Il 5 giugno è stata e sarà una data importante: la Giornata mondiale dell’Ambiente, durante la quale i governi di tutto il mondo, ma anche i singoli cittadini, sono chiamati a riflettere sulla salute del pianeta.
Nel suo percorso di transizione energetica, Eni intende dare il proprio contributo e ha definito gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050, con tappe intermedie al 2030 e al 2040. Al 2050 l’azienda ha l’obiettivo di ottenere una riduzione dell’80% delle emissioni nette di gas serra sull’intero ciclo dei suoi prodotti energetici.
“Questo è il punto cruciale della nostra trasformazione: arrivare a dei prodotti completamente decarbonizzati che poi vendiamo attraverso il nostro retail”, chiarisce Claudio Descalzi, amministratore delegato Eni. L’obiettivo è quello di avere un’azienda che distribuirà prodotti totalmente decarbonizzati, che siano blue, green, o bio, in modo tale che il cliente finale non debba preoccuparsi delle emissioni. Descalzi lo ha spiegato in un’intervista al vicedirettore del Corriere della Sera, Daniele Manca, nell’ambito della maratona online su Pianeta 2020 organizzata in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente.
Questa ricorrenza fu istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 48 anni fa per sensibilizzare i governi e la popolazione sulle grandi tematiche ambientali. Era infatti il 15 dicembre 1972 quando fu approvata la Risoluzione 2994 in cui si legge: “L’Assemblea Generale designa il 5 giugno come Giornata Mondiale dell’Ambiente ed esorta i governi e le organizzazioni delle Nazioni Unite a intraprendere in tutto il mondo, durante questa data, delle attività per riaffermare la preoccupazione per la conservazione e il miglioramento dell’ambiente, al fine di approfondire la consapevolezza ambientale e perseguire la determinazione espressa nella Conferenza”.
Il tema della Giornata mondiale dell’Ambiente scelto per l’edizione 2020 è stato “È il momento per la Natura” (Time for nature), per ricordarci che la crisi della biodiversità è reale ed è un problema urgente che richiede un intervento immediato. Circa un milione di specie viventi (su un totale stimato di circa 8,7 milioni) sono minacciate di estinzione. L’attuale ritmo di estinzione delle specie fa ritenere agli scienziati che siamo di fronte alla sesta grande estinzione di massa. Molti ecosistemi sono stati distrutti, degradati, frammentati e solo una piccola percentuale è rimasta intatta. Con la crisi della biodiversità è a rischio la fornitura dei servizi eco-sistemici, dagli alimenti al legno, dall’acqua ai medicinali, dalla regolazione del clima al controllo dell’erosione del suolo, dai valori ricreativi a quelli culturali. La sicurezza alimentare, il benessere e la prosperità delle comunità umana è messa in pericolo se non si intraprendono azioni per invertire la crisi della biodiversità.
Tornando alla strategia sul lungo periodo di Eni, il fondamento è un percorso di trasformazione che l’azienda ha già intrapreso dal 2014: “il futuro è già oggi – ha sottolineato l’Amministratore Delegato di Eni – e lo possiamo affrontare grazie al lavoro degli ultimi sei anni”.
Tecnologia, digitalizzazione e ricerca scientifica permetteranno a Eni di procedere sempre più velocemente e in maniera sicura. Proprio per accelerare questo processo Eni ha deciso di optare per una “nuova e rivoluzionaria organizzazione”, che ha creato due Direzioni generali: Natural Resources, per la valorizzazione sostenibile del portafoglio Upstream Oil & Gas, per l’efficienza energetica e la cattura della CO2, e Energy Evolution, per l’evoluzione dei business di generazione, trasformazione e vendita di prodotti da fossili a bio, blue e green.
L’amministratore delegato ha spiegato che ciò che importa è quanto un’azienda sia agile, quanto sia flessibile, quanto abbia in sé la cultura del cambiamento. La capacità di trasformarsi, di evolvere, diventa infatti uno degli attributi più importanti per poter affrontare le sfide di oggi.