La “Festa dei Morti” in Sicilia è una ricorrenza storica, risalente al X secolo. Viene celebrata il 2 novembre per commemorare i defunti. Ma da dove nasce questa festività? Si narra che anticamente nella notte tra l’1 ed il 2 novembre i defunti visitassero i cari ancora in vita portando ai bambini dei doni. Oggi questi doni vengono acquistati dai genitori e dai parenti nelle tradizionali “fiere“, che si svolgono in molte parti della Sicilia, tra cui Catania: la “Fiera dei Morti” etnea è in partenza proprio oggi, giorno 31 ottobre, all’interno dell’area parcheggio scambiatore dell’Aeroporto di Fontanarossa e si potrarrà sino al prossimo 9 novembre. Qui vi si trovano bancarelle di giocattoli e oggetti vari da donare ai bambini, che vengono poi nascosti in casa e trovati da quest’ultimi, al mattino presto, con una sorta di caccia al tesoro.
I dolci tipici della “Festa dei Morti”
Oltre a giocattoli di ogni sorta, famosi sono i dolci tipici di “Ognissanti”. Tra questi le deliziose “Rame di Napoli” che, nonostante il nome, sono delizie tipicamente catanesi: un morbido biscotto al cacao ricoperto di glassa al cioccolato (o in altri gusti, dal pistacchio alla nocciola), immancabile sulle tavole siciliane l’1 e il 2 novembre. Come non citare, poi, i crozzi ‘i mottu (ossa di morto) o i pupatelli ripieni di mandorle tostate, i taralli ciambelle rivestite di glassa zuccherata, i nucatoli e i Tetù bianchi e marroni, i primi velati di zucchero, i secondi di polvere di cacao. Frutta secca e cioccolatini, accompagnano ‘U Cannistru‘, un cesto ricolmo di primizie di stagione, frutta secca altri dolciumi come la frutta di martorana ei Pupi ri zuccaru statuette di zucchero dipinte, ritraenti figure tradizionali come i Paladini. Tradizione esclusivamente palermitana, vengono chiamati “pupi a cena” o “pupaccena”, per via di una leggenda che narra di un nobile arabo caduto in miseria, che li offrì ai suoi ospiti per sopperire alla mancanza di cibo prelibato. In alcune parti della Sicilia viene preparata la muffoletta, pagnottella calda appena sfornata “cunzata“, la mattina nel giorno della commemorazione dei defunti, con olio, sale, pepe e origano, filetti di acciuga sott’olio e qualche fettina di formaggio primosale.
La filastrocca – preghiera per i morti del 2 novembre
Armi Santi, armi santi,
iu sugnu unu e vuatri siti tanti
mentri sugnu nta stu munnu di guai
Cosi di morti…mittitiminni assai
(“Santi, io sono uno e voi tanti / mentre sono in questo mondo di guai, cose dei morti portatemene assai”).
Così recita un’antica filastrocca che veniva recitata dai bambini siciliani per chiedere ai defunti di portare regali e dolci nella notte tra l’1 e il 2 novembre.
Le particolari usanze per la “Festa dei Morti in Sicilia”
Anche in Sicilia, da decenni, sopravvivono alcune usanze – talvolta anche macabre – per la “Festa dei Morti”. Ad Erice, ad esempio, i defunti escono dalla Chiesa dei Cappuccini, a Cianciana in provincia di Agrigento, escono dal Convento di S. Antonino dei Riformati; a Partinico, nei pressi di Palermo, indossano un lenzuolo e, a piedi scalzi recando una torcia accesa e recitando litanie, percorrono alcune strade cittadine. Anche nel catanese, e per la precisione ad Acireale, durante la ricorrenza dei morti si usa che girino per la città indossando un lenzuolo funebre, e rubando i doni ai venditori per poi darli ai bambini.
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