Formazione professionale siciliana segnali di ripresa - QdS

Formazione professionale siciliana segnali di ripresa

Michele Giuliano

Formazione professionale siciliana segnali di ripresa

venerdì 10 Maggio 2019

Assessorato regionale e sindacati costituiscono un tavolo tecnico: ritardi ancora cronici. Nonostante lo sblocco delle attività e la ripresa dei corsi tradizionali, restano criticità evidenti

I corsi che partono, le dichiarazioni entusiaste di assessore e dirigenti, i ragazzi che dopo anni possono finalmente frequentare le attività didattiche che attendevano ormai da tre anni, eppure nulla è risolto nel settore e il futuro è sempre incerto. Nei fatti, ancora non è dato sapere con certezza cosa succederà dopo la conclusione dell’avviso 2. Per cercare di programmare ciò che sarà dopo, e non lasciare più i lavoratori e gli aspiranti allievi fermi all’angolo, è stato istituito un tavolo permanente tra i tecnici dell’assessorato regionale, le organizzazioni sindacali e quelle datoriali, per affrontare e risolvere i problemi della formazione professionale.

Una scelta positiva e costruttiva, come dicono in una nota congiunta i segretari regionali di Flc Cgil Sicilia, Graziamaria Pistorino, Cisl Scuola, Francesca Bellia, e Uil Scuola, Claudio Parasporo, commentando l’esito dell’incontro che si è tenuto presso l’assessorato alla Formazione professionale della Regione Siciliana. “Ci sono – aggiungono – due questioni principali da risolvere. La prima consiste nel superamento di tutti quegli impedimenti tecnico-burocratici che hanno ritardato l’avvio dei corsi e il pagamento dei lavoratori”. Troppe volte le attività sono state rallentate da continui problemi legati a risvolti meramente tecnici, e a pagarne le spese sono gli utenti e chi negli enti lavora per portare avanti i corsi al meglio possibile. “La seconda – continuano i sindacati – riguarda la necessità di dare continuità ai percorsi già avviati.

A tal proposito condividiamo l’ipotesi prospettata dall’assessore regionale Roberto Lagalla di bandire un Avviso 2 bis, per il quale peraltro l’amministrazione avrebbe già individuato le risorse necessarie”. Insomma, un ulteriore momento di passaggio per poter poi procedere spediti verso la messa a regime di un sistema che ha bisogno di continuità e qualità, come si dice ormai da forse vent’anni, ma per il quale ancora non si riesce a trovare una quadra. In tutto questo, rimane aperta la questione dell’accesso alla quota 100 degli operatori che ne hanno i requisiti.

Fino all’ultima raccolta dati piuttosto parziale fatta dal governo nazionale, sulla base dei dati disponibili, potrebbero usufruire della quota 100 poco meno di un centinaio di lavoratori, a causa dei vuoti contributivi che interessano i periodi dal 2011, mentre i numeri reali potrebbero essere molto diversi, e favorire molti lavoratori che al momento non rientrerebbero. E parlando di numeri reali, è ancora in sospeso il numero effettivo di operatori del settore.

Dall’ultimo censimento fatto, il questionario informativo richiesto agli interessati, estrapolati dagli uffici, da cui si evincono circa 5.300 operatori. Ma dall’ultimo dato emerso dal riscontro dato dagli enti, quando poco meno della metà dei corsi era stato avviato, l’impegno del personale sull’Avviso 2 del 2018 si ferma a 1.600 operatori, un numero irrisorio rispetto al totale, e che, anche se raddoppiato al completamento dell’emissione dei decreti, non basterebbe a far rientrare a lavoro tutti gli operatori. Già tempo fa si era instaurato un dialogo tra assessorato e sindacati, durante il quale si è discusso anche il mancato rispetto del vigente contratto collettivo nazionale, in particolare per quanto riguarda il non riconoscimento delle disposizioni e dell’aggiornamento.

La posizione dell’assessorato è di assoluta disponibilità, tanto che è stato richiesto l’invio di una nota per intervenire su questi comportamenti, azioni che potrebbero sfociare nella sospensione dell’accreditamento per gli Enti gestori inadempienti.

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