Gli Asu non li vuole nessuno. Seimila cercano una nuova occupazione - QdS

Gli Asu non li vuole nessuno. Seimila cercano una nuova occupazione

Michele Giuliano

Gli Asu non li vuole nessuno. Seimila cercano una nuova occupazione

giovedì 20 Agosto 2020

Solo le Asp di Siracusa ed Enna si sono mostrate interessate ad utilizzare questo personale. Un flop il tentativo della Regione di smistare il personale in altri enti pubblici interessati

PALERMO – Grandi programmi per il futuro, nella realtà pochissimi risultati. Lo ha comunicato la dirigente dell’assessorato regionale della Famiglia, delle politiche sociali e del lavoro, Francesca Garoffolo.

“Con la nota del 5 dicembre 2019 è stata data la possibilità agli enti utilizzatori di manifestare l’eventuale disponibilità all’utilizzo di soggetti Asu”. Una richiesta nella quale la Regione riponeva aspettative importanti per riposizionare il personale coinvolto, ma che ad oggi ha dato risultati esigui: hanno risposto positivamente soltanto l’Asp 8 di Siracusa e l’Asp 4 di Enna.

“Tutti i soggetti Asu interessati potranno manifestare la volontà di utilizzazione diretta presso i detti Enti inviando specifica richiesta”.

Insomma, la scelta è parecchio risicata e, naturalmente, le due Asp non potranno ricevere un numero di dipendenti rilevante. In ultima fase infatti, Garoffolo ha comunicato che “gli stessi Enti, a conclusione delle procedure di valutazione, comunicheranno al dipartimento Lavoro i nominativi degli soggetti Asu che passano in utilizzazione diretta”.

Questo passaggio segue la precedente circolare dell’assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro, che ha prescritto la necessità di scegliere, per i lavoratori socialmente utili finanziati con fondi a carico del bilancio regionale, se permanere nel settore, proseguendo le attività fino al 31 dicembre 2019, o optare per la fuoriuscita definitiva dal bacino di appartenenza a fronte della corresponsione di una indennità omnicomprensiva di importo corrispondente a 5 anni dell’assegno di utilizzazione in Asu, da ricevere in rate annuali.

Queste misure sono state applicate unicamente ai soggetti per i quali il numero di anni necessari al raggiungimento dei requisiti di pensionabilità non è inferiore a dieci. Per rendere il piano attuabile, gli enti che hanno utilizzato tali lavoratori hanno aggiornato il piano di fuoriuscita, pena l’avvio delle procedure di decadenza dell’ente utilizzatore da tutti i benefici previsti dalla normativa vigente in materia di lavori socialmente utili. In tal modo è possibile concretizzare la programmazione necessaria in un piano che potrà comunque successivamente essere modificato ed integrato, nel caso in cui intervenissero nuove possibilità che possono agevolare la fuoriuscita dal bacino dei lavoratori destinatari delle misure.

Gli Asu sono in 6 mila in tutta l’Isola e vivono letteralmente in un limbo: non hanno un contratto, non godono di ferie e malattie, praticamente continuano a essere lavoratori in nero legalizzati dalle istituzioni. Hanno avuto accesso alle Pa siciliane senza concorso, quindi anche in contrasto con la Costituzione. Il loro stipendio è interamente a carico della Regione. Sono nati, e continuano ancora ad avere questo profilo professionale, come supporto agli impiegati. Non avendo un contratto infatti non possono svolgere alcune mansioni perché per loro non sono previste indennità accessorie come, ad esempio, il “rischio” o il “disagio”. In pratica, però, questi lavoratori gestiscono servizi essenziali. E non ci sono solo loro: il bacino dei precari è costituito da 18 mila Lsu, lavoratori socialmente utili, collocati negli enti locali, 700 contrattisti della Regione, 3 mila Pip (Piani di Inserimento Professionale), mille operai dei Consorzi di Bonifica, per non parlare degli oltre 8.000 operatori della formazione professionale.

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