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Matteo Messina Denaro e Giuseppe Bonafede, il “parrino” e il “figlioccio”

Giuseppe Bonafede è il figlio di Emanuele Bonafede e Lorenza Ninfa Lanceri, arrestati con l’accusa di favoreggiamento a Matteo Messina Denaro, ma è anche “figlioccio” del boss di Castelvetrano, suo padrino di cresima.

Ecco i dettagli sul rapporto tra i due, in parte emersi dall’ordinanza di custodia cautelare a carico dei coniugi Bonafede-Lanceri.

Giuseppe Bonafede e Matteo Messina Denaro, figlioccio e padrino

Era il gennaio 2017, quando Matteo Messina Denaro fu scelto dalla coppia per fare da “padrino” di cresima per loro figlio Giuseppe. In quell’occasione, l’allora boss aveva elargito il denaro necessario per acquistare al ragazzo un orologio. Ovviamente, vista la disponibilità economica del boss e la “prestigiosa” nomina, Matteo Messina Denaro non badò a spese e mise a disposizione ben 6.300 euro.

Importo che fu scrupolosamente annotato nella “contabilità” di Matteo Messina Denaro trovata all’interno di uno dei suoi covi dopo il suo arresto avvenuto lo scorso 16 gennaio.

Fu Lorena Lanceri, l’11 gennaio 2017, a recarsi personalmente nella Gioielleria Matranga a Palermo per acquistare un Rolex modello Oyster Perpetual. Un modello definibile evergreen con una particolarità: per disincentivare i furti o identificare l’orologio nel caso in cui fosse stato rubato, la gioielleria impone la compilazione di una scheda dell’acquirente. Ma, contrariamente alle regole interne della citata gioielleria, in quell’occasione la scheda cliente non fu compilata rendendo così non identificabile il proprietario e quindi risalire all’acquisto. Nello specifico, nel 2017, su 878 Rolex venduti, 7 risultavano privi della menzionata scheda cliente.

Dal Rolex alle chat Whatsapp

Il rapporto tra Giuseppe Bonafede e Matteo Messina Denaro emerge dalle chat Whatsapp tra Giuseppe e la madre, chat in cui il rampollo di casa Bonafede, riferendosi all’ex boss, usava l’appellativo “parrino”.

Risulta evidente anche che i rapporti tra i coniugi Bonafede-Lanceri e Matteo Messina Denaro risalivano a un periodo assai anteriore a quanto dichiarato dagli odierni indagati e certamente ben precedente al gennaio 2017. Pare evidente, infatti, che solo una persona conosciuta da lunga data possa essere scelta come “padrino” di cresima ed effettuare un regalo così costoso e importante in favore del cresimando che, peraltro, dimostra anche l’intensità del rapporto e smentisce la saltuarietà della frequentazione asserita dai due coniugi.

E ancora, il rapporto tra i due si dimostra anche per come fosse appellato espressamente da Messina Denaro Matteo il giovane Giuseppe Bonafede. In un messaggio WhatsApp indirizzato a Giuseppe lo scorso 13 gennaio, tre giorni prima del suo arresto, Messina Denaro scriveva “Figlioccio io sono a Palermo…”. E non v’è nemmeno ombra di dubbio sul fatto che Giuseppe conoscesse la vera identità del suo padrino, altrimenti non si spiegherebbero le preoccupazioni manifestate da Giuseppe quando, dovendo fare accedere taluno nell’abitazione, si accertava con la madre se Messina Denaro fosse o meno presente.

Le “coperture” dei Bonafede

Ciò sarebbe accaduto anche il 17 aprile 2021, quando il giovane aveva intenzione di ricevere amici nell’abitazione (“Vorrei fare venire i ragazzi… siamo in 4”) chiedeva alla madre di avvisarlo quando il “parrino” se ne fosse andato (“Fammi sapere quando”), apprendendo del netto rifiuto della madre (“no affermativo”) che Messina Denaro era ancora nell’abitazione. D’altra parte, a definitiva conferma della conoscenza da parte dei Bonafede dell’identità del Messina Denaro, vi sono alcuni messaggi scritti inviati e ricevuti da quest’ultimo che sono stati trovati sia nell’abitazione del latitante a Campobello di Mazara, sia nell’abitazione a Castelvetrano della sorella Rosalia Messina Denaro in occasione dei rispettivi arresti.

Giuseppe, anche se oggi non è indagato, era forse – e il forse è assolutamente d’obbligo – il rampollo su cui investire per la successione. Il suo pedigree sarebbe stato una garanzia in quanto pronipote di Leonardo Bonafede, il “reggente” di Campobello di Mazara ritenuto uno degli uomini più fidati di Matteo Messina Denaro.