Ciulla: “Professione assistente sociale, sempre più difficile raggiungere chi vive in condizioni di fragilità” - QdS

Ciulla: “Professione assistente sociale, sempre più difficile raggiungere chi vive in condizioni di fragilità”

redazione

Ciulla: “Professione assistente sociale, sempre più difficile raggiungere chi vive in condizioni di fragilità”

Pierpaolo Galota  |
martedì 21 Marzo 2023

La parola a Giuseppe Ciulla, presidente Ordine degli Assistenti Sociali di Sicilia (Croas). “Lavoriamo a formazione condivisa e investiamo nella reputazione della nostra categoria”

ROMA – Professione assistenti sociale: oggi più che mai una sfida, in particolare nei contesti in cui povertà e e disagio sociale sono protagonisti. Il Quotidiano di Sicilia ha incontrato Giuseppe Ciulla, presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali di Sicilia (Croas).

Quali sono le sfide che oggi devono affrontare gli assistenti sociali?
“Le sfide sono tante. Sicuramente in cima c’è la necessità di conoscere e raggiungere chi vive situazioni di fragilità. Molte situazioni di nuove vulnerabilità, povertà, emarginazione sono sfuggite e talvolta sfuggono ancora purtroppo al nostro sguardo per più di una ragione. Negli anni, diciamo dalla crisi economica del 2008, nuovi sono stati i bisogni, nuove sono state le esigenze delle persone e tutto questo ha coinciso con un impoverimento delle risorse destinate dai Governi per il Fondo Nazionale Politiche Sociali e della Sanità. Solo da un quinquennio, grazie all’azione forte della Professione, del nostro Ordine nazionale, sui decisori politici, d’intesa con gli Ordini regionali, si è avuto un forte impegno da parte dei Governi per il riconoscimento di Leps (Livelli essenziali di prestazione sociale) quindi di interventi economici per dare sostegno e forza agli uffici di servizio sociale, al servizio sociale professionale. Il primo strumento, il Rei, a sostegno dell’inclusione sociale ha visto il riconoscimento ed il rafforzamento della professione indispensabile ed insostituibile per rispondere proprio al sostegno all’inclusione”.

Ad oggi qual è la situazione in Sicilia? C’è un ricambio generazionale all’interno della categoria? Quali le prospettive per il futuro?
“In Sicilia siamo circa 6.000. Tra gli iscritti ci sono sempre più giovani ed anche meno giovani che hanno già assunto altre competenze in ambito sociale. Il ruolo dell’assistente sociale si è sempre più professionalizzato assumendo competenze specifiche che sono fondamentali nella vita delle comunità. Sono fondamentali in questo momento di passaggio in cui tutta l’Europa è chiamata ad intervenire per colmare i gap sociali e le disuguaglianze. Il Pnrr rappresenta una occasione imperdibile per riuscire a garantire la presenza di un’assistente sociale ogni 4.000 abitanti”.

Qual è il ruolo svolto dall’Ordine, di concerto con le istituzioni, affinché si possa garantire la presenza di un’assistente sociale ogni 5.000 abitanti essendo oggigiorno una figura riconosciuta come Leps?
“Abbiamo aperto una serie di interlocuzioni. Scritto a tutti i Comuni dell’Isola sottolineando l’importanza e la specificità che gli Assistenti sociali rivestono per garantire i Leps. E stiamo avviando interlocuzioni anche con le Asp per l’ambito sanitario. Ci sono poi in questo momento una serie di percorsi sperimentali che ci vedono impegnati, sia per quanto concerne il settore Giustizia che in alcuni Comuni, tra cui Messina e Catania”.

Qual è l’attività svolta in collaborazione con il Cnoas?
“In collaborazione con il Cnoas cerchiamo di mettere a terra quelle che sono le previsioni del Governo per realizzare il rapporto di cui parlavamo prima di un assistente ogni 4 mila abitanti. Siamo al fianco dei Comuni per portare avanti i processi di stabilizzazione facendo chiarezza sulle norme e gli iter da seguire. La figura dell’assistente sociale è stata inserita nei Leps e dunque garantire all’utenza una continuità non solo del servizio ma degli operatori diventa prioritario. Come per i medici di base l’elemento della fiducia è fondamentale nei percorsi di inclusione. Per questo la continuità lavorativa del personale è un passaggio fondamentale. Poi ci sono politiche a più ampio raggio. L’occupazione passa non solo dal pubblico ma dal privato. La programmazione dell’offerta formativa e l’innalzamento dei livelli di professionalizzazione attraverso una laurea magistrale e con Master specifici, risponde a questa esigenza. Lo scorso anno in collaborazione anche con il Garante per l’Infanzia e la Regione Sicilia abbiamo creato all’Università Kore di Enna il primo Master in Italia che punta a formare Assistenti sociali specializzati nella progettazione di interventi sui minori a rischio di povertà educativa e in condizioni di disagio. La figura dell’assistente sociale ha una funzione che non ha nessuna altra figura professionale: si occupa del benessere del singolo all’interno della società. Il suo ruolo è quello di attivare tutte le professionalità e i servizi necessari ad affrontare situazioni di disagio e vulnerabilità per promuovere la piena integrazione sociale”.

Come si sta muovendo l’Ordine per tutelare la professione dai meccanismi di de-professionalizzazione dovuti ai continui scandali mediatici e alla difficoltà di scardinare i luoghi comuni?
“Le risponderei, lavorando. Giorno per giorno. Il Consiglio in carica aveva ed ha uno slogan Io sono perché Noi siamo. Per tutelare la professione dai meccanismi di cui parla lei non c’è altra strada che lavorare, aprire il confronto con gli iscritti, far conoscere il lavoro che facciamo anche all’esterno. Quest’anno il nostro Ordine nazionale compie trent’anni e di certo uno degli obiettivi raggiunti, anche attraverso una comunicazione istituzionale mirata e attenta, è stato quello relativo alla reputazione della Professione. E per affermare chi siamo e tutelarci da falsi slogan che fanno male non a noi, ma soprattutto alle Persone che si allontanano dai servizi, non abbiamo avuto dubbi nel costituirci parte civile nei confronti di chi ha sbagliato e denunciare chi, soprattutto in talk show, usa e abusa con accezione negativa del nostro essere assistenti sociali. Dal canto nostro stiamo lavorando per promuovere una maggiore conoscenza della professione attraverso il nostro periodico ‘Dimensione Professionale’ che abbiamo trasformato in digitale per una scelta di sostenibilità ma anche perché il digitale consente di mettere a disposizione dei lettori e degli iscritti materiale aggiuntivo scaricabile e di tenere aperto il confronto in maniera continuativa e approfondita. Abbiamo anche un sito dove vengono caricati tutti i provvedimenti adottati e una pagina Facebook per diffondere notizie e promuovere contest come quello che stiamo preparando per il World Social Work Day che realizzeremo ad aprile. Poi ci sono i protocolli in corso con le prefetture. A Messina contro il cyber- bullismo, a Catania per l’inclusione sociale e a favore dei minorenni. E stiamo anche lavorando a protocolli d’intesa con gli altri Ordini professionali che ci permetteranno di aprire nuove collaborazioni e progettare momenti di formazione condivisa”.

La professione non può essere approntata senza una adeguata formazione, quale il ruolo delle Scuole di Servizio Sociale regionali per l’esercizio della professione?
“Le scuole di servizio sociale sono in Sicilia la storia della formazione della nostra professione, oggi fortunatamente divenuta accademica. Le scuole però non hanno cessato il loro impegno, oggi organizzando eventi di formazione continua e soprattutto intervenendo per la formazione dei supervisori e dei tutor per il tirocinio degli studenti universitari. Lavorano infatti in convenzione con le Università”.

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