un monitoraggio attento della loro realizzazione”.
I dati
I dati più allarmanti riguardano, se possibile, i finanziamenti. Questo perché, spiega la Cgil, solo una quota minima dei fondi disponibili è stata effettivamente spesa. Secondo i dati della piattaforma ministeriale ReGIS sono stati finanziati 21 progetti per le Case di Comunità. Di questi, 8 strutture (38,1%) non hanno ancora visto l’avvio dei lavori e solo 13 strutture sono attualmente in corso di realizzazione.
Il finanziamento
Il finanziamento complessivo ammonta alla cifra di 33.305.735 euro, ma i pagamenti effettuati superano appena il 9%: 3.019.180 euro. Altro capitolo quello che riguarda i 6 Ospedali di Comunità. Qui i lavori sono stati avviati per tutte le strutture a fronte di un finanziamento totale di 14.711.258 euro. Ma i pagamenti effettuati si fermano ad appena 870.943 euro (5,9%). Complessivamente, i finanziamenti assegnati per le strutture sanitarie territoriali in provincia di Messina ammontano a 48.016.993 euro, ma la quota già spesa è soltanto di 3.890.123 euro (8,1%).
Il nodo principale ancora da sciogliere è quello riguardante il personale: al momento, non sono previste le risorse per rendere operative le strutture sanitarie. Un problema che non riguarda stavolta solo la provincia peloritana. Il sindacato denuncia che, al momento, non esistono finanziamenti specifici per il reclutamento del personale e permangono i vincoli di spesa.
Il report
Secondo le stime del report, per garantire il funzionamento delle 9 Case di Comunità HUB aperte 24/7, servirebbero da 63 a 99 infermieri di comunità, 9 assistenti sociali e da 45 a 72 unità di personale di supporto (socio-sanitario e amministrativo). Oltre a un numero adeguato di medici e specialisti ambulatoriali, in base alle esigenze del territorio. Tutto personale che dovrebbe dunque essere assunto in meno di un anno e mezzo.
Per i 6 Ospedali di Comunità, invece, sarebbero necessari 6 coordinatori infermieristici, da 36 a 48 infermieri, da 24 a 36 operatori socio-sanitari, da 6 a 12 unità di personale di supporto oltre a un medico per ogni struttura. Un fabbisogno significativo, aggravato dalle già esistenti carenze di personale sanitario nell’Isola.
La CGIL chiede quindi la stabilizzazione dei lavoratori già in servizio e l’attivazione di un piano di assunzioni per garantire la piena operatività delle strutture. Un tema non banale in considerazione dei tagli alla sanità – posti letto compresi – voluto dal Governo Meloni. Nel quadro degli interventi previsti dalla Missione 6, un altro capitolo importante è dedicato alla digitalizzazione dei servizi sanitari.
L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) prevede un progetto regionale da circa 250 milioni di euro da avvalersi sempre su fondi PNRR. La Piattaforma regionale di telemedicina, che avrebbe dovuto già essere in fase di collaudo, risulta invece in forte ritardo spiega ancora il sindacato, con conseguenze negative per il supporto ai pazienti cronici.
Alla presentazione del report ha partecipato anche la segretaria della Cgil Marche e del board nazionale Daniela Barbaresi, lanciando un monito non solo per la Sicilia: “I ritardi accumulati rischiano di compromettere la possibilità di dotare il nostro Paese di un sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria territoriale adeguato”. Ma senza un cambio di passo, Messina rischia ancora una volta di vedere sfumare un investimento cruciale per la salute pubblica e il benessere della collettività.
I sindacati
Presente a distanza anche Francesco Lucchesi, sindacalista messinese della cabina di regia della Cgil Sicilia. Per ridurre i tempi di reazione del comparto sanitario, “bisogna partire dalla nomina dei dirigenti generali delle varie Asp, sganciandoli possibilmente dalla pressione politica e dagli interessi politici, affidando la nomina degli stessi a un ente terzo, neutro”.
“Rispetto al PNRR, come si evince dal report, i dati sono disarmanti – conferma Lucchesi al QdS – su 155 case della comunità previste in Sicilia, 74 sono ancora ferme alla proiettazione esecutiva. Questo vuol dire che non sono neanche partiti i lavori. Facile immaginare che, se nell’arco degli ultimi tre anni non siamo riusciti a far partire i lavori, risulta difficile pensare che in meno di un anno possano essere eseguiti”.

