Gli ultimi mesi della storia dell’autostrada A19 e il commissariamento targato Renato Schifani sono come un gioco composto da scatole cinesi. All’apparenza c’è una grande, enorme, scatola, che sarebbe quella dei comunicati stampa, dove si annuncia che in poco tempo sono stati chiusi tanti cantieri e che la situazione dopo anni di semi immobilismo (eufemismo) è molto migliorata e che tra Palermo e Catania ci si mette ora meno tempo rispetto a prima.
Sotto quella stessa scatola ce ne sono di più piccole, composte da cantieri che si aprono da altri parti, che durano mesi e che creano disagi tanto quanto (se non di più) rispetto a quelli che si erano chiusi. Importante però è la narrazione, e la narrazione della Regione e dell’Anas è che tutto sta andando per il meglio.
Due ore per trenta chilometri
Poi però torni a Palermo dopo una anonima domenica di febbraio, senza ponti, festività o rientri particolarmente rilevanti (era stata una bella giornata, d’accordo, ma siamo pur sempre in Sicilia…) e capita che ci metti due ore e dieci minuti (non è un refuso) per percorrere 30 chilometri, quelli che separano Termini Imerese e Palermo, tratto bersagliato dai cantieri: ben tre, e belli grossi, fino a Bagheria.
Agrigento capitale, ma per arrivarci…
Capita anche che se da Catania vuoi andare ad Agrigento, città capitale della cultura italiana 2025, trovi cantieri e interruzioni tra la città etnea e Caltanissetta (dove si esce per poi dirigersi nella Valle dei Templi) e le lancette dell’orologio girano, superando abbondantemente le due ore e mezza per fare poco più di 160 chilometri, tra A19 e la statale 640. Stessa cosa da Palermo.
La verità sui cantieri
Quindi qual è la verità? Come stanno andando le cose? Di sicuro nei cantieri si lavora di più e al contrario del passato gli operai sono tanti e lavorano, ma è anche vero che da quando si è insediato l’attuale governo regionale, i tempi di percorrenza dei 191,6 chilometri tra Palermo e Catania non sono cambiati più di tanto. Se sono diminuiti, davvero poca roba, comunque in media sempre oltre le due ore e quaranta almeno.
Si deve dare merito certo al governatore Renato Schifani di essersi messo in prima persona per cercare di risolvere una situazione che ricorda una frase detta da Giulio Andreotti quando parlava, 50 anni fa, delle Ferrovie: “Chi va in manicomio dice di essere Napoleone o di voler risanare il bilancio delle Ferrovie dello Stato”. Ecco, allo stesso modo si potrebbe fare la stessa battuta parlando dell’A19.
Il commissario Schifani
Nel dicembre del 2022, appena eletto, Schifani definì senza mezzi termini la situazione della Palermo-Catania “offensiva”. Aveva ragione. E c’era anche da capirlo, il governatore. Il suo predecessore, Nello Musumeci, ha avuto la Palermo-Catania come spina nel fianco per tutta la sua legislatura.
Il suo assessore ai trasporti, Marco Falcone, per anni ha battagliato con Anas e con l’allora sottosegretario ai Trasporti, il grillino Giancarlo Cancelleri, di Caltanissetta, in un duello senza esclusione di colpi dialettici: Falcone attaccava e utilizzava parole di fuoco contro l’Anas, Cancelleri rispondeva demolendo il Cas, il consorzio autostrade regionale. Ad andarci di mezzo, come al solito, i viaggiatori, visto che parole tante ma ancora di più erano i disagi e i cantieri.
Quelle battute di Ficarra e Picone…
Non solo. Schifani ha sempre avuto in mente Ficarra e Picone. E cosa c’entrano i due comici siciliani più famosi d’Italia? Durante una serata a Taormina, il duo fra una battuta e l’altra massacrò tra un sorriso e l’altro Nello Musumeci sullo stato della Palermo-Catania. Tanti gli applausi per Ficarra e Picone, momenti di puro imbarazzo per Musumeci.
La serata, al Tabouk, avvenne in un momento molto delicato, tra l’altro, ovvero quando si stava per decidere la ricandidatura per guidare la Regione. Quella serata ebbe un’eco nazionale, e fu vista quasi come un segno. Ovviamente Musumeci non mancò la ricandidatura oer quella serata, ma certo non fu una bella pubblicità. Schifani, uomo di infinita esperienza e finissimo intuito, capì immediatamente che la A19 poteva essere un vantaggio, più che uno svantaggio.
Per questo il governatore ci ha messo la faccia, scendendo in campo in prima persona e nominandosi commissario della A19 ad inizio 2024. Prima di questa decisione, nei mesi precedenti, Schifani aveva letteralmente massacrato l’Anas con dichiarazioni infuocate a dir poco, come raramente si era sentito dire ad un presidente di Regione.
I primi risultati, buoni ma…
Fatto sta che lo scorso novembre in un vertice tra l’azienda e la Regione sono stati resi noti i primi, importanti risultati. Nei primi dieci mesi di commissariamento sono sedici i cantieri di manutenzione completati sull’autostrada A19 “Palermo-Catania”, per un valore di 56 milioni di euro, con benefici tangibili per gli utenti. Ridotti di 13 chilometri i restringimenti ed eliminati i doppi sensi per altri 4 chilometri.
Dodici sono, invece, i cantieri avviati, per 134 milioni di euro, e altri otto gli interventi prossimi a partire, per altri 232 milioni di euro. Questo dicevano Renato Schifani, e l’amministratore delegato del gruppo Aldo Isi, con pacche sulle spalle e complimenti per quanto fatto. “Mai l’Anas ha avuto così tanta attenzione per la Sicilia”, ha detto ancora a gennaio Schifani.
Dall’inizio dell’incarico, il commissario straordinario ha approvato altri11 progetti per un totale di 171 milioni di euro, avvalendosi dei poteri di deroga, con riduzione dei tempi delle procedure del 50 per cento.
L’intesa è quella di accelerare l’attività dei cantieri così da consentire l’ultimazione dell’80 per cento dei lavori del Piano tra il 2025 e il 2026 e con l’impegno di contenere il più possibile i disagi per l’utenza, specialmente in prossimità delle festività, comunicando preventivamente la presenza di lavori e le relative limitazioni al traffico causate dai cantieri che di volta in volta saranno avviati.
I cantieri finiscono, ma si riaprono nuovi…
Quindi, a novembre, i cantieri completati erano 16, e poi 12 sono stati avviati. Si arriva però a gennaio 2025, e qui le sorprese. Una nuova deviazione a Caltanissetta per terminare lo svincolo, con un allungamento di dieci chilometri per chi da Caltanissetta o Agrigento (e torniamo alla capitale della cultura) deve andare a Catania: l’autostrada si prende a Ponte Cinque Archi, e la strada non è proprio delle migliori.
In più, da febbraio sono partiti i lavori per l’adeguamento delle barriere di sicurezza della A19 fra gli svincoli di Bagheria e Villabate e, in entrambe le direzioni, i viadotti Cubo e Perriera, tra i chilometri 9,450 e 10, dove sono in corso alcuni interventi di ammodernamento delle barriere di sicurezza di entrambi i viadotti: sia lungo la carreggiata in direzione Catania, sia lungo la carreggiata in direzione Palermo. Interventi che, per inciso, vanno già avanti da mesi.
In più ci sono lavori l’interno della galleria artificiale, al chilometro 23, in direzione Catania, per il risanamento corticale delle parti d’opera della galleria, per un investimento complessivo di 2 milioni e mezzo. Tre grossi cantieri, tra restrizioni e corsia unica, in nemmeno trenta chilometri. Troppo?
Anas: “Lavori necessari per la sicurezza”
“I lavori lungo l’autostrada Catania-Palermo sono necessari e renderanno la percorribilità più sicura – sostiene Anas con una nota – Sul tratto autostradale -si possono registrare code e rallentamenti dovuti all’avvio dei cantieri. Si ribadisce, tuttavia, l’importanza della messa a norma delle barriere di sicurezza che per Anas resta un obiettivo prioritario.
Si tratta, infatti, di lavorazioni indifferibili della durata di pochi mesi che puntano a rendere ancor più sicura e più scorrevole l’autostrada con notevoli benefici per l’utenza. Durante i lavori saranno garantiti tutti gli interventi necessari per limitare i disagi alla circolazione. I cantieri sono stati avviati in questi mesi per consentirne la conclusione prima dell’inizio della stagione estiva”. Interventi, questi, che si dovrebbero concludere ad aprile. I viaggiatori però si chiedono: una volta finiti questi, dove sarà il prossimo cantiere che porterà disagi?
Il futuro?
Ma è davvero così impossibile avere un’autostrada senza cantieri o con disagi ridotti al minimo? No, c’è l’esempio della Reggio Calabria-Salerno, la A2, che dopo (anche lì) decenni di lavoro, ora è un gioiello, rispetto alle colleghe siciliane: in 432 km ci sono molto meno cantieri della A19 e anche della A20 messe insieme, quasi nessuno. Certo, ci hanno messo anche lì 30 e passa anni.
La Palermo-Catania, dopotutto, ha una sua età, visto che il primo tratto si è aperto nel 1970, 55 anni fa. Nulla contro lavori e modernità, ma c’è da sottolineare che il “make up” della A19, infatti, non è certo iniziato da quando ha superato la mezza età, ma quando era teenager.
Si lavora per il futuro, e forse nel 2027 l’autostrada sarà un gioiellino, chissà. Probabile che questo governo regionale, con Schifani e l’assessore ai trasporti Alessandro Aricò, voglia fare dell’A19 un manifesto elettorale, riuscendo in un’impresa che non è riuscito a nessun predecessore: rendere la Palermo-Catania libera dai cantieri. I cittadini non aspettano altro, la strada (anzi, l’autostrada) sembra però ancora lunga.
