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Freddie Mercury, stasera in tv Bohemian Rhapsody per ricordare i 30 anni dalla morte

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Freddie Mercury, stasera in tv Bohemian Rhapsody per ricordare i 30 anni dalla morte

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mercoledì 24 Novembre 2021

Freddie Mercury è stato uno dei front man più esplosivi, trasgressivi e coraggiosi mai visti su un palco. Questa sera in tv, un film lo racconta, ecco perché guardarlo

Per celebrare il trentesimo anniversario della scomparsa di Freddie Mercury, Rai 1 manda in onda, questa sera, un film da Oscar. Stiamo parlando di “Bohemian Rapsody“, il film sulla storia dei Queen che con un budget di 52 milioni di dollari è arrivato a incassarne un miliardo vincendo quattro Oscar tra cui quello per il miglior attore protagonista (Rami Malek che interpreta Freddy Mercury), è la dimostrazione più clamorosa di cosa rappresenti la band nella storia del rock e, ormai, nell’immaginario collettivo.

Le curiosità sul film “Bohemian Rhapsody”

Il regista Bryan Singer è stato licenziato dalla 20th Century Fox dopo aver quasi concluso le riprese. Il padre degli X-Men si era ingiustificatamente assentato per una settimana. A completare la pellicola è stato Dexter Fletcher, poi regista di Rocketman, biopic su Elton John. Ma l’unico accreditato alla regia di Bohemian Rhapsody è andato a Bryan Singer.

La gestazione della pellicola è stata lunga e complicata

Nel 2010  Sacha Baron Cohen era stato scelto per interpretare Freddie Mercury, con Peter Morgan autore della sceneggiatura. Nel 2013 l’attore inglese  abbandona il progetto per ‘divergenze artistiche’ con i Queen. Successivamente viene annunciato  Ben Whishaw come nuovo Freddie. Nel 2015 lo script viene riscritto e nel 2017  Rami Malek fa sua la parte che lo porterà successivamente a vincere l’Oscar come miglior attore.

Il film  è stato censurato in Malaysia

con tagli di 24 minuti che hanno coinvolto il videoclip di I Want to Break Free e ogni aspetto legato all’orientamento sessuale di Freddie Mercury. Anche in Cina sono state tagliate tutte le scene in cui il cantante bacia altri uomini.

Bohemian Rhapsody ha conquistato la palma di biopic musicale di maggior successo nella storia del cinema.

Brian May ha confermato l’intenzione di realizzare un sequel

Il celebre chitarrista con la band sarebbe “al lavoro per trovare un’idea ed una sceneggiatura all’altezza del primo film, ma potrebbe volerci tempo”.

Lo sceneggiatore Anthony McCarten ha citato in giudizio il produttore Graham King e la sua casa di produzione GK Films per non aver ricevuto il giusto compenso garantito dal contratto, in relazione agli incassi della pellicola. Ma Bohemian Rhapsody, incredibile ma vero, risulterebbe in deficit di 51 milioni secondo le dichiarazioni contabili della Twentieth Century Fox Film Corporation, pur avendo incassato oltre 900 milioni di dollari in tutto il mondo.

Diverse le incongruenze storiche presenti nella pellicola

Freddie Mercury scoprì di essere positivo all’HIV  dopo il Live Aid tra il 1986 e il 1987, arco temporale non coperto dal film, e non nel 1985. John Deacon non è entrato nei Queen insieme a Freddie Mercury nel 1970, ma l’anno successivo, dopo che il gruppo aveva ingaggiato e poi scartato altri tre bassisti. I Queen non si sono mai sciolti, eccetto una piccola pausa prima delle registrazioni di The Works nel 1983, quindi nella realtà l’esibizione al Live Aid non rappresentò una reunion, come si vuol far credere nella pellicola.  I quattro membri si erano esibiti insieme una settimana prima a Osaka per l’ultima data del The Works Tour. Inoltre, non vengono rispettati i tempi cronologici di alcune canzoni (Seven Seas of Rhye, Fat Bottomed Girls, We Will Rock You) e del concerto di Rock in Rio 1985.

Rami Malek non canta mai con la propria voce all’interno del film, dove ha dovuto indossare una protesi dentale per tutte le riprese.

Trent’anni fa, la morte di Freddy Mercury

Purtroppo Freddie, morto il 24
novembre 1991 a Londra è anche una delle più celebri vittime dell’Aids, che
l’ha stroncato a soli 45 anni, nella sua residenza londinese quando la
positività all’HIV era ancora una sentenza di morte.

Come in tanti ricordano ormai
grazie al film, si chiamava Farrock 
Bulsara, era nato a Zanzibar e aveva ascendenze parsi e indiane.

Con la sua band, insieme a Brian
May, John Deacon e Roger Taylor aveva trovato la sintesi della sua personalità
di rocker innamorato della lirica ma che, cresciuto negli anni ’60 e formatosi
nei ’70, amava Jimi Hendrix, Elvis Presley, Led Zeppelin e Black Sabbath, Liza
Minnelli, David Bowie e il Glam rock di Marc Bolan e i T. Rex e ammirava Paul
Rodgers, il cantante dei Free che anni fa ha compiuto le tournée con Brian May
e Roger Taylor portando in giro per il mondo il mito dei Queen con risultati a
dir poco deludenti.

I successi dei Queen, ancora oggi ascoltati in tutto il mondo

E’ stato chiaramente un uomo di
grande curiosità musicale che amava mescolare i generi, capace di intuizioni
geniali come “Bohemian Rapsody” e di scivolate kitsch come
“Barcelona Barcelona”, inno olimpico inciso insieme a Montserrat
Caballe o la colonna sonora di “Metropolis” realizzata con Giorgio
Moroder.

Freddy Mercury, una regina tormentata, il suo talento e la sua vita spericolata

Era un performer che usava la
teatralità come un’arma, l’esibizione del suo machismo gay aveva il senso di
uno sberleffo liberatorio che si accompagnava alla sue incredibili doti vocali
e al suo talento di pianista.

Un cultore dell’iperbole, dotato
di un provocatorio sense of humour, che continua a essere venerato da un
pubblico trasversale e che ha lasciato alle spalle un’impressionante serie di
hit, da “We Are The Champions” a “Radio Ga Ga”, da
“Love of My Life” a “Under Pressure”, da “Somebody To
Love” a “Love of My Life”, “Crazy Little Thing Called
Love”, “WeWill Rock You” per citare solo qualche titolo.

E’ stato un uomo tormentato e
insicuro nonostante l’ego smisurato: ha tentato anche la strada solista e ha
fallito clamorosamente, perché lontano dai Queen non è riuscito a ritrovare la
magia.

Ha condotto una vita spericolata
e piena di eccessi ma senza mai rendere pubblica la sua verità di uomo.

Dopo la morte, l’eredità di Freddy Mercury è ben custodita dalla band e dai suoi fan

Dopo la sua morte, John Deacon ha
deciso di abbandonare le scene: sono Brian May e Roger Taylor a tenere in piedi
la ditta e il mito, con le tournée, il musical (un altro clamoroso successo),
la produzione del film. Freddie Mercury è stato semplicemente inimitabile.

Sfidando le sue fragilità ha
lavorato duro per diventare un mito: è morto troppo presto, ma per sua fortuna
ci sono i suoi vecchi amici che tengono sempre viva la fiamma del ricordo.

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