Francesco Costa, il futuro di podcast e informazione: l'intervista - QdS

Francesco Costa, il futuro di podcast e informazione: l’intervista

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Francesco Costa, il futuro di podcast e informazione: l’intervista

Sandy Sciuto  |
domenica 15 Maggio 2022

Quattro premi all'Italian Podcast Award e una carriera di successi nel mondo dei podcast e dell'informazione: l'intervista a Francesco Costa su QdS.it.

Alla prima edizione dell’Italian Podcast Award, evento tenutosi lo scorso 30 aprile al Teatro Carcano di Milano a cura di Andrea Colamedici e Maura Gancitano, fondatori di TLON, Francesco Costa ha conquistato quattro riconoscimenti con il suo podcast di rassegna stampa “Morning”.

Miglior podcast dell’anno”, “Miglior podcast di news”, “Miglior host” e il premio del pubblico per il Vicedirettore de “Il Post”, che è stato tra i primi in Italia a scommettere sulle potenzialità del podcast, oggi diventato strumento di intrattenimento, conoscenza e narrazione sempre più amato soprattutto tra gli under 40.

Chi è Francesco Costa, dagli esordi a “Morning”

Nel 2015 ha iniziato con “Da Costa a Costa”: una newsletter prima, poi diventata un podcast. Con “Morning” ogni mattina, Francesco Costa dà il suo buongiorno ai suoi ascoltatori commentando le notizie più importanti con un lavoro certosino e puntuale.

Nella prima edizione dell’Italian Podcast Awards, “Morning” ha vinto quattro premi: Miglior podcast dell’anno, Miglior podcast di news, Miglior host e il premio del pubblico. Ecco l’intervista di QdS.it a Francesco Costa a pochi giorni dal grande risultato.

La felicità dopo la vittoria all’Italian Podcast Awards

Ho letto il Suo post di commento sui social in cui si raccontava felice e incredulo: a distanza di giorni ha realizzato?

“Sì, ho realizzato. Rimango molto felice e anche incredulo perché non pensavo mai che Morning potesse vincere quattro premi. È un riconoscimento del lavoro di tutta la redazione de Il Post e di tutte le persone che mi aiutano a fare questo podcast”.

“Da Costa a Costa” e “Morning”: un esperimento ben riuscito

Oggi tutti fanno podcast. Lei, però, ha iniziato con “Da Costa a Costa” nel 2015, quando in Italia i podcast non erano rilevanti come oggi. Cosa Le ha fatto credere nella loro potenzialità, soprattutto per veicolare informazioni?

“Era un esperimento. I podcast sono uno strumento abbastanza antico che poi è diventato molto di moda. In quegli anni, negli Stati Uniti stavano tornando ad avere un pubblico. Me ne ero accorto e mi sono detto ‘Proviamo’!

Da esperimento, nel corso degli anni, tutti i prodotti che si ascoltano come i podcast e anche gli audiolibri hanno trovato un loro pubblico perché sono prodotti che si infilano bene nelle giornate delle persone. Non richiedono un’attenzione esclusiva: puoi ascoltare un podcast o un audiolibro e fare anche altro. Ciò rende molto facile la loro fruizione”.

Così non ci educhiamo più al silenzio?

“Ci sono un sacco di attività che noi facciamo e che sono passive per il nostro cervello. In quel caso, preferiamo del silenzio e nessuno ci obbliga ad ascoltare qualcosa. Pensiamo, però, ai pendolari o a chi vive una condizione che gli impedisce di fare tante cose: ecco, ascoltare e farsi raccontare una storia o delle notizie può essere un modo anche per rendere quel tempo altrimenti improduttivo o apparentemente sprecato e dargli un nuovo senso”.

Podcast e news: le risposte di Francesco Costa

Tra i premi ricevuti, c’è quello di miglior podcast di news. “Morning” arriva ogni mattina prima del sorgere del sole. Che lavoro c’è dietro?

“Dietro c’è un lavoro che a ‘Il Post’ facciamo da tanto tempo, ossia di lettura critica delle notizie. Non limitarci a dare le notizie, ma anche provare a raccontare ai nostri lettori come nasce una notizia e perché i giornali la raccontano diversamente. ‘Morning’ fa la stessa cosa ogni mattina.

Si parte dalla lettura dei giornali e poi la selezione e la costruzione di questo racconto prima che sorga il sole. È un lavoro che comincia alle 5 del mattino e dura circa tre ore in cui leggo le notizie, si registra il podcast e si monta.

È un lavoro quasi in diretta, perché non c’è tanto tempo per fare modifiche o tagli. Io vado a braccio ed è anche un modo per tenere traccia anche di come cambiano le notizie e si evolvono giorno dopo giorno”.

La selezione delle notizie per il podcast

Come seleziona le notizie da proporre agli abbonati?

“Sulla base della loro importanza. Capisco sia un termine generico, ma le notizie che hanno un maggior impatto sulle persone sono le più importanti secondo me. Mi riferisco a quelle legate agli aspetti più importanti della nostra vita: il lavoro, le tasse, la scuola e la politica estera, soprattutto in questi ultimi mesi, ma anche le notizie che permettono di capire meglio come funziona ciò che ci circonda. Mi capita di parlare dell’industria agroalimentare o delle auto o di prodotti culturali perché permettono volta per volta di illuminare un pezzetto della realtà”.

Non teme di incappare in fake news?

“Lo temo ed è capitato. Morning è una rassegna stampa e quindi si basa su cosa scrivono i giornali e al mattino non posso fare il fact checking. Il rischio esiste e, come tutti i giornali, cerchiamo di ridurlo al minimo e quindi stiamo molto attenti e studiamo per individuare se c’è qualcosa che non ci torna.

Quando capita di sbagliare, lo raccontiamo. Spieghiamo cosa abbiamo sbagliato. Non solo per scusarci ma anche per mostrare un meccanismo del dietro le quinte dell’informazione”.

Podcast e informazione secondo Francesco Costa

Podcast e informazione: perchè funziona questo binomio secondo lei?

“Secondo me funziona perché attraverso il podcast è possibile approfondire in un modo che è meno faticoso e più facile per le persone. Ad esempio, una puntata di ‘Morning’ dura circa 20-25 minuti. Se una persona volesse leggere la trascrizione della puntata, dovrebbe fermarsi, sedersi e leggere per lo stesso tempo. Sarebbe un testo molto lungo. Invece ascoltarlo e avere la possibilità di fare altro permette alle persone un approfondimento che altrimenti non avrebbero.

Ascoltare, che è la prima cosa che abbiamo imparato a fare ma anche il primo modo che gli esseri umani hanno utilizzato per trasmettersi le informazioni, è facile e ancestrale. Il podcast rende questo atto più facile per le persone che non hanno più alibi di non avere più il tempo per approfondire”.

I segreti del buon narratore

È stato premiato anche come miglior host. Cosa non deve mai prescindere per non tradirsi nell’essere un buon narratore?

“Tante cose, ma la più importante è di non rinunciare alla propria identità. I podcast non richiedono che chi parla abbia una dizione perfetta o che sparisca dietro le cose che racconta. È una voce che comunica ad altre persone e aiuta anche che sia una voce con dentro imperfezioni o che racconta a volte l’effetto che ha avuto su di lui o lei una certa notizia. Pensare che quello sia un dialogo e non una forma di informazione unilaterale, altrimenti basterebbe una voce automatica o simile”.

Come creare un buon podcast

Quali sono le caratteristiche per un buon podcast?

“Partiamo dal fatto che dire un podcast è come dire un video o un articolo. Possono essere di mille tipi diversi. Secondo me, se si parla di podcast di informazione, che poi sono quelli che faccio e di cui posso dire qualcosa, la chiave è che devono essere utili. Dopo l’ascolto, le persone devono apprendere qualcosa che li possa aiutare a capire meglio e decifrare la realtà intorno”.

Oltre i podcast, Lei comunica anche sui social. Di recente, ha aperto un account su TikTok. Un mero esperimento o una nuova scommessa?

“Al momento siamo nella fase del mero esperimento. A me interessa utilizzare queste piattaforme perché penso che si debba parlare con il pubblico lì dove si trova. Un pezzo rilevante di pubblico, soprattutto quello giovane, è su TikTok e su Instagram.

Su quest’ultimo sono riuscito a costruire una comunità di persone che segue il mio lavoro e con cui io dialogo quotidianamente e che mi aiuta a fare meglio e bene questo lavoro. Su TikTok sono ancora all’inizio. Non è un social media creato per l’informazione. La sfida e la difficoltà stanno nel modo di adeguare le cose che vuoi dire ad un linguaggio diverso e farlo senza tradire la tua missione e il tuo lavoro”.

Francesco Costa, TikTok e la risposta alle critiche

Ho letto che ci sono state delle critiche da parte di chi la segue quando ha annunciato dell’account su TikTok. Qual è il rapporto che ha con loro?

“Provo a usare questi strumenti non solo per trasmettere informazioni, ma anche per ricevere dei feedback quotidiani su cosa faccio e ciò mi aiuta a migliorare. Qualcuno si era preoccupato perché pensava che potessi spostare i miei contenuti su TikTok e ‘mollare’ Instagram, ma non è una cosa che ho intenzione di fare.

Penso, però, che è bene non ignorare queste piattaforme perché si forma un ‘sacco della cultura‘ tra le persone più giovani. Credo sia necessario per i prodotti giornalistici, in un momento in cui, tra l’altro, le imprese editoriali non sono in piena salute, esplorare nuovi modi e nuovi linguaggi per parlare ad un nuovo pubblico.

L’interazione con il pubblico è una novità per il giornalista che non ha sempre un riscontro del suo lavoro, invece i social lo permettono. Ovviamente è un’arma a doppio taglio perché da una parte non siamo abituati a tutti questi feedback e trovarsi una mattina 50/100 messaggi che ti dicono quello che pensano del tuo lavoro può anche non essere facile da gestire. E poi, non è detto che i feedback delle persone siano corretti. Bisogna essere in grado di gestirli senza diventarne schiavi”.

L’informazione e la sua evoluzione oggi

Qual è lo stato di salute dell’informazione oggi?

“Credo non sia uno stato di salute esaltante. Prima ancora della guerra, la pandemia ci ha mostrato quanto nelle redazioni non ci sia una grande dimestichezza con la complessità delle questioni, con la verifica e con la sobrietà nel dare certe notizie. Abbiamo visto molto allarmismo, sensazionalismo e informazioni false in un momento in cui potevano e hanno significato la differenza tra la vita e la morte per alcune persone. E questo discorso lo si può anche fare per l’informazione politica e i talk show. Stato di salute non esaltante, quindi, e credo che questo sia anche un riflesso del momento difficile economico che attraversano le imprese editoriali perché, se hai sempre meno soldi e sempre meno persone, inevitabilmente la qualità del tuo lavoro ne risentirà”.

In cosa si evolverà l’informazione?

“Da un certo punto di vista, la quantità di informazioni continuerà ad aumentare e a essere disponibile gratuitamente. Questo è uno dei grandi cambiamenti degli ultimi 20 – 30 anni. Grazie a Internet, c’è una grandissima quantità di informazioni gratis. Questo crea delle grandi opportunità, ma anche dei grandi rischi per le aziende editoriali perché va a erodere un monopolio che prima possedevano.

So che è difficile, ma la chiave è riuscire a dare qualcosa in più rispetto all’offerta gratuita in termini di originalità, qualità o di approfondimento. Se le persone devono pagare per avere qualcosa in più che possono già avere gratis, è necessario che quel prodotto a pagamento offra qualcosa che altrove non c’è. Lì sarà la differenza tra le testate che riusciranno ad avere un ruolo anche nel futuro e quelle che lo vedranno diminuire col passare del tempo”.

La scelta di Morning come podcast a pagamento segue questa direzione…

“Questo era il tentativo. Noi vendiamo un abbonamento al giornale che comprende tante cose, tra cui la possibilità di ascoltare ‘Morning’. La risposta del pubblico per noi è stata ottima nel senso che ‘Il Post’ ha i conti in attivo, ha un numero di abbonati che cresce e ‘Morning’ ha contribuito in questo. Le persone abbonate pensano evidentemente che quel lavoro lì meriti di essere sostenuto anche economicamente e non solo leggendoci”.

I podcast e l’informazione del futuro secondo Francesco Costa

E il ruolo del podcast di informazione nel futuro?

“Credo sarà importante, ma non soppianterà nulla come dimostra la storia dell’informazione. I podcast si aggiungeranno alla radio, alla tv e a Internet con il loro ruolo e le aziende editoriali, credo, produrranno sempre meno un oggetto di carta o un sito internet ma faranno informazione in modo diverso e i podcast saranno uno di questi modi”.

Parlando del prossimo futuro, a giugno terrà un workshop a Stromboli

“È un workshop rivolto alle persone che vogliono cominciare a fare questo mestiere. Approfittando della cornice di Stromboli, è un’occasione per confrontarsi, discutere, esercitarsi e capire come funziona l’informazione. Non si impara in una settimana a diventare giornalista, ma se può essere utile per poter tornare a casa con nuove idee e una prospettiva più chiara di quale possa essere un percorso di carriera nel 2022 per chi vuole fare questo mestiere, mi riterrò soddisfatto”.

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