Giuseppe Tantillo: la carriera, "Mare fuori", vita privata - QdS

Giuseppe Tantillo, dalla Sicilia a “Mare Fuori”: l’intervista

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Giuseppe Tantillo, dalla Sicilia a “Mare Fuori”: l’intervista

Sandy Sciuto  |
mercoledì 08 Marzo 2023

Vita privata, carriera, progetti presenti e futuri, l'esperienza in Sicilia e il successo di "Mare Fuori": le risposte dell'attore Giuseppe Tantillo a QdS.

Gli appassionati di “Mare Fuori” stanno imparando a conoscerlo nei panni di Alfredo, l’avvocato che ha ingannato la giovane Silvia facendola prima innamorare e poi mandandola in carcere, ma Giuseppe Tantillo è un attore, autore di teatro e regista siciliano che ha costruito la sua carriera progetto dopo progetto.

Giuseppe Tantillo, la carriera dagli esordi a “Mare Fuori”

Diplomatosi all’Accademia d’arte drammatica “Silvio D’Amico” a Roma, Tantillo ha iniziato a fare l’attore e in seguito l’autore di teatro e il regista.

Ha lavorato con registi del calibro di Emma Dante, Riccardo Donna, Davide Marengo e Gianluca Tavarelli. Come autore di teatro è stato recentemente in scena con “The believers” dell’acclamata autrice Bryony Lavery. Ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui una segnalazione speciale al prestigioso Premio Riccione Teatro per il suo primo testo Best Friend e nel 2017 ha vinto il Premio Vincenzo Cerami come miglior attore giovane.

L’intervista

Giuseppe Tantillo e l’esperienza con “Mare fuori”

Come vivi l’attenzione e la popolarità che ti sta dando Mare Fuori?

“Con divertimento! Noi non sappiamo mai cosa ci darà un po’ di popolarità in più rispetto ad altro. Quando si abbraccia un progetto, lo si fa perché pensi possa essere una bell’avventura e con l’esperienza impari che non sai mai quale tipo di accoglienza potrà avere”.

In “Mare Fuori”, interpreti l’avvocato Alfredo. Su cosa hai dovuto lavorare per vestire i suoi panni?

“Ho lavorato sui suoi sentimenti. Quando interpreti un personaggio che viene considerato come un cattivo, quello che devi fare da attore è non giudicarlo ma metterti dalla sua parte e capire quali sono le sue motivazioni. Il più grande problema di questo personaggio è di non essere all’altezza dei suoi sentimenti. Lui vorrebbe essere quello che Silvia vorrebbe che fosse, ma non ce la fa e ciò lo rende più spigoloso e respingente”.

Mare fuori” parla di speranza, di redenzione, di seconde opportunità. Rispetto alla seconda stagione, nell’avvocato Alfredo avviene un cambiamento. Ci sarà modo di redimersi per il personaggio?

“C’è sempre la possibilità di redimersi. Credo molto in questa cosa in generale negli esseri umani. C’è sicuramente una possibilità di redenzione per lui. Se vuole che avvenga, deve rischiare ossia aprire il proprio cuore e decidere di seguire l’ideale che ha di se stesso”.

In cosa l’avvocato Alfredo somiglia a Giuseppe Tantillo?

“Fino all’anno scorso fumavamo entrambi (ndr. ride). Io ho smesso da un anno, però. In comune abbiamo la capacità oratoria. Sono sempre stato uno che parla molto. C’è una cosa che mi ha sempre molto colpito. Nell’antica Grecia le scuole di recitazione e quelle di avvocatura erano le stesse. Sia l’attore sia l’avvocato attraverso le parole portano qualcosa a qualcuno. Per il resto sono molto distante dal personaggio e mi diverte interpretarlo proprio per questo”.

Ci racconti qualche aneddoto del set di Mare Fuori?

“C’è sempre molto divertimento e allegria. È una specie di colonia. La maggior parte delle scene si girano nell’IPM che in realtà è la Marina Militare a Napoli. C’è una grande mensa e si sta tutti insieme nelle pause dei set. C’è molta condivisione ed è insolita. Secondo me, in scena, si vede perché questo stare insieme divertendoci rende poi tutto più reale. E secondo me è anche uno dei segreti del successo di questa serie”.

La carriera, la passioni e il rapporto con la Sicilia

“Mare Fuori” è l’ennesimo progetto di una carriera piena di traguardi. Non sei solo attore, ma anche autore e regista di teatro. Come convivono queste tre parti di te?

“In grande conflitto. Litigano sostanzialmente (ndr., ride). Sono tutte tre parti di me stesso e formano dentro me un mini-condominio come se ci fossero tre appartamenti con tre inquilini che non vanno sempre d’accordo. C’è l’attore che segue l’esigenza dell’attorialità ed è la parte più leggera di me. C’è la parte autoriale che è quella più riflessiva e più vicina all’inconscio quindi è una delle parti più sincere, ma anche più dolorose e poi c’è la parte del regista che vorrebbe mettere tutto in ordine. Sono tre parti che confliggono e devono trovare un modo per convivere”.

Quale parte di Giuseppe Tantillo è nata prima?

“L’attore. Sono diplomato all’Accademia d’Arte drammatica ‘Silvio D’Amico’ come attore. Nella mia carta d’identità metto sempre attore. Il resto è nato dopo. Sono diventate parti altrettanto importanti del mio percorso però, se dovessi definirmi, direi che sono un attore che scrive e che a volte dirige anche”.

Perché sei diventato autore e regista?

“Quando sono uscito dall’Accademia, in attesa di cominciare a lavorare con regolarità, ho iniziato a scrivere, cosa che mi è sempre piaciuta ma che non avevo mai fatto. Con la prima opera che ho scritto ho vinto la segnalazione speciale a Riccione Teatro che è un importante premio di drammaturgia che c’è in Italia. Sono andato in scena con Claudio Gioè. E da lì è iniziata la carriera da autore e regista dopo. In seguito, ho lavorato con regolarità come attore e quindi mi sono ritrovato ad avere tre carriere da dover gestire. Per una persona iperattiva come me, va bene”.

A chi ti ispiri?

“Sono interessato alle persone e ai loro sentimenti. Per quanto riguarda gli autori teatrali, penso a Céchov, Pinter. Sono i miei riferimenti principali. Tra gli autori cinematografici, invece, prediligo Aron Sorkin e Alexander Payne”.

Cosa ti piacerebbe fare come attore, autore e regista che finora non hai fatto?

“Come attore mi piacerebbe interpretare dei personaggi portatori di un cambiamento, che credono nella possibilità di cambiare il mondo e lottano per questo. Mi piace molto la politica, credo nelle idee. In Italia non capita molto spesso, perché la nostra drammaturgia è piena di antieroi. Quando parlo di politica, penso ad esempio al film Jerry Maguire. Il protagonista è un portatore di sogni. In realtà, i sogni sono ciò che spingono le persone. Non c’è niente di più politico dei sogni”.

“Come autore, al momento sto scrivendo il mio nuovo testo. Nei miei testi cerco sempre di andare a fondo nei sentimenti. Spero di riuscire a mettere i miei personaggi nelle condizioni più difficili, una sorta di stress-test sentimentale laddove le loro barriere non sono più sufficienti per difendersi e allora sono costretti a rivelarsi per quello che sono. Come regista, ho il sogno di portare “Il gabbiano” di Cechov a teatro”.

Ho scoperto che sei siciliano e che sei andato via per studiare. Cosa è rimasto della Sicilia in Giuseppe Tantillo?

“Tutto. C’era una mia carissima insegnante in Accademia che diceva che un attore di Palermo non sarà mai uguale ad un attore di Napoli o di Milano. Ci portiamo dietro tutto. Anche quando non usiamo il nostro accento. Il mio immaginario sentimentale proviene da lì. È la voce di mia nonna che mi rimprovera perché non ho mangiato la pasta, è il modo in cui sono cresciuto o come mi relaziono con le persone. Anche quando non racconto la Sicilia, in qualche modo continuo a farlo”.

Parlavi prima di sogno politico, per la Sicilia in cosa speri?

“Certe volte mi sembra così difficile. Sono convinto che la Sicilia sia fatta al 90% da persone perbene che non riescono a liberarsi della minoranza. Il mio sogno è che questa stragrande maggioranza riesca ad alzare lo sguardo e a rendersi conto che se siamo di più, possiamo vivere e cambiare le cose come vogliamo. È come se ci fosse un incantesimo però. Beh, il mio sogno è che una mattina questo incantesimo svanisca.

Giuseppe Tantillo: famiglia, figlio e progetti futuri

Dal tuo profilo Instagram, ho appreso che sei diventato padre per la prima volta. È un nuovo inizio?

“Assolutamente sì! Non ho ancora le parole giuste per raccontare questo miracolo che ci è successo. Anche se sai che c’è, ma non lo hai ancora visto è quasi un’idea. Quando lo vedi e piange e mangia, diventa improvvisamente reale. Dentro me questa trasformazione non è ancora avvenuta. Devo ancora capirlo”.

Ultima domanda: cosa c’è in agenda?

“Tra aprile e giugno girerò un film di cui sono molto contento, ma non posso ancora dire nulla. Sto finendo di scrivere il mio nuovo testo teatrale con cui spero di debuttare il prossimo anno e ritornerò in tournée con il mio spettacolo ‘The believers’”.

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