Il dg di Amnesty Italia interviene dopo il rinnovo automatico dell'intesa sullo stop alle partenze, "migliaia di rifugiati intrappolati in un Paese in guerra con infami condizioni detentive". Il motivo degli incrementi degli sbarchi di queste settimane
ROMA – “Nessuno pensi che, rinnovato per altri tre anni l’accordo con la Libia, il governo italiano possa archiviare la questione e continuare a ignorare la sofferenza di migliaia di migranti e rifugiati intrappolati, in infami condizioni detentive, in un paese in guerra”.
Lo ha dichiarato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia, all’indomani del rinnovo automatico del Memorandum d’intera con la Libia, originariamente sottoscritto il 2 febbraio 2017 per impedire a migranti e rifugiati di raggiungere le coste italiane.
Come noto, a seguito dell’accordo l’Italia ha accettato di addestrare ed equipaggiare la guardia costiera e altre autorità libiche, collaborando con esse a raggiungere l’obiettivo di intercettare imbarcazioni in mare e riportare le persone a bordo nei centri di detenzione libici, dove queste sono trattenute illegalmente e subiscono gravi violenze, tra cui stupri e torture.
Nei primi tre anni dalla firma dell’accordo almeno 40.000 persone, tra cui migliaia di minori, sono state intercettate in mare, riportate in Libia e sottoposte a sofferenze inimmaginabili. Solo nel primo mese del 2020, sono state intercettate 947 persone.
“Se il governo italiano è serio quando parla di negoziare cambiamenti al testo del Memorandum, in primo luogo riconosca che può farlo in ogni momento e che il rinnovo dell’accordo non impedisce in alcun modo che questo venga modificato nell’ottica di una maggiore attenzione ai diritti umani dei migranti e dei rifugiati trattenuti in Libia”, ha aggiunto Rufini.
“Che la situazione sia ormai insostenibile lo dimostra anche la decisione, presa il 30 gennaio dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, di sospendere per mancanza di sicurezza le attività del suo centro di transito di Tripoli, aperto appena un anno fa”, ha sottolineato Rufini.
“Memorandum o non Memorandum, ci sono delle cose che l’Italia deve contribuire a realizzare: l’evacuazione in un luogo sicuro delle persone attualmente trattenute nei centri di detenzione, la chiusura di questi ultimi e la creazione di percorsi legali e sicuri per giungere in Europa”.
Amnesty International Italia, che alla fine della scorsa settimana aveva sollevato questi punti con la ministra dell’Interno, avvierà una serie di incontri con rappresentanti delle forze politiche per sollecitare l`adozione di tutte le misure necessarie per la protezione dei migranti e dei rifugiati in Libia.
“Sono passati tre mesi da quando con Possibile abbiamo sollevato la questione, chiedendo alla ministra dell’Interno Lamorgese di non firmare l’accordo con la Libia, attraverso il quale continueremo a finanziare centri di detenzione fuori da ogni controllo internazionale. Sono passati tre mesi da quando la ministra Lamorgese è arrivata in Aula, a difendere gli accordi, a promettere però ‘modifiche’, una revisione del testo, ‘miglioramenti’ che non solo non sono mai arrivati, non sono mai stati discussi”.
Lo dichiarano la segretaria e il fondatore di Possibile, Beatrice Brignone e Giuseppe Civati, sugli accordi con la Libia.
“Non sono bastate – aggiungono Brignone e Civati – le mobilitazioni nate in questi mesi, ignorate dal governo e dalla maggioranza che lo sostiene, che prima o poi dovrà prendersi le sue responsabilità. Oggi (ieri per chi legge, ndr) è 3 febbraio, e inizia il quarto anno in cui l’Italia si sarà resa complice di una situazione in cui giorno dopo giorno uomini, donne e bambini vengono sottoposti a condizioni di detenzione pesantissime, torture, violenze. Nel silenzio generale. Nell’indifferenza di chi aveva il potere di cambiare le cose, e che ha deciso di voltarsi dall’altra parte”.
In realtà la ministro dell’Interno Lamorgese aveva lei stessa sottolineato la necessità di modificare l’accordo dopo il rinnovo automatico.