“La funzione del presidente del Parlamento non è mai stata messa a disposizione di un interesse personale”. Con un’indagine ancora aperta e un diritto alla difesa ancora pienamente da esercitare, Gaetano Galvagno fonda su queste parole – pronunciate in occasione della seduta in cui ha riferito ai deputati delle accuse rivoltegli dalla procura di Palermo – il proprio convincimento di avere operato all’interno della legalità in questi primi due anni e mezzo da presidente dell’Ars.
I magistrati sospettano invece che sia inciampato in comportamenti tali da profilare i reati di corruzione e peculato. Il suo, finora, è il nome più altisonante, ma l’inchiesta settimana dopo settimana si sta allargando, coinvolgendo altre figure di spicco di Fratelli d’Italia ed è tutt’altro che escluso che finisca per tirare in ballo anche esponenti che operano a Roma.
Ma mentre gli inquirenti valutano la rilevanza penale degli atti compiuti da Galvagno – dal finanziamento di particolari eventi all’uso dell’auto blu – fuori dal palazzo di giustizia il tema che fatica ad affermarsi, in un dibattito pubblico sempre più appiattito sulle dispute tra colpevolisti e innocentisti, è quello del piano dell’opportunità. L’informativa della guardia di finanza contiene diverse intercettazioni in cui le relazioni personali di Galvagno sembrano incidere sulle sue scelte istituzionali.
Tra queste c’è la vicenda del finanziamento che sarebbe stato erogato, a detta dello stesso Galvagno, soltanto a condizione che nell’organizzazione della manifestazione venisse coinvolta la donna legata a Uomo 6, la cui identità ancora non è stata ufficialmente svelata.
Esistono però altri casi in cui persone vicine al presidente dell’Ars affermano di avere la possibilità di incidere sulle sue azioni. Uno di questi vede protagonista Donna 1. Dietro questo nome si cela, come scoperto dal Quotidiano di Sicilia, una broker assicurativa che si descrive come amica di Galvagno e che, di certo, era in relazione con la portavoce Sabrina De Capitani, la sorella del presidente e a conoscenza dei rapporti personali di Uomo 6.
La fine delle cose
A gennaio 2023, i militari della guardia di finanza ascoltano una conversazione tra uno degli imprenditori che hanno lavorato all’evento Magico Natale e S. V., 34enne professionista del settore delle assicurazioni (non indagata).
La telefonata tra i due affronta argomenti privati ed è nervosa, ma poi tocca un tema che per gli inquirenti è interessante. V. dice all’uomo di non aver aggiornato Galvagno del fatto che il rapporto con l’imprenditore si era incrinato. “Donna 1 gli dice di non aver detto nulla a Galvagno, ma che lui saprebbe già tutto e che lei per evitare di metterlo in cattiva luce e fargli saltare lavori, situazioni, rapporti interpersonali non gli avrebbe detto nulla”, si legge nella ricostruzione fatta dai finanzieri.
La 34enne aggiunge poi che “se lei dovesse raccontare lo zero virgola un per cento di quello che lui ha fatto, Galvagno non lo considererebbe più, per il bene che le vuole e per il rapporto che loro hanno”. V. inoltre afferma che avrebbe spinto affinché dall’Ars arrivassero affidamenti alla società dell’imprenditore. “Il riferimento è verosimilmente all’evento Magico Natale”, scrivono gli investigatori, richiamando il doppio appuntamento a Palermo e Catania che aveva usufruito di 100mila euro ma nonostante ciò si era rivelato un flop.
“S. V. è una mia amica, ma non ha il potere di condizionare le scelte fatte in materia di erogazione di contributi e di coinvolgimento di specifici operatori”, replica Galvagno al Quotidiano di Sicilia.
La conoscenza di Uomo 6
La voce di V. viene registrata anche in alcune conversazioni con Sabrina De Capitani, l’ormai ex portavoce di Galvagno accusata di avere ricevuto favori e utilità da parte di Marcella Cannariato, allora vicepresidente della Fondazione Dragotto.
De Capitani parla con Donna 1, lamentandosi del fatto che Galvagno avrebbe appreso della sorella (non indagata) della volontà di Cannariato di escludere dall’organizzazione Marianna Amato, la donna la cui presenza sarebbe stata invece imprescindibile per ottenere il finanziamento. “Ma Marianna, scusami, è legata a Uomo 6, questo lo so”, afferma V.
La consulenza al fratello
La 34enne non è l’unica V. ad avere rapporti con Galvagno. Come verificato dal Quotidiano di Sicilia, il fratello Michele – 35enne, di professione avvocato – nel 2024 ha ricevuto una consulenza dal presidente dell’Ars: quattromila euro per un incarico che ha coperto il periodo che va da agosto a ottobre.
Nel curriculum del 35enne, specializzato in diritto civile, figura anche una collaborazione tra il 2021 e il 2022 nello studio legale Pinelli-Schifani, che ha avuto tra i fondatori l’attuale presidente della Regione. “Nella scelta di affidare l’incarico all’avvocato V. non ha influito in alcun modo il rapporto di amicizia con la sorella”, assicura Galvagno.
Contattati per una replica, S. e Michele V. hanno deciso entrambi di non rispondere alle domande del Quotidiano di Sicilia.
Il canale per arrivare a Cortina
Un’altra storia che vede protagonista S. V. parte dalla Sicilia e porta fino in Lombardia, dove l’anno prossimo si terranno le olimpiadi invernali.
Il nome della donna viene fatto da Sabrina De Capitani ad aprile del 2024. L’allora portavoce di Gaetano Galvagno la indica come il canale migliore per arrivare a Giovanni Malagò, all’epoca numero uno del Coni e ancora oggi presidente del Comitato Milano-Cortina 2026.
De Capitani ne parla al telefono con un amico imprenditore, dopo aver saputo che l’uomo è interessato a un appalto da nove milioni di euro legato all’organizzazione della competizione a cinque cerchi. “Fammi fare una chiamata”, dice la donna di origini brianzole. Un’ora dopo, la guardia di finanza intercetta un’altra telefonata: stavolta De Capitani parla con Giorgia Galvagno, la sorella del presidente (non indagata). La prima dice di volerla incontrare di presenza per dirle una cosa. “È verosimile che De Capitani chiederà a Galvagno (Giorgia) di parlare con S. V., che a sua volta dovrebbe parlare con Malagò (non indagato) per la gara di Cortina 2026”, scrivono gli inquirenti.
Un convincimento che è alla base dell’interpretazione di a ciò che accade una settimana dopo. Il 17 aprile, De Capitani torna a parlare con l’amico imprenditore. “Chi doveva essere avvisato è stato avvisato”, dice la donna. Per la procura, il riferimento va a un incontro che, il giorno prima, sarebbe avvenuto a Roma tra Giorgia Galvagno e S. V.
Il pressing di De Capitani su V. sarebbe stato costante. Almeno questo è ciò che emerge dai racconti che la portavoce del presidente dell’Ars fa all’amico imprenditore: “Sono qui che continuo a chiamare la mia amica”, afferma De Capitani. Che poi, guardando avanti, a una possibile aggiudicazione a favore della società dell’imprenditore, domanda a quest’ultimo: “Son tanti soldi, dobbiamo vincere noi. Cosa mi dai se vinciamo? Io so cosa voglio…”. Una delle tante vicende su cui la magistratura è chiamata a far luce, in un’indagine che resta ancora aperta.

