Gimbe, sette province italiane superano i 150 casi Covid per 100 mila abitanti - QdS

Gimbe, sette province italiane superano i 150 casi Covid per 100 mila abitanti

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Gimbe, sette province italiane superano i 150 casi Covid per 100 mila abitanti

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giovedì 18 Novembre 2021

Per la quarta settimana consecutiva incremento dei nuovi casi settimanali, come documenta anche la media giornaliera, "che in un mese è triplicata: da 2.456 il 15 ottobre a 7.767 il 16 novembre

In 7 Province si contano oltre 150 casi per 100.000 abitanti: Trieste, Bolzano, Gorizia, La Spezia, Forlì-Cesena, Padova e Vicenza. E quanto rileva il monitoraggio Gimbe relativo alla settimana dal 10 al 16 novembre.

Ecco l’elenco dei nuovi casi per 100.000 abitanti dell’ultima settimana in Sicilia suddivisi per provincia: Catania 115, Messina 107, Siracusa 88, Caltanissetta 58, Trapani 51, Agrigento 49, Palermo 47, Enna 46 e Ragusa 31.

Per la quarta settimana consecutiva si conferma un incremento dei nuovi casi settimanali, come documenta anche la media giornaliera, “che in un mese è triplicata: da 2.456 il 15 ottobre a 7.767 il 16 novembre”. In tutte le Regioni, tranne Calabria e Umbria, si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi, che va dal 0,7% della Puglia al 180% della Valle D’Aosta.

In 84 Province si registra
un’incidenza pari o superiore a 50 casi per 100.000 abitanti: in Campania,
Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Umbria e Veneto tutte le
Province raggiungono o superano tale soglia.

“Di fronte a questi numeri è inaccettabile che gli amministratori non abbiano introdotto restrizioni locali, seppur impopolari, accettando il rischio che la diffusione del contagio trascini l’intera Regione in zona gialla”, commenta il presidente Gimbe Nino Cartabellotta.

Ad oggi, solo il Friuli-Venezia Giulia e la Provincia Autonoma di Bolzano “sono molto vicini alla zona gialla” visto che, oltre all’incidenza settimanale superiore a 50 casi per 100.000 abitanti, presentano entrambi i tassi di occupazione ospedaliera superiori o prossimi alle soglie del 15% in area medica e del 10% in terapia intensiva.

Tuttavia, sottolinea Cartabellotta, “bisogna tenere conto che l’attuale sistema per l’assegnazione dei colori alle Regioni è stato elaborato quando non esistevano dati sul declino della copertura vaccinale, né sulla necessità della terza dose. Con queste regole, durante i mesi invernali di aumentata circolazione virale, nelle Regioni con coperture vaccinali più basse o in ritardo sulla somministrazione della terza dose c’è il rischio di sovraccaricare gli ospedali senza cambiare colore Anche perché – conclude – le Regioni hanno la possibilità di aumentare i posti letto disponibili, sottraendoli ad altri malati, o dimettere pazienti Covid in strutture private”.

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