Controllare prima, non dopo
Radio, televisioni e giornali sono pieni di notizie sui cosiddetti furbetti del Reddito di cittadinanza, cioè i mafiosi, i criminali, gli sfaccendati e altri simili che hanno percepito l’assegno mensile indebitamente danneggiando lo Stato per centinaia, e forse più, milioni di euro.
Tutti costoro sono stati denominati furbetti, dovevano essere invece citati come disonesti. Non utilizzare parole appropriate per chi ruba il denaro pubblico è un buonismo deleterio perché non fa capire le cose come stanno.
Ma i veri furbetti sono stati i politici del Governo Conte I che hanno approvato questo provvedimento per mettere insieme il diavolo e l’acqua santa. Ci spieghiamo: il sostegno ai cittadini poveri, ammalati, disabili e bisognosi è assolutamente indispensabile. A tutti costoro lo Stato doveva (e deve) dare l’Assegno di povertà.
L’altra parte della disastrosa legge ha riguardato l’attivazione del lavoro. Una formulazione e un obiettivo di incompetenti, i quali pensavano che si potesse migliorare la situazione occupazionale con una norma, mentre è a tutti noto che il lavoro deriva dal funzionamento della macchina produttiva e dalla sostituzione dei dipendenti pubblici.
La macchina produttiva migliora se le condizioni di mercato funzionano. La prima riguarda la facilitazione all’esportazione, compito sia del ministero degli Esteri che degli istituti nazionali, come Sace, che devono favorire i percorsi affinché le imprese italiane possano esportare il più possibile.
Un’altra parte ancora riguarda la capacità di gruppi italiani di costruire nel mondo infrastrutture, come ha fatto di recente WeBuild con l’ampliamento del Canale di Suez e la prossima costruzione di un ponte in Norvegia. Da segnalare anche la costruzione di navi per il ministero della Difesa dell’Indonesia da parte di Fincantieri.
La capacità degli imprenditori italiani è apprezzata in tutto il mondo, ma non è sufficiente per far crescere il Pil del nostro Paese in maniera adeguata in modo da compensare l’incremento inarrestabile del debito, che a settembre arrivava alla mostruosa cifra di 2.706 miliardi. Cosicché, in rapporto al Pil la percentuale è arrivata alla vetta del 156,3%.
Un’altra modalità per incrementare l’occupazione riguarda la tempestiva sostituzione dei dipendenti pubblici – governativi, regionali e locali – che vanno in pensione, soprattutto quelli del settore sanitario.
In questo versante si verifica una situazione inconcepibile: i giovani laureati in medicina, che possono fare subito l’esame di Stato per l’abilitazione, non trovano una quantità sufficiente di borse di studio per la specializzazione, con la conseguenza che la loro formazione si interrompe.
Torniamo al Reddito di cittadinanza che, volendo intervenire nella promozione del lavoro, ha commesso un altro stupido errore, e cioè rimpinguare i Centri per l’impiego con tremila cosiddetti Navigator, cioè laureati senza alcuna esperienza che avrebbero dovuto mettere in contatto domanda e offerta di lavoro. Essi sono stati assunti con contratto triennale di Co.co.co. e quindi quest’anno se ne torneranno a casa, salvo nuove iniziative governative.
La sciagurata legge è stata approvata, come prima si scriveva, da Governo e maggioranza. Loro sono stati i furbetti, oltre che incompetenti. Perché? Perché non hanno voluto artatamente provvedere a verificare le condizioni in base alle quali i percettori avrebbero dovuto ricevere l’assegno.
La conseguenza è stata che quando l’Inps e le Forze dell’Ordine hanno iniziato a setacciare i beneficiari si sono scoperti centinaia di migliaia di soggetti che non avevano diritto ma che intanto hanno incassato centinaia di milioni che non torneranno più all’ovile. Un danno irreparabile.
Questa è la classe politica che ci ha governato in questa legislatura, oggi sostituita da un Governo in cui molti componenti sono sordi a chi tira la giacchetta, a cominciare dal premier Mario Draghi.
Purtroppo, fra due mesi circa il sistema politico entrerà in fibrillazione per l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Ci auguriamo che il Presidente Mattarella voglia sacrificarsi mantenendo la carica per almeno un paio di anni in modo da consentire a Draghi di completare la legislatura. Altre soluzioni sarebbero destabilizzanti, ma confidiamo nel Presidente.